di Mario De Michele
Per Francesco Di Palma siamo “ai titoli di coda”. Per Gianluca Golia è “una vergogna politica”. Al netto delle critiche dell’opposizione, quanto mai legittime, l’amministrazione comunale di Aversa conferma di mantenersi in piedi con lo scotch. Il minestrone servito dal sindaco Alfonso Golia ha il sapore amaro del potere per il potere. “Meglio tirare a campare che tirare le cuoia”, avrebbe detto Giulio Andreotti. Peccato che la coalizione di centrosinistra è già morta e sepolta dal ribaltone del primo cittadino per non mollare la poltrona. Con lo slogan “si va avanti a tutti i costi” la maggioranza uscita dalle urne si è sgretolata. La “rivoluzione” di Golia, gridata a squarciagola col megafono, si è tramutata, alla prova dei fatti, una restaurazione. L’assenza degli esponenti di governo all’ultimo civico consesso è l’ennesimo sintomo di una patologia politica: il tradimento del mandato dei cittadini. Rimpastone, assessori sostituiti con la leggerezza di una farfalla, fallimento amministrativo sono le cifre distintive di una coalizione che pur di non abbandonare le stanze del Palazzo è disposta a ingoiare rospi grandi come elefanti. All’indomani della debacle in assise fa sorridere, se non ci fosse da piangere, il diktat di Golia: “Meglio andare a casa”. Una minaccia che fa spaventare soprattutto lui stesso. È il primo a temere di perdere la fascia tricolore che dopo il ribaltone è diventata come il vestito di Arlecchino. Evitando di andare nel merito delle promesse non mantenute – l’elenco necessiterebbe di fiumi di inchiostro – il vero default di Golia consiste nella totale mancanza di una visione di città. In questi anni l’amministrazione è stata totalmente deficitaria nell’adottare provvedimenti in grado di delineare un percorso preciso per ridare lustro ad Aversa dopo l’era del centrodestra. L’incedere a tentoni, le toppe ai problemi principali, le scelte inadeguate su questioni cruciali hanno segnato una coalizione che per quattro anni ha brancolato nel buio. Qualche lampo si è visto con l’ingresso in giunta di Marco Villano e di Elena Caterino. L’ultima new entry Marco Girone ha dato nuova linfa. Ma nel complesso il team di governo è andato sbattere. L’avvio zoppicante dovuto alla giunta tecnica, fortemente voluta da Golia, ha condizionato il futuro della maggioranza. Zero risultati. Una partenza ad handicap determinante per la classifica finale. Retrocessione. E con le comunali ormai alle porte le cose sono destinate soltanto a peggiorare. C’è lo spettro della ricandidatura a sindaco di Golia. Tutti, anche in casa dem, sono convinti che sarebbe una scelta perdente. Il primo cittadino ha perso una grande fetta del suo elettorato. La borghesia aversana è rimasta delusa. Non ne vuole più sapere. Il proletariato, dopo aver sperimentato il “nuovo”, ha di nuovo voglia del passato. Il ceto medio non ha ottenuto risposte. I giovani hanno perso entusiasmo. Insomma se il centrosinistra si presenterà al voto con la leadership di Golia partirà battuto. Zainetto rosso e megafono sono ricordi lontani. Finiti nel cassetto dei bei ricordi diventati un incubo.

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