di Mario De Michele
Il 25 ottobre ha gettato la spugna. Il 14 novembre è il termine ultimo per ritirare le dimissioni. Giorgio Magliocca ha ancora molto tempo per cambiare idea sulla decisione di lasciare la carica di presidente della Provincia di Caserta. La normativa prevede che debbano trascorrere 20 giorni prima che le dimissioni siano irrevocabili. Ma nel caso dell’esponente di Forza Italia non si tratta di un gesto politico, di quelli che si compiono per dare un segnale forte ad una maggioranza turbolenta. Magliocca ha fatto un passo di lato perché è indagato, assieme ad altre nove persone, nell’inchiesta della procura di Santa Maria Capua Vetere su un presunto sistema di appalti in cambio di tangenti (clicca qui). L’ormai ex numero uno dell’ente dell’ex Saint Gobain si è dimesso anche da sindaco di Pignataro Maggiore. Anche a livello comunale ha tempo fino al 14 novembre per fare retromarcia. Ma nemmeno a “casa sua” tornerà sui suoi passi. L’indagine sulla Provincia di Caserta e sul comune di Pignataro Maggiore, condotta dai pm Giacomo Urbano e Gerardina Cozzolino, è complessa. E da quello che si intuisce potrebbe essere solo la punta di un iceberg. Si tratta infatti di un nuovo filone che nasce dall’inchiesta che già vede indagato il consigliere regionale deluchiano Giovanni Zannini, accusato di corruzione e concussione (clicca qui). Non è escluso che gli inquirenti ipotizzino un “sistema Provincia” legato al “sistema Zannini”. Forse siamo solo all’inizio di un’inchiesta che potrebbe allargarsi a macchia d’olio in tutta Terra di Lavoro, colpendo i centri di potere locale, ossia le amministrazioni comunali, “emanazione diretta” o “influenzabili” da Zannini. Il presunto sistema corruttivo e concussivo si snoderebbe quindi sull’asse Regione-Provincia-Comun con fiumi di finanziamenti che da Napoli sono giunti alle città, in qualche caso tramite deliberazione “diretta” della giunta regionale. Probabilmente se n’è reso conto lo stesso Magliocca che in un primo momento ha provato a resistere, dicendosi convinto di chiarire la propria posizione, ma dopo meno di 24 ore si è dimesso. Non molla invece Zannini che ha deciso, almeno per ora, di affrontare l’inchiesta restando nel parlamentino campano.
Se Magliocca non farà un’ulteriore piroetta il timone della Provincia di Caserta passerà nelle mani del suo vice Marcello De Rosa. Un battitore libero non allineato né al presidente dimissionario, né tantomeno al “dominus” Zannini. Sul ritorno alle urne c’è ancora incertezza: al voto si tornerebbe o entro 90 giorni dalle dimissioni irrevocabili di Magliocca o a fine mandato, quindi nel dicembre del 2025. L’ex sindaco di Casapesenna è probabilmente l’uomo giusto al posto giusto in un momento delicato e di transizione. Nessuno vorrebbe essere nei suoi panni. Negli uffici dell’ex Saint Gobain si respira un clima pesante, ed è un eufemismo. Ma De Rosa ha già dimostrato di avere le spalle larghe quando decise di guidare un comune complicatissimo come Casapesenna. Quando scese in campo nella sua città il clan dei Casalesi e il gruppo autoctono capeggiato dal padrino Michele Zagaria erano l’obiettivo numero uno della Direzione nazionale antimafia. Sul piano amministrativo si è voltato pagina, grazie a De Rosa e alla sua squadra di governo locale. Sul piano della lotta ai Casalesi si sono susseguiti una serie di successi decisivi, grazie ai magistrati e alle forze dell’ordine. Alle porte un’altra sfida ostica. De Rosa sarà chiamato a guidare la Provincia di Caserta in uno dei momenti più difficili della storia dell’ente sovracomunale. Il terreno è minato. Serve massima attenzione. E soprattutto bisogna serrare la porta e impedire l’accesso a chi era abituato a muoversi come un elefante in un negozio di cristalleria.