di Riccardo D’Antonio
In questi giorni si parla molto della riforma delle pensioni e sembra, come da buona tradizione italica, che questo sia il nodo della crisi e che approvata la legge (e forse trovato l’inganno) tutto si risolverà. Non è affatto così! La riforma delle pensioni aiuterà sicuramente e rimettere un po’ d’ordine dei conti dello Stato in ottica prospettica, ma di certo non farà ripartire l’economia come da tante parti si invoca. E soprattutto fa ben poco per mettere in pratica la tanto sbandierata “equità”.
In questo momento servirebbe non solo trovare risorse fresche per rassicurare i mercati circa la capacità dell’Italia di onorare i propri debiti, ma anche fornire qualche soluzione nuova che vada oltre la solita retorica politica: perché non sfruttare il momento difficile per introdurre novità importanti che incidano radicalmente nella cultura oltre che nell’economia del Paese? Quale momento migliore per sradicare completamente il fenomeno dell’evasione fiscale e cercare di far emergere l’economia sommersa? Finora non ho sentito parlare di alcuna misura che possa davvero rappresentare un “cambiamento di paradigma” nella lotta all’evasione. I governi che si sono succeduti negli anni della Seconda Repubblica, quando non sembravano addirittura fiancheggiare l’evasione fiscale, non hanno fatto altro che introdurre misure “draconiane” atte più a peggiorare le condizioni dei contribuenti onesti piuttosto che intaccare alla radice il problema.
Il problema dell’evasione fiscale e dell’economia sommersa risulta gravissimo perché non solo incide appunto sull’equità sociale, ma anche e soprattutto perché alimenta il fenomeno della criminalità, dando modo ai principali gruppi criminali organizzati di prosperare, sapendo di non rischiare quasi nulla, e strangolare la crescita “pulita”. Tra l’altro, riportare nell’alveo della legalità l’economia “nera”, che l’ISTAT nel 2008 stimava in circa il 17% del PIL, ci consentirebbe, oltre che di reperire le risorse fresche per riportare il bilancio in pareggio nel 2012, anche di riportare a livelli molto più accettabili il rapporto debito/PIL, ora al 120%.
Proprio per contrastare il fenomeno dell’evasione fiscale e rendere più difficile la vita ai criminali, io proporrei di introdurre una tassa del 21% (come l’IVA) sul prelievo di contanti oltre i 100 Euro alla settimana: in questo modo si renderebbero tracciabili e quindi tassabili tutte le transazioni; si ostacolerebbe seriamente l’attività della criminalità comune (con relativa diminuzione dei reati che provocano allarmismo sociale quali scippi, rapine e prostituzione) e della criminalità organizzata; si farebbe anche fare un passo in avanti al paese per quanto riguarda la comprensione e l’utilizzo di sistemi di pagamento moderni, con relativa informatizzazione (nel 2011 c’è ancora gente che fa la fila in banca per chiedere un estratto conto!), e magari la contestuale richiesta di un adeguamento alla burocrazia.
I maggiori fautori di una tale proposta dovrebbero essere proprio i cittadini onesti, che già pagano le tasse e hanno quindi solo da perdere dal protrarsi dell’evasione. Utopia? Forse, ma almeno ho fatto un piccolo sforzo per mettere sul tavolo una proposta innovativa! Sicuramente maggiore di quello che è stato fatto da parte del nostro Governo per decidere di alzare l’età pensionabile.
Forse allora frequentare la Bocconi serve a qualcosa…