Pubblichiamo volentieri il commento di Arturo Serino, coordinatore della sezione Fli di Villa Literno, in risposta a un nostro editoriale intitolato “Il camerata difende Fabozzi, il Pd tace ancora”.

L’unica possibilità che un uomo ha di migliorarsi è la sua disponibilità al cambiamento. Mi hanno infatti insegnato che una persona che non si pone mai dubbi è una persona della quale bisogna diffidare. Ben vengano invece le persone disponibili al confronto, aperte al dialogo, pronte a discutere:

non ci può essere alcuna crescita in un mondo che viaggia “a senso unico”. Rivendico con orgoglio le mie radici politiche, etniche e culturali: alla fonte della vera politica mi sono abbeverato da giovane e proprio tale fonte continuerà a soddisfare la mia insaziabile sete, fino al giorno in cui i miei occhi resteranno aperti. Gli imbarazzi non mi appartengono, li ho sempre lasciati ad altri.

Pochi ricordano che la politica nacque affinchè un ristretto gruppo di persone potesse prendere delle decisioni per conto delle grandi comunità, passando attraverso un percorso obbligato di confronto e discussione teso esclusivamente al raggiungimento del bene comune: il “mandato di rappresentanza” è da sempre soprattutto un onere, poi un onore. Da troppo tempo invece si è purtroppo trasformato in un’onorificenza che nulla ha a che vedere con l’idea primegenia della politica, quel confronto civile tra le persone e le loro idee.

Già… perchè ciò che conta non sono certo i simboli (una superflua invenzione moderna) ma sono le persone, le loro idee e la forza che mettono nel difendere queste ultime. Un anziano signore (orgoglioso come me della propria età) con cui ero solito farmi fotografare mi disse un giorno: “vivi come se oggi fosse il tuo ultimo giorno, ma pensa come se non dovessi morire mai”. L’ho sempre fatto, da allora in poi. Dovrebbero farlo anche quei “giovani nati già vecchi” di cui ho sentito parlare in giro.

A proposito di giovani… Tutti abbiamo commesso peccati in gioventù, ala luce del sole e davanti agli occhi del buon Dio, che ci ha poi donato il perdono prima e la saggezza poi, necessaria per non commettere più quegli stessi errori. Di ciò i miei (pochi!) capelli bianchi sono l’orgogliosa testimonianza. Come disse “Qualcuno”, le parole in certi momenti posso essere dei fatti.

Quindi salutare un cortese avversario politico alla sua (giusta!) liberazione è secondo me un dovere di ogni uomo che sostenga di “fare politica”; abbracciare l’amico che torna (finalmente!) a casa è un piacere talmente grande da volerlo condividere con tutti, al punto da ricorrere ai dazebao in piazza, unica nostalgia che ci siamo concessi in un mondo in cui essere nostalgici pare essere un peccato mortale; un mondo di futuristi dell’ultim’ora e di pseudo-progressisti, gente che troppo spesso e con troppa facilità cavalca le onde nella direzione sbagliata, puntando in tutta fretta al largo ma perdendo di vista il porto alle spalle, il punto di partenza ma (prima o poi) luogo sicuro di ritorno.

Come disse il solito “Qualcuno” chi ha un amico vero viaggia sempre al suo fianco, anche verso la morte. Io all’amicizia voglio continuare a credere, non per dare lezioni a nessuno ma solo per ricordare ai più distratti che la vita è una questione di stile, anche in politica. Almeno per me…

Arturo Serino

(Coordinatore Fli Villa Literno)

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