Ospitiamo volentieri l’intervento dell’avvocato Marco Cerreto, già assessore provinciale del Pdl, sul decreto regionale che apre le porte allo scioglimento del Consorzio idrico Terra di lavoro, notizia pubblicata in anteprima da Campania Notizie (leggi l’articolo).

Da anni denuncio la mala gestio del Consorzio idrico di terra di lavoro, l’ho fatto per primo quando il Presidente della Provincia era De Franciscis e voleva affiancare al consorzio idrico che già in quegli anni perdeva piu’ di cento milioni di euro, ebbe la brillante idea di affiancarvi un ATO idrico, portando la costituzione dello stesso nei consigli comunali, in modo da creare un carrozzone dentro un carrozzone quale autorità di gestione del consorzio stesso, dai banchi del consiglio comunale di Caserta ne denunciai la miopia politica e la folle strategia tesa solo ad arricchire i debiti di una gestione scellerata e a far da collocomanrto a qualche altra decina di politici in cerca di poltrone.

Ma addirittura di recente, nel dibattito sul referendum sull’acqua pubblica, fui l’unico a schierarmi a favore del no, adducendo proprio come esempio della gestione pubblica la gestione di casa nostra, ovvero del nostro consorzio, che non era neanche capace di riscuotere i crediti da parte dei soci , cioe’ i comuni, amministrati spesso da sindaci, che da morosi siedevano nei banchi dei consigli di amministrazione del consorzio idrico, e che si guardavano bene da sindaci di pagare le quote che loro stessi avrebbero dovuto versare ad un ente, che loro stessi amministravano, una vergogna tutta italiana, e ancora oggi mi chiedo, ma questo sarebbe potuto succedere nella gestione di una società privata?

A ben guardare al di la del disservizio, degli stiipendi d’oro negli anni conferiti ai fortunati consiglieri, direttori, presidenti, complici senz’altro della rovina del consorzio, espressione sia del centro destra che del centro sinistra, di avvocati “fortunati” che si sono fatti pagare consulenze, e transazioni a peso d’oro, collaudatori, architetti ed ingegneri partoriti dalla piu’ becera concezione di consociativismo amorale in danno del servizio pubblico e della collettività, il piu’ grande buco del consorzio sta proprio nell’aver accumulato per anni e anni crediti da parte dei comuni associati che mai sono stati riscossi per evidente opportunità politica, ovviamente mai nessuno ha avuto il coraggio di denunciarlo, neanche i revisori dei conti, in quanto trattavasi di crediti certi , liquidi ed esigibili, che nelle previsioni di bilancio erano regolarmente iscritti nella voce entrate. Finalmente la regione Campania pone fine ad uno dei piu’ grandi carrozzoni che la storia politica di questa provincia ricordi, nella speranza che da questa fase possa emergere non solo una nuova stagione gestionale di un patrimonio fondamentale come l’acqua ma anche una disamina attenta che faccia emergere tutte responsabilità civili, amministrative e penali di questa vergonosa vicenda.

Marco Cerreto

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