di Mario De Michele
Come sindaco Giuseppe Mozzillo ha fatto rimpiangere Angelo Brancaccio. Andrea Villano ha rivalutato Mozzillo e Brancaccio. Vincenzo Gaudino sta facendo venire alla popolazione di Orta di Atella la nostalgia di Brancaccio, Mozzillo e Villano. Sembra impossibile, eppure è così. Lo dicono gli atti e i fatti. Lo conferma il programma elettorale diventato carta straccia. Lo testimonia lo zero nella casella dei risultati ottenuti dalla maggioranza dal 7 novembre 2021 ad oggi. Otto mesi di amministrazione comunale letteralmente gettati al vento. Senza degni di nota. Il nulla, direbbe Sartre. L’unica cifra distintiva della coalizione di centrosinistra è la litigiosità che ha raggiunto, fin dall’insediamento, livelli parossistici. E indigesti. Una squadra di governo con gli uni contro gli altri armati (non ce ne voglia Manzoni). Nella prima fase si è assistito allo spettacolo indecoroso dei Democratici e Riformisti che a colpi di richieste di poltrone hanno picconato Gaudino. Poi si è aperto il capitolo tumultuoso di Orta in Movimento. I seguaci del senatore Fabio Di Micco hanno preteso coerenza dal primo cittadino rispetto all’annuncio dei dem di appoggiare solo dall’esterno l’amministrazione. Successivamente la situazione si è capovolta con i Democratici e Riformisti che sono tornati all’ovile grazie all’energico intervento del presidente del consiglio regionale Gennaro Oliviero. Per reazione ad uscire dalla maggioranza sono stati gli esponenti di Orta in Movimento. Una giostra. Come sempre la malasorte di salire sulle montagne russe, con conseguente voltastomaco, è toccata alla collettività. Nel gioco a bersaglio le famiglie ortesi sono state colpite da fucilate che avrebbero abbattuto anche un elefante. Tasse alle stelle e quasi totale mancanza di servizi. Gaudino e company non hanno mantenuto nemmeno una delle solenni promesse assunte in campagna elettorale. Sul fronte dell’ambiente non è volata una foglia, mentre i roghi e le discariche a cielo aperto hanno continuato a farla da padrone. Il degrado totale in cui versa l’ex Eurocompost è la fotografia fedele del fallimento (a dir la verità inaspettato) dell’assessore al ramo e vicesindaco Vincenzo Tosti. L’azione del leader di Città Visibile è così sbiadita da essere invisibile. Finora si è fatto notare dall’universo mondo soltanto per l’aggressione verbale in assise nei confronti del consigliere di opposizione Giovanna Migliore. Insomma Tosti ha deluso tutte le aspettative della vigilia. Voto 3. Marilena Belardo, altro compente della giunta in quota Città Visibile, si porta al piede il macigno dell’ordinanza di abbattimento che ha colpito la sua abitazione. Fa sbellicare dalle risate la difesa d’ufficio dei suoi compagni di partito: si tratta di un fatto privato. Ma per cortesia! Per un amministratore la vita privata è inestricabilmente intrecciata con quella pubblica. Del resto stiamo parlando di un grave abuso edilizio. Altro che fatto privato. Ad Orta di Atella non c’è niente di maggiore rilevanza pubblica della cementificazione del territorio. Anche la Belardo, che ha fatto ben poco per risollevare le sorti delle scuole cittadine, non va oltre il 3 (e ripetiamo, pubblico e privato si intersecano, inutile latrare alla luna). L’assessore al Bilancio Pasquale Del Prete, che non si è capito bene se è stato indicato dal sindaco o dai dem, si è contraddistinto soltanto per l’aumento delle tasse. Merita massimo 4. Anche se va detto che ha dovuto fronteggiare una situazione finanziaria tutt’altro che rosea. Discorso a parte per Saturnino Di Benedetto, assessore all’Urbanistica e ai Lavori pubblici dai colori politici indistinti, e per Eugenia Oliva, dem con delega Politiche e ai Servizi sociali. I due fanno parte dell’esecutivo soltanto da aprile scorso. Tre mesi non sono pochi ma per loro due c’è l’attenuante di essere saliti sul carro mentre era già in corsa. Anzi, fermo. Se il buongiorno si vede dal mattino anche Di Benedetto e Oliva non arriveranno nemmeno alla sufficienza. In 90 giorni hanno fatto poco o nulla. Quantomeno niente di annotabile. Per ora sono senza voto ma la partenza è stata fiacca. E veniamo al capo dell’amministrazione. Il biblico camminatore sulle acque Vincenzo Gaudino. Da timoniere della coalizione per lui meriti e colpe sono decuplicati. Dopo 8 mesi di mandato ha dimostrato di essere molto più bravo a fare l’avvocato che il sindaco e il leader politico. Sul piano amministrativo non ha impresso alcuna impronta. C’è ma non si vede. Non è né decisionista né attendista. È una sorta di sfinge. Indecifrabile. Né carne né pesce. Sul fronte delle proposte manca regolarmente all’appello. Peggio di così si muore? No. Gaudino ha fatto sfracelli io in ambito politico. Prima ha stretto un asse di ferro con Città Visibile e Movimento per Orta isolando i dem, in particolare esponenti del passato (poco illustre) come Gianfranco Piccirillo. Poi, con una piroetta degna di Carla Fracci, ha lisciato il pelo ai Democratici e Riformisti. E come d’incanto è risbocciato l’amore con il suo mentore Piccirillo. L’atteggiamento ondivago del sindaco ha spinto il Movimento per Orta, suo leale sostenitore, a prendere le distanze anche dal primo cittadino definito “poco incisivo nelle decisioni e nelle affermazioni”. In pratica il girotondo di Gaudino ha sfasciato il centrosinistra. Non a caso oggi non esiste più una maggioranza nel civico consesso, dove siedono 8 consiglieri di maggioranza (5 di Dem e Riformisti e 3 di Città Visibile) e 8 esponenti dell’opposizione rappresentati dagli eletti delle liste Agire, Alternativa per Orta, Noi Orta Viva e Moderati per Orta. Per come si sono messe le cose in vista delle prossime sedute consiliari i componenti della maggioranza non possono consentirsi nemmeno di prendere un raffreddore. Dovranno essere presenti anche in fin di vita. Una catastrofe politico-amministrativa. Voto a Gaudino? Impreparato, cioè 2. Centrosinistra rimandato a settembre? Macché. Bocciato in tutte le materie.
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