di Mario De Michele

Sarà pure bravo a camminare sulle acque ma non ha ancora imparato a moltiplicare pani e pesci. Non appena ha maneggiato l’arma della politica nostro signore Vincenzo Gaudino si è autoinflitto profonde ferite su tutto il corpo. Prima ha gettato la spugna per i contrasti con i Democratici e Riformisti, poi ha ritirato le dimissioni nonostante quei contrasti non fossero stati superati. Prima ha indossato gli stivali con gli speroni del sindaco sceriffo, poi ha vestito l’abito talare di don Abbondio. Prima ha minacciato di mandare tutti a casa, poi ha miseramente battuto in ritarata. Il primo cittadino di Orta di Atella in 20 giorni ha sgretolato la sua immagine di uomo coerente duro e puro. Pensava che i dissidenti sarebbero tornati sui propri passi, mentre l’unico che ha fatto un clamoroso dietrofront, per tenersi stretta la fascia tricolore, è stato proprio lui. Con spregio delle istituzioni si è affidato a Fb per annunciare la sua marcia indietro: “Ho ritirato le dimissioni presentate il 7 marzo 2022 – ha scritto il nuovamente sindaco ortese -, avendo preso atto che il quadro politico che mi aveva spinto a rassegnarle era mutato. Questa era una condizione necessaria ma che non esaurisce, al momento, il chiarimento politico che tutti noi, io per primo, abbiamo l’obbligo di discutere nella sede istituzionale del Consiglio Comunale, affinché ne abbia conoscenza tutta la Cittadinanza. È per questo che chiederò la convocazione del civico consesso per verificare la reale consistenza di una maggioranza, che mi consenta di esercitare le prerogative nel rispetto del ruolo delle parti”. Un sacco di fandonie. In assise si assisterà alla fiera delle bugie. Quando la maggioranza riempirà i banchi del civico consesso la crisi sarà già bella e risolta. Altro che chiarimento in sede istituzionale. Tutta questa ignobile partita si è giocata sul terreno politico. Per restare in sella nostro signore Gaudino si è rivolto a San Gennaro Oliviero. Il presidente del consiglio regionale ha fatto tappa in città per ricondurre sulla retta via le pecorelle smarrite. Ha parlato con la pecora nera Gianfranco Piccirillo, un tempo suo fedelissimo. Ora non disdegna di tanto in tanto di strizzare l’occhio ai leader casertani di Italia Viva. Oliviero lo lascia fare nella speranza che quanto prima sarà celebrato il matrimonio tra Piccirillo, l’assessore regionale Nicola Caputo e il consigliere Vincenzo Santangelo. Sì il triangolo sì. Come si dice: Giorgio se ne vuole andare e il vescovo lo vuol cacciare. Il faccia a faccia si è svolto nel luogo più congeniale a Piccirillo: il marciapiede (nella foto in basso quello di nuca è Oliviero, ce l’ha confermato un tricologo di fama mondiale). Il presidente dell’assise regionale ha cercato ancora una volta di portare la pace tra le fazioni in lotta. I consiglieri Salvatore Tessitore e Luca Mozzillo hanno già detto: “Obbedisco”. Michele De Micco si sta scervellando per allungare la distanza tra il palazzo in cui vive (di proprietà del padre) e il cimitero di Orta di Atella. L’immobile offre un’ampia vista sui loculi. Mentre Antonino Santillo sembra un cammello nel deserto: vorrebbe bersi tutto l’Acquedotti.  Alla fine delle consultazioni Oliviero riporterà tutti alla corte di Gaudino. Nel frattempo la mangiatoia sarà molto più bassa per consentire alle pecore nere di cibarsi a volontà. La crisi sarà superata nell’ambito politico. Altro che nel consiglio comunale come dichiarato dal sindaco che mente sapendo di mentire. E del resto c’è poco di cui stupirsi: la crisi è politica e in quell’alveo va affrontata e risolta. Per non provocare altri danni è meglio che Gaudino continui a passeggiare sulle acque. Alla distribuzione dei pani e dei pesci ci pensa San Gennaro.

Gianfranco Piccirillo e Gennaro Oliviero a passeggio

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