
di Mario De Michele
“Ho visto cose che voi umani non potreste immaginarvi”. Quando il replicante Roy Batty di Blade Runner ha pronunciato il suo memorabile monologo non aveva ancora visto i disastri degli amministratori locali di Orta di Atella. Quello che sta accadendo nella città atellana supera ampiamente anche la più fervida immaginazione. Nemmeno nei film avvengono colpi di scesa così spiazzanti. Roba mai vista prima. Un attaccamento alle poltrone tale da far ripiombare la pseudo-politica ai tempi bui di Angelo Brancaccio. Del resto è lui il regista, ormai neppure occulto, di una pellicola tragicomica con una trama infarcita da compravendite politiche di consiglieri comunali e da scelte che farebbero rabbrividire la classe dirigente della prima Repubblica. Il povero, si fa per dire, Brancaccio non sa più cosa inventarsi per mantenere in vita Antonino Santillo.

In combutta con il suo sodale politico storico Gianfranco Piccirillo, cugino del sindaco e cognato dell’assessore-spettro Annalisa Cinquegrana, l’ex fascia tricolore ragiona e si comporta come ha fatto e disfatto durante la cementificazione della città. Si sente ancora il “padrone di Orta di Atella”, come lo definiscono i giudici nella sentenza di condanna a 8 anni per camorra. Ma gli anni scorrono per tutti. E Brancaccio non è più al passo con i tempi. Dopo la lunga detenzione è apparso subito arrugginito. Per le solite motivazioni personali, nello specifico un posto di lavoro per una delle sue figlie disoccupate ma proprietarie 5-6 appartamenti a testa, ha fatto fuori Orta al Centro. Poco prima aveva “indotto” Fare Democratico e Scelta Civica a passare all’opposizione. Poi ha tagliato i ponti con Mimmo Lettieri.
E ora la maggioranza non esiste più. C’è una squadra di non-governo incollata sulle seggiole che assiste come se nulla fosse allo sfacelo della città. L’ultima “cosa che voi umani…” è la seduta consiliare di domenica scorsa andata deserta per l’assenza della pseudo-maggioranza. La richiesta inviata al presidente dell’assise Giuseppe Massaro dai consiglieri Nicola Russo, Ciro Palladino e Pasquale Lamberti di annullare la convocazione suscita più risate della lettera di Totò e Peppino alla malafemmina. I tre consiglieri, che dopo due anni e mezzo di mandato hanno prodotto meno di zero sul piano amministrativo, hanno sollevato vizi di legittimità sulla tempistica e sulle modalità di convocazione. Russo, Palladino e Lamberti sono gli stessi che non ha proferito parola sullo scandaloso incarico diretto da 30mila euro alla ditta italo-ucraina per la redazione degli atti contabili, incluso il bilancio. Russo, Palladino e Lamberti sono gli stessi che di fronte al degrado urbano, con strade colabrodo, verde pubblico nel totale abbandono e rifiuti sparsi ovunque, non dicono e non fanno nulla. Russo, Palladino e Lamberti sono gli stessi che non hanno mosso un dito quando il comune, che non si è nemmeno costituito in giudizio, ha perso la vertenza al Tar contro Iliad per l’istallazione di un’antenna telefonica in via San Nicola.

Lamberti, che in quella zona raccoglie molti voti, si è dato al mutismo per il “bene di Orta di Atella”. Ma il clamoroso flop alle regionali di sua cugina Florentia Lamberti è la fotografica dell’insofferenza della popolazione, vittima sacrificale di giochi di potere e poltronismo sfrenato. Di questo passo alle prossime comunali il consigliere Lamberti probabilmente non intercetterà neanche il voto di sua moglie. Quello di sua cugina Florentia di sicuro no. L’antenna Iliad sarà issata proprio sulla sua testa. Ma Brancaccio, Piccirillo e Santillo non vogliono mollare l’osso. Da tempo è partita l’operazione “acquisto pseudo-politico dei consiglieri”. Il primo ad abboccare all’amo è stato Antonio Chianese. Per lui la sedia di assessore ai Lavori pubblici. Un settore affine alla sua attività lavorativa: è sarto. Continua inoltre il pressing su Mena Capasso di Orta al Centro. Dopo aver revocato i due assessori del movimento politico-consiliare, ovviamente su diktat di Brancaccio e su suggerimento di Piccirillo, il primo cittadino Santillo in persona le ha chiesto di tornare in maggioranza. Risposta: “Caro Antonino, io non sono in vendita, e poi tutti sanno che il vero sindaco non sei tu!”.

Ma la maggioranza, ormai minoranza, vuole continuare a comandare senza i numeri e senza il consenso popolare, totalmente dilapidato in appena due anni e mezzo dalle comunali. Brancaccio, Piccirillo e Santillo sono stati capaci di perdere 9 consiglieri su 16. Un altro record storico. Eppure non si arrendono. Perché? Qual è il loro disegno? Interrogativi sempre più inquietanti. Altrettanto allarmanti le voci fatte circolare su un presunto inciucio con Fare Democratico per Orta Verde. Contattati telefonicamente, sia il consigliere Nicola Margarita, sia il leader del gruppo Nando D’Ambrosio, reduce da una straordinaria affermazione alle regionali, hanno smentito con determinazione ogni ipotesi di “pastetta” con Brancaccio, Piccirillo e Santillo. Questi ultimi vorrebbero “vendersi” i voti dell’apprezzato avvocato, che invece se li è guadagnati uno ad uno con una campagna elettorale porta a porta e a stretto contatto con i cittadini.
Orta di Atella è giunta a un bivio cruciale: tornare ai tempi infausti e delle tangenti del passato oppure spazzare via definitivamente gli artefici della distruzione della città. La posta in palio è altissima. Serve un’assunzione di responsabilità alla luce del sole. Gli ortesi hanno almeno il diritto di sapere chi vuole davvero il “bene della città” e chi vuole come sempre tutelare esclusivamente i propri interessi personali, impedendo con ogni mezzo che Orta di Atella torni a essere una città normale.












