di Mario De Michele
Altro che approdo su altri lidi. Gennaro Oliviero non ha alcuna intenzione di lasciare il Pd. Il presidente del consiglio regionale della Campania è già impegnato nella campagna tesseramento in vista del congresso nazionale dei dem. Ha mobilitato le sue truppe. Stavolta ha le idee chiare: “Per la segreteria del partito appoggeremo Stefano Bonaccini”, avrebbe detto ai suoi accoliti. Oliviero si è messo in moto anche per costruire una rete di alleanze che travalicano i confini della Campania. Ma ovviamente si giocherà la partita decisiva in provincia di Caserta. Non sarà facile per il timoniere del parlamentino campano ritornare in campo da protagonista. Alle politiche ha fatto un disastro con la strategia devastante del “non voto” al Pd nella speranza, che non stava né in cielo né in terra, di una sconfitta netta del partito di Terra di Lavoro con la conseguente mancata elezione di Stefano Graziano alla Camera.
Una previsione totalmente sballata: i dem casertani sono andati meglio delle elezioni del 2018 e Graziano è ritornato in Parlamento. Uno scenario che avrebbe previsto anche un bimbo in fasce. Oliviero, forse accecato dal dualismo con Graziano, ha perso di vista la realtà. E ha sbagliato tutto ingaggiando la guerra contro il governatore De Luca e il segretario nazionale Letta. Mollato dall’area Orlando non ha capito che doveva dire: “calma e gesso, si cambia registro”. Invece ha continuato a combattere contro i mulini al vento assieme a Umberto Del Basso De Caro. Risultato? Oggi entrambi nel partito contano come due di coppe a briscola. Risalire la china sarà un’impresa. Peraltro c’è l’incognita di una possibile espulsione dal Pd. A nostro avviso la sua cacciata è il minimo sindacale per quello che ha combinato in campagna elettorale. L’altro problema sul tappeto è in casa sua. La folle strategia del “non voto” ha fatto sfilacciare il suo gruppo, fino ad allora granitico. Tanti olivieriani, ci viene in mente ad esempio l’assessore di Caserta Battarra, non hanno ubbidito al grande capo. E hanno votato e fatto votare per il Pd. Del resto come si poteva pretendere da un amministratore locale, da un dirigente o da un militante democrat di votare per un altro partito.
Un altro ostacolo sulla via della risalita è Graziano. Il “Signor Sottile” ha dimostrato, qualora ce ne fosse ancora bisogno, di stare molto a suo agio al tavolo della politica. Era fuori dai palazzi del potere da quasi due anni (primo dei non eletti in Regione nonostante 18mila preferenze). Tutti lo davano per spacciato. Graziano, che ha frequentato l’università di De Mita, è stato impeccabile. Ha incassato il colpo. Ha atteso che i vertici nazionali gli dessero lo spazio che meritava. E, tra la sorpresa generale, ha messo in un angolo Oliviero ottenendo prima l’incarico di viceresponsabile nazionale degli Enti locali con delega per il Sud, poi la candidatura come capolista alle politiche. Partendo con decine di chilometri di ritardo rispetto a Oliviero il “Signor Sottile” ha ingranato la quinta e ha acceso la freccia. In tutta onestà dovrebbe inviare un cesto natalizio al capo del parlamentino campano per tutti gli assist che gli ha fornito. Non è escluso che glielo farà consegnare con un biglietto di auguri con su scritto: “Buona permanenza a vita nel consiglio regionale”. Per risalire da sottosuolo a Oliviero serve un miracolo. A differenza sua Graziano quando il croupier gli serve le carte giuste non perde una mano. Maneggia la politica in scioltezza. A Roma non è uno dei tanti parlamentari. È uno che conta. Sia in veste di deputato che nel partito. Ora che il mazziere gli ha servito un pokerissimo sarà impossibile batterlo. Il 25 settembre ha messo un punto fermo: il Pd casertano non sarà mai un partito con un uomo solo al comando. Come ha giustamente dichiarato a Campania Notizie Massimo Schiavone, candidato alle regionali e di Sessa Aurunca (ex feudo di Oliviero) “basta con le tribù, basta con i padri padroni”. E, aggiungiamo noi, basta con il partito delle tessere. Se Oliviero pensa di fare il pieno con i metodi del passato sbaglia di nuovo tutto. Per ripartire, per riavere un ruolo nel Pd deve metabolizzare che Graziano viaggia a una velocità insostenibile per lui. E deve avere l’umiltà di comprendere che ora, qualora non fosse espulso dal Pd, si deve accomodare sull’ultimo vagone. Prima di lui c’è gente come Carlo Marino, Lucia Esposito e lo stesso Massimo Schiavone, solo per fare tre nomi, che si sono spesi per il partito. E vanno premiati. Chi ha remato contro dovrà risalire la corrente. Gennaro Oliviero è uno squalo. Accetterà di trasformarsi in salmone?