Gli occhi sono tutti puntati sul Tesoro, con Alessandro Rivera che nei prossimi giorni si gioca la riconferma. Ma se il direttore generale del Tesoro è la casella più delicata tra quelle soggette allo spoil system previsto dalla legge Bassanini, sono molte le nomine sulle quali nelle prossime due, tre settimane dovrà districarsi il governo: dalle agenzie fiscali, dove potrebbero rimanere al loro posto sia Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, sia quella del Demanio, Alessandra Dal Verme, alla scelta dei 10 componenti laici del Csm, su cui il Parlamento sarà chiamato a votare in seduta comune a partire dal 17 gennaio. Fino all’assegnazione della delega sui balneari che, già forse questa settimana, dovrebbe essere affidata al ministro del Mare Nello Musumeci. Le trattative per il Consiglio superiore della magistratura potrebbero entrare nel vivo a inizio settimana, quando i partiti potrebbero iniziare a sedersi attorno al tavolo per valutare i nomi: i candidati al 5 gennaio erano già 145 (c’è tempo per le autocandidature fino a sabato prossimo) ma una intesa nella maggioranza (e con le opposizioni) ancora non c’è. Fdi, Lega e Forza Italia hanno visioni parzialmente diverse anche sulle scelte da fare per le posizioni degli alti funzionari. C’è l’ala che spinge per il ricambio complessivo che sarebbe del tutto «legittimo»- e c’è chi fa notare che oltre alla Bassanini c’è anche una «norma anticorruzione» che prevede «la rotazione dei dirigenti a qualunque livello». Insomma, basta con i dirigenti «a vita». Ma nella maggioranza c’è anche chi esprime più cautela anche perché non è semplice, uno dei ragionamenti, trovare i nomi giusti con cui eventualmente sostituire ruoli strategici. E anche perché, altro argomento che porta chi è più propenso a mantenere alcune figure, è «l’indirizzo politico» quello che conta. Che non difetta certo al governo «politico» in carica, a differenza del passato. Fratelli d’Italia non ha nascosto, nelle caotiche settimane della manovra, il malcontento per la gestione da parte delle strutture del Mef. Ma il ministro Giancarlo Giorgetti si è ben guardato finora, dall’entrare in quelle polemiche o dall’esprimere valutazioni. Con Rivera, e pure con il Ragioniere generale dello Stato, Biagio Mazzotta, osservano parlamentari a lui vicini, i rapporti sono buoni e il lavoro di questi primi mesi di governo è filato via senza attriti. Il verdetto ancora non è certo ma il tempo delle decisioni è arrivato, sia perché i 90 giorni dalla fiducia che dà la legge per cambiare le figure apicali e più «di fiducia» della macchina dei ministeri stanno per scadere, sia perché in agenda il titolare dell’Economia ha appuntamenti importanti, da Ecofin ed Eurogruppo di metà mese fino a Davos. La proposta della nomina spetta al ministro, ma dovrà passare in Consiglio dei ministri e avere quindi anche il placet, tutt’altro che scontato, della premier Giorgia Meloni.
Home Parlamento&Governo Governo, Meloni spinge sullo spoil system: al via le nomine, trattativa sul...