Il Cdr di RaiNews all’attacco sulla scelta di mandare in onda l’intero video di Matteo Salvini che commenta la richiesta di sei anni di carcere nei suoi confronti fatta dalla procura di Palermo nel processo Open Arms. “Quasi 4 minuti di monologo sul processo Open Arms presi dai social del ministro Salvini – si sottolinea in una nota -. Ancora una volta il nostro canale usato come megafono per le dichiarazioni di un membro di primo piano del governo. Ancora una volta saltate le regole del buon giornalismo e il lavoro di mediazione di una intera redazione. Chi ha deciso di mandarlo in onda? Cosa dice il direttore Petrecca? Riteniamo doveroso quanto meno offrire lo stesso tempo alla controparte in questa vicenda”. Sul caso intervengono anche i componenti democratici nella commissione di Vigilanza Rai che annunciano di portare la questione all’esame della commissione stessa: “Si allunga l’elenco delle prove di ‘Asservimento’ del servizio pubblico alla maggioranza. Rai costretta a mandare in onda un monologo di oltre tre minuti del ministro Salvini di autodifesa rispetto al processo in corso. Il tutto con un Cdr che protesta e con giornalisti e professionisti della informazione umiliati e costretti a trasmetterlo. Non vi è equilibrio, non vi è garanzia di imparzialità e viene calpestato ogni elementare principio di servizio pubblico. Tutto questo dopo i casi Sangiuliano e Toti. Siamo davvero preoccupati di questo piano inclinato alla vigilia di importanti tornate amministrative a partire dalla Liguria ed intendiamo investire di questa palese criticità anche l’Agcom. Perseverare è davvero diabolico e qualcuno dovrà rispondere di questa mortificazione della Rai”. Nel video pubblicato sui social, Salvini aveva detto: “Mai nessun governo e mai nessun ministro nella storia è stato messo sotto accusa e processato per aver difeso i confini del proprio Paese. L’articolo 52 della Costituzione italiana recita che la difesa della patria è un sacro dovere del cittadino. Mi dichiaro colpevole di aver difeso l’Italia e gli italiani, mi dichiaro colpevole di aver mantenuto la parola data”.

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