La proposta di introdurre nella manovra il condono per alcuni reati fiscali (quello che viene definito più comunemente scudo penale) spacca la maggioranza e per questo alla fine salta. A determinare la spaccatura, secondo quanto si apprende, sarebbe stata la richiesta del viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto (FI), promotore della misura, di inserire nell’elenco dei reati che avrebbero potuto beneficiare dell’estinzione, anche la «dichiarazione infedele». In un primo momento, quando Sisto aveva annunciato la proposta, spiegando che «era allo studio», si era parlato di reati formali come ‘l’omessa dichiarazionè o ‘l’omesso versamentò, ma è stato sulla ‘dichiarazione infedelè che il resto della maggioranza, cioè Fratelli d’Italia e Lega, avrebbero alzato il muro. Il ‘condono fiscalè (non si dovrebbe parlare, infatti, di ‘scudò perché non è come il rientro dei capitali all’estero con i soldi che devono essere ‘scudatì, cioè protetti) avrebbe dei «vantaggi», secondo il centrodestra, ma ci «sono dei limiti – come spiega un esponente della Lega – che non si possono superare». La dichiarazione infedele, infatti, prevede una condotta fraudolenta, praticamente alla stregua del falso in bilancio ed è sembrato troppo, gli altri due partiti alleati, inserire una previsione del genere all’interno della Manovra. «Vantaggi», non si nasconde che ci sarebbero stati, ma la misura, si spiega in FdI, «non poteva essere così estesa». Dopo una discussione durata quasi 3 giorni, alla fine si è deciso di farla saltare sostenendo, come detto dal capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti, che si è trattato «della proposta di un singolo», «non condivisa con la maggioranza». L’Ordine dei Commercialisti e numerosi imprenditori avevano detto di essere favorevoli al possibile condono. Non solo si sarebbe potuta evitare la condanna (che nel caso dell’omessa dichiarazione per cifre superiori ai 50mila euro, può variare da 1 anno e 6 mesi di carcere ai 4 anni) ma, con l’estinzione del reato, per gli imprenditori indagati o condannati per questo tipo di reato, si sarebbe potuto superare l’ostacolo dell’ impossibilità di partecipare ad alcuni appalti o di essere iscritti all’albo fornitori. E questo, in una prospettiva di attuazione del Pnrr, avrebbe «potuto salvare le realtà di molte aziende», si osserva in FI. Senza contare che si sarebbe potuta «liberare la Cassazione» da migliaia di ricorsi pendenti per questo genere di reati. Ma nella Manovra la maggioranza vuole già inserire altre misure piuttosto criticate, come quella che di fatto riforma le intercettazioni preventive, e non sarebbe stato questo «il momento di mettere altra carne al fuoco». «Ribadisco che mi risulta abbastanza incomprensibile la sbandierata vittoria del Pd per un emendamento, ovvero la tregua fiscale, che si asserisce ritirato quando invece non è mai stato depositato. Evidentemente la legge di bilancio non è lo strumento idoneo per la finalità della misura di cui si parla. Questo non esclude che la norma in questione non sia inserita in un altro provvedimento e che possa trovare adeguata collocazione. Sarà la maggioranza a stabilire quale sia quella giusta». Lo dichiara in una nota il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti.