“Porto in dote la mia straordinaria inesperienza”. Sono trascorsi quasi tre lustri da quella frase pronunciata da Marianna Madia al suo primo approdo in Parlamento. Allora fioccarono le critiche. In taluni casi feroci. Non mancò il fuoco amico. Anche una parte del Pd soffiò sul rogo delle polemiche. Correva l’anno 2008. Esattamente un decennio dopo il mondo politico italiano fu travolto dallo tsunami a 5 Stelle. Il Movimento fondato da Beppe Grillo diventa il primo partito alle elezioni del 2018. La cifra distintiva del M5S? L’inesperienza. Gli elettori premiarono i grillini proprio perché non avevano mai fatto parte attiva del Palazzo. Nessuna accusa. Soltanto applausi scroscianti. Madia aveva ragione: con una classe dirigente sclerotizzata l’inesperienza è un valore. Una dote straordinaria. Oggi il deputato del Pd, seppur giovane, fa parte del novero dei parlamentari esperti. E con un curriculum di tutto rispetto: ministro, membro della commissione Lavoro per due legislature, componente della segretaria nazionale dem e tanto altro. Altrettanto brillante il percorso di studio. Ha frequentato il liceo francese di Roma ottenendo la maturità con “mention bien”. Dopo il conseguimento della laurea con lode in Scienze politiche alla Sapienza si è specializzata all’Istituto di studi avanzati di Lucca, dove ha conseguito il dottorato di ricerca in Economia del lavoro. Un bagaglio politico-culturale che pochi suoi omologhi possono vantare. Eppure Marianna Madia è stata spesso al centro della canea mediatica. Perché? Perché è avvenente ed ha charme. Una colpa, per le sue colleghe meno fortunate. Una scorciatoia, per i detrattori beceri. Un altro reato grave è quello di essere di buona famiglia. E quindi “agevolata”. Che grettezza. Per fortuna il tempo è sempre galantuomo. Nel caso della Madia è nobildonna. Come lei. Nella vita e in politica.
Mario De Michele
LA VIDEO INTERVISTA A MARIANNA MADIA