Non è mai cosa banale la scelta del sindaco. Più è alta l’asticella della difficoltà di governare i processi locali maggiore è la responsabilità degli elettori. La X su un nome piuttosto che su un altro concorrente per la fascia tricolore è come un marchio a fuoco sul diritto-dovere del popolo di indicare chi (e come) ha il compito tra oneri e onori di guidare il Comune. A Marcianise, che è alle prese con il ballottaggio tra Dario Abbate e Antonello Velardi, per non far cadere la barra bisogna saltare molto in alto. Serve l’Armand Duplantis del Golden Gala di Roma, dove l’atleta svedese il 17 settembre ha battuto il record mondiale con la misura di 6.15 metri, primato che deteneva Sergey Bubka dal 1994. La città della Chiesa dell’Annunziata che custodisce, tra le altre, opere di Massimo Stanzione e di Teodoro d’Errico, incarna le contraddizioni non solo della provincia di Caserta ma più in generale della Campania e del Mezzogiorno. Da centuriazione romana con centenaria vocazione agricola, dagli anni 2000 in poi Marcianise si è trasformata in un distretto industriale con oltre 300 aziende. Governance poco lungimiranti e gestioni amministrative inadeguate hanno debilitato col passare degli anni l’economia locale colpita da una forte recessione. Oggi di quelle 300 ditte sono sopravvissute a malapena la metà. E molte di esse sono fortemente in affanno per la crisi dovuta al Covid. La brusca e repentina metamorfosi da centro a propensione agricola a polo industriale ha determinato una desertificazione dove “spiccano” strutture inutilizzate e fatiscenti. Molto ci sarebbe da dire sulla mancata valorizzazione dell’Interporto Sud Europa, un centro dedicato alla logistica multimodale tra i più importanti d’Italia. Per tacere dello scarso impatto sul piano occupazionale e dell’indotto prodotto dal Centro commerciale Campania e dalla Reggia Outlet.
Bastano questi pochi elementi per comprendere che Marcianise è un fulcro per lo sviluppo di Terra di Lavoro e della Campania. E basta e avanza questo affinché gli elettori il 4 e 5 ottobre si rendano conto che la matita che gli verrà consegnata ai seggi sarà molto pesante. Il primo dubbio che dovranno immediatamente sgombrare è: vado o non vado a votare? Mai come stavolta è doveroso recarsi alle urne. Certo, bisogna seguire pedissequamente tutte le norme di prevenzione anti-Covid. Quello di starsene tranquilli a casa o recarsi alle urne, è il dilemma principale. Sulla scelta dell’uomo giusto al posto giusto, a nostro avviso, c’è poco da sperticarsi in dissertazioni politologiche. Alle amministrative del 2016 ha vinto Velardi. L’uomo nuovo. L’esponente della società civile. Il paladino della legalità. Onestà, onestà, onestà. Sembrava più un grillino della prima ora che un candidato del centrosinistra. Sappiamo tutti com’è andata a finire quella esperienza amministrativa. Un disastro. Su tutti i fronti. Alla prova dei fatti Velardi ha dimostrato di essere solo chiacchiere e distintivo. Sotto la sua gestione Marcianise ha subito un ulteriore arretramento sul piano economico. La città è stata ferma a causa del freno a mano inserito da un sindaco non all’altezza del suo ruolo. Tra il dire e il fare ci passa di mezzo il mare, direbbe Esopo. I proclami social di Velardi e i risultati ottenuti sono stati separati da oceani immensi. Come se le lancette del suo orologio fossero ferme al 2016 l’ex sindaco sembra un disco rotto: io sono il bene, i miei rivali sono il male. Un sottofondo musicale in filodiffusione insopportabile quanto ridicolo. Dario Abbate ha dimostrato di essere almeno tre spanne più su sul piano amministrativo e di avvicinarsi ai 6.15 metri sotto il profilo politico. Sono doti indispensabili per rilanciare un centro nevralgico come Marcianise.
Peraltro a questa distinzione manichea tra “buoni e cattivi” credono ormai solo Velardi e qualche suo accolito affetto da fanatismo religioso. Stavolta il sistematico dileggio degli avversari è un’arma spuntata. Non c’è ancora il vaccino contro il Covid, ma i cittadini di Marcianise hanno sperimentato quello anti-Velardi perché l’uomo nuovo, l’esponente della società civile, il paladino della legalità in 4 anni si è consumato, è diventato un politico e non ha il physique du rôle del paladino. I dischi rotti suonano male. Gli elettori hanno orecchio. Lo dimostreranno riponendo stavolta la città nelle mani giuste.