BENEVENTO – Discorso del presidente della Provincia di Benevento Aniello Cimitile davanti al Consiglio Comunale del Capoluogo in merito al riordino delle Province. “Lasciatemi innanzitutto esprimere il saluto mio e della Provincia di Benevento al Presidente Boccalone, all’intero Consiglio Comunale, al Sindaco Fausto Pepe, a tutti gli assessori, a tutti i rappresentanti di istituzioni e di associazioni ed organizzazioni sociali, a tutti i cittadini presenti in sala e che portano il loro contributo di partecipazione a questa importantissima seduta del Consiglio Comunale di Benevento.

Presidente, voglio anche esprimere a Lei ed a tutti i consiglieri il più vivo ed alto apprezzamento per questa iniziativa che, per quel che possiamo e per quel che è utile, è accompagnata dal nostro incondizionato appoggio e sostegno oltre che dalla più alta considerazione possibile. E’ una iniziativa che cade in un momento delicato quanto importante di snodo dell’ormai lungo processo di tentativi, lasciatemi aggiungere maldestri e confusi, di intervento sulle Province italiane. Un processo avviato nell’agosto del 2011, che il governo dei tecnici ha improvvidamente pensato di acuire ed accelerare, che ha visto tre leggi più un ennesimo Decreto che in questi giorni sembra affidare la sua conversione in Legge ( e sarebbe la quarta) alla Ruota della Fortuna ( perfino il ministro competente ha chiaramente detto che non sa cosa succederà). Leggi e decreti che nel loro susseguirsi si sono smentiti l’uno con l’altro, ricchi di contraddizioni fra di loro ed al loro interno; così pieni di illegittimità ed incostituzionalità da aver accumulato un tale numero di ricorsi al TAR ed alla Corte Costituzionale da parte di altre istituzioni repubblicane che se non è da guiness dei primati è da record nazionale degli ultimi anni; così superficiali e non fondati su studi ed analisi serie da essere zeppi di percorsi infattibili e scadenze insostenibili ( clamorose quelle che il governo ha posto a se stesso e che non è stato in grado di rispettare); così piene di affermazioni sbagliate, di gravi errori, che solo per correttezza istituzionale non vogliamo chiamare demagogiche bugie, a partire dai presunti ( .. perché mai esposti e quantizzati ) e pluri – sbandierati risparmi ( che, cifre alla mano, abbiamo dimostrato più volte essere inesistenti, che sono stati sconfessati dalle analisi degli autorevoli servizi delle commissioni parlamentari, che infine hanno visto lo stesso Ministro competente dichiarare, con ammissione a denti stretti, che la cancellazione delle Province comporterebbe un inesorabile aumento di costi). Provvedimenti sbagliati, che non sembrano avere altra sostanza al di fuori di un cedimento alla demagogia ed all’antipolitica; provvedimenti ciechi, perché minati nell’intelligenza dalla totale assenza di un generale progetto di riforma delle nostre istituzioni, a cominciare da quelle statali e regionali ( ma come si può pensare di intervenire sulle Province senza intervenire sulle Regioni, come si può pensare di trasferire funzioni provinciali alle regioni già gonfie di attività gestionali, che non dovrebbero avere, e già palesemente in crisi ….); provvedimenti demagogicamente giustificati perché “da qualche parte bisogna cominciare”, perché è l’inizio di un cammino, mentre è evidente che solo disperati, sprovveduti ed avventurieri iniziano un cammino senza sapere dove porta e dove si vuole andare ( e nella ridefinizione dell’assetto istituzionale del nostro paese non possiamo certo permettere che si cammini “alla cieca” e senza meta); provvedimenti di accorpamento di alcune province miseramente contrabbandato come “riordino” di “tutte le province” e che, rispetto alla generale ed indifferibile esigenza di riforma istituzionale, non sono solo uno scalcagnato topolino partorito dalla montagna, ma incorporano la logica gattopardesca del “ cambiare …… per non cambiare niente”, logica che mette d’accordo la sciagurata politica dell’UPI ( sacrificare le piccole province per salvare tutte le altre) con l’esigenza di fare qualcosa per nascondere la attuale incapacità di fare le riforme. Provvedimenti sbagliati perché non partono dalle funzioni, dalle cose che bisogna governare e fare, dalla esigenza di decidere chi deve fare cosa; perché non solo non nascono da una seria “spending review”, che può essere fatta solo a partire dalla ricognizione delle singole funzioni, dei servizi associati e dei loro costi, ma nemmeno dal tentativo di mettere ordine nella confusione e nella ambigua sovrapposizione di compiti e ruoli fra stato e regioni, fra regioni e province, fra tutti gli enti locali, una situazione che non solo compromette efficienza, economicità e produttività, ma determina situazioni di conflitto interistituzionali, di stallo e di caos insostenibili ( valga per tutti il caso dei rifiuti, dove non sappiamo più a chi rivolgerci per capire quel “ chi deve fare cosa “). Io credo che sia convinzione comune che la prossima legislatura debba essere impegnata nella definizione e realizzazione di un vasto ed organico progetto di riassetto istituzionale del nostro paese, perché è evidente che questa è una esigenza vitale non più procrastinabile, al quale solo la politica può rispondere. Io credo che solo in questa prospettiva ed in quest’ambito si possa parlare con costrutto, fondatezza e serietà dell’esistenza di organi di governo di area vasta, delle loro eventuali funzioni e della loro riorganizzazione e del loro assetto. Ma con i processi in atto, il problema principale è quello di arrivare a questo decisivo appuntamento senza che siano stati fatti danni irreparabili e, se è possibile, conquistando posizioni che ci aprano alla speranza di costruire più ampie e positive prospettive. Noi vogliamo e dobbiamo arrivare ad un generale processo di riforma istituzionale con una nostra autonomia locale, con la città di Benevento capoluogo, per partecipare in questo modo, con la forza di una unità territoriale riconfermata e magari ampliata fino a tutto il territorio delle aree interne della Campania, ai nuovi assetti che nasceranno a partire, auspichiamo, da quelli regionali. E’ da questo punto di vista che ciò che accadrà in parlamento nelle prossime settimane è di straordinaria importanza, ed è rispetto a questo che questa seduta di Consiglio Comunale è davvero molto importante. Senza perifrasi e mezzi termini, qui è in discussione il ruolo di capoluogo della città di Benevento, una funzione caratterizzante ed irrinunciabile per questa città, non solo in una ottica di tenuta rispetto ai rischi di involuzione che la crisi, anzi, le crisi minacciano, ma anche e soprattutto in una prospettiva di crescita e di sviluppo. Non è una questione di superficiale campanilismo, essere capoluogo non è la ricerca del futile orpello di una orgogliosa etichetta. Significa essere centro di articolazione ed attuazione della autonomia di governo locale di un’area vasta di territorio, centro di attuazione di una democrazia locale, centro politico di lavoro, di coordinamento, di incontro e di riferimento dei comuni e della popolazione di un territorio, delle sue reti di organizzazioni sociali e produttive; Significa essere centro di articolazione della presenza dello Stato sul territorio, centro di produzione di fondamentali servizi pubblici; Significa essere centro di riferimento ed organizzazione del network provinciale di servizi privati locali, centro di organizzazione ed articolazione di tutto il settore dei servizi; Significa essere centro della progettazione ed articolazione di una visione, dei modelli e dei progetti dello sviluppo di un territorio, delle sue infrastrutture primarie e secondarie, materiali ed immateriali; centro di responsabilità di un autonomo progetto di protagonismo e competizione glocal nell’ambito della globalizzazione economica e della società informazionale; Significa essere centro culturale ed identitario di un territorio vasto, centro propulsivo di vita, di salvaguardia ed arricchimento di uno dei fondamentali patrimoni che le aree territoriali provinciali debbono possedere e dispiegare per avere un ruolo ed una prospettiva futura nel mondo moderno. Tutto questo determina e specializza una città, se non in maniera totalizzante sicuramente in maniera rilevantissima; ne determina in modo fondamentale gli assetti economici, il mondo del lavoro e il sistema produttivo di beni e servizi; ha effetto diretto sugli stessi assetti urbanistici della città, nella sua vita quotidiana, nei suoi assetti sociali. Essere capoluogo significa avere l’economia del capoluogo, la vita politica, amministrativa, culturale, professionale, sociale del capoluogo. E’ questa, certamente non l’unica ( non ci soffermiamo qui sulla importanza, per l’intero territorio del sannio beneventano o per le aree interne della Campania, dell’istituzione provinciale) , ma sicuramente una delle fondamentali ragioni per cui noi chiediamo e lavoriamo perché vi sia una provincia che oltre a tenere uniti in una unica prospettiva i nostri attuali 78 comuni sanniti, veda nella città di Benevento il proprio capoluogo. E’ per questo che, pur nelle differenti posizioni in merito all’istituto provinciale, dall’Agosto 2011 ad oggi ci siamo mossi in maniera unitaria , provincia e città di Benevento, senatori e deputati regionali, nazionali ed europei, per salvaguardare lo stato di Benevento capoluogo di provincia. Lo abbiamo fatto con una strategia a 360 gradi, pronti a discutere ed a trovare soluzioni sia di non riordino che di revisione degli assetti provinciali attuali. Non ci siamo mai confinati nell’unica ed intransigente difesa dell’esistente, esistente che naturalmente rientra fra le opzioni possibili; così oltre a dire che era possibile rivendicare per la Campania la non applicazione del riordino ( tesi sostenuta dal senatore Viespoli in Senato e da me e dal sindaco al tavolo regione-enti locali) , siamo stati gli unici a proporre un concreto piano di riassetto territoriale che consentisse una articolazione della Campania in 4 province ed una città metropolitana ( piano proposto in sede regionale dall’on.le Del Basso De Caro e da me e dal sindaco al già citato tavolo regione-enti locali), e siamo stati i primi ( io ed il sindaco di Benevento) ad intraprendere iniziative per lavorare ad una Provincia nuova che mettesse insieme l’Irpinia ed il Sannio Beneventano, sfruttando una delle poche opportunità positive che il processo di riordino avviato concedeva. Io non sono in grado di dirvi, e credo che nessuno, su questo possa dare certezze, se la conversione in legge dell’ultimo decreto del governo andrà in porto e, se ciò accadrà, quali forme avrà. Se il processo di riordino imploderà, lavoreremo a rilanciare fra le macerie l’attuale Provincia di Benevento. Se l’accorpamento delle Province di Avellino e Benevento, che in questo momento è già decretato, verrà mantenuto, allora noi chiediamo che venga mantenuta anche la indicazione di Benevento capoluogo e su questa base lavoreremo perché, sia pure in condizioni difficilissime, nasca e si avvii un processo di costruzione di una unica provincia delle aree interne della Campania. La norma che fissa il criterio di scelta del capoluogo delle nuove province è già cambiata tre volte, fortunatamente senza mai compromettere il ruolo di Benevento capoluogo. Tuttavia sappiamo che una dura battaglia ci aspetta in parlamento, dove la debolezza, le ormai numerose e rilevanti obiezioni sollevate al decreto governativo, possono essere foriere anche di ulteriori peggioramenti e di rinvii di scelte fondamentali ( come quella del capoluogo) ad altre sedi ed altri tempi. Noi sappiamo che in particolare gli amici irpini stanno dispiegando tutte le loro forze per rivendicare il ruolo di capoluogo di Avellino. Noi non vogliamo aprire uno scontro con loro, né con i loro rappresentanti istituzionali né con i comuni e le popolazioni irpine; noi vogliamo avere con loro un rapporto positivo e costruttivo, perché solo da questo potrà nascere una provincia nuova e forte; noi siamo preoccupati da un lunga e prolungata battaglia e soprattutto dal rischio di una sua degenerazione in scontri che possono radicare contrapposizioni territoriali che renderanno ancor più complessa e di difficile attuazione quella riunificazione territoriale alla quale siamo chiamati. Naturalmente ci difenderemo, lo faranno i nostri senatori ed i nostri deputati ( .. e credo che più e meglio di me lo diranno loro fra poco), lo faremo noi tutti, come ha già fatto la Provincia costituendosi al TAR Lazio in opposizione al ricorso presentato dalla Provincia e dal Comune di Avellino sulla norma relativa al capoluogo. Noi non pensiamo di fare uno scippo ( anche perché la storia della nostra azione dimostra che mai abbiamo operato in tal senso ), crediamo al contrario che la scelta di Benevento capoluogo sia naturale, coerente con la storia , l’assetto ed il ruolo delle aree interne della Campania. Non abbiamo dispiegato nel dettaglio queste argomentazioni perché ancora speriamo di non dover acuire quelle contraddizioni di cui ho detto in precedenza e perché siamo sicuri che in un quadro di serenità esse sarebbero facilmente riconoscibili da parte di tutti. Lasciatemi solo ricordare che anche il contestatissimo criterio di assegnare il capoluogo alla città più grande per popolazione non è una anomalia ed è anzi anche la regola dettata dalla prassi e dalla storia, visto che in tutte le Province esistenti ( fatta eccezione per quattro di esse, di cui due in regione a statuto speciale) il capoluogo è anche la città più grande. Naturalmente siamo i primi ad essere consapevoli che la città di Avellino dovrà avere nella nuova Provincia un ruolo importante e credo che siamo tutti consapevoli che, pur dovendo registrare una complessiva diminuzione di ruolo, di servizi provinciali e di presenza dello stato sui nostri territori, dovremo concertare assetti a questa funzione di grande rilevanza che Avellino, insieme a Benevento, dovrà assumere . Io credo di aver abusato della vostra cortesia e della vostra attenzione. So naturalmente di aver omesso una grande quantità di questioni e considerazioni, e soprattutto, come era giusto in questa sede, aver tralasciato ogni considerazione sulle condizioni in cui si stanno trascinando le province ed in cui si troveranno le nuove che eventualmente nasceranno. Stiamo assistendo ad un vero e proprio azione di strangolamento finanziario, svuotamento funzionale e ridimensionamento istituzionale che naturalmente compromette e rende difficile le stesse auspicate prospettive di costruzione di una nuova e più grande provincia. Credo che sarà in sede di Consiglio Provinciale che presto ed insieme affronteremo questi problemi”.

 

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