«Sul salario minimo c’è bisogno di ragionare su come rafforzare il potere d’acquisto delle famiglie. L’Italia ha scelto di farlo attraverso la contrattazione collettiva. Personalmente sono convinta che quella sia la strada più giusta». Lo ha detto il ministro per il Sud Mara Carfagna, intervenendo a Napoli alla conferenza programmatica di Noi con il Sud. «Non c’è l’obbligo – ha aggiunto, commentando la direttiva che vorrebbe introdurre il salario minimo in Europa – perché l’Ue sollecita gli Stati membri e li invita ad occuparsi del tema del lavoro povero, naturalmente nel rispetto delle scelte di ciascuno Stato. C’è chi ha scelto di tutelare il lavoro povero attraverso il salario minimo, c’è chi ha scelto di farlo attraverso la contrattazione collettiva. In Italia abbiamo una contrattazione collettiva che supera addirittura la soglia dell’80 per cento. Personalmente io credo che sia assolutamente condivisibile l’obiettivo, perché non si può certo lavorare 8 ore al giorno per non avere neanche i soldi per pagare le bollette». «Penso – ha spiegato il ministro – che si debba immaginare come rafforzare ed estendere la contrattazione collettiva e di come mettere più soldi in busta paga dei lavoratori, considerato anche l’inflazione che erode notevolmente il potere d’acquisto. Il bonus di 200 euro che è stato approvato dal Governo Draghi e che arriverà entro il mese di luglio sicuramente rappresenta una boccata d’ossigeno ma siamo consapevoli che non basta e che bisogna agire attraverso misure strutturali». A proposito dell’eventualità che una misura come il salario minimo, unita al reddito di cittadinanza, possa portare al collasso il mondo del lavoro, il ministro è netto: «Non credo assolutamente. È un dibattito con una finalità e un obiettivo assolutamente condivisibile, da una parte il reddito di cittadinanza ci impone di riflettere su come rafforzare e migliorare uno strumento di sostegno al reddito che c’è in tutti i Paesi europei e non può certo essere messo in discussione adesso in Italia dopo che due anni di pandemia hanno ampliato le sacche di povertà». Carfagna ha tirato così le somme: «Certamente il reddito di cittadinanza non ha funzionato, ci sono stati tantissimi abusi, tante persone che lo hanno percepito non avevano titoli e diritto con uno spreco enorme di risorse pubbliche. Ma io non metterei però in discussione le finalità che con quello strumento bisogna raggiungere, cioè la necessità di sostenere chi non è in grado di lavorare, chi non può lavorare. Tutto il resto dev’essere oggetto di una profonda revisione e rivisitazione». Quanto alle divergenze nella maggioranza su questi temi e in politica estera. «Penso che in prossimità di un voto i toni si alzino sempre. Questo è anche l’effetto un pò della campagna elettorale. Chiuse le urne sono certa che prevarrà il buon senso e anche il pragmatismo», ha spiegato Carfagna. «Nessun partito che ha l’ambizione di governare il Paese può permettersi di mettere in discussione la collocazione internazionale dell’Italia e quindi le alleanze internazionali».
A proposito di equilibri. Se per area Draghi «si intende che dopo un governo serio deve esserci un altro governo serio sono assolutamente d’accordo. Serietà, responsabilità, credibilità, di questo il Paese ha bisogno». Così il ministro per il Sud Mara Carfagna ha risposto in merito alla necessità di dare un tetto alla cosiddetta ‘Area Draghi’ che esiste nel Paese evidenziata ieri da Matteo Renzi. «Penso – ha sostenuto il ministro – che il Paese sia stanco, sia stufo di estremismi, di posizioni radicali, di propaganda portata avanti a oltranza. Credo che il governo Draghi abbia costruito un patrimonio di credibilità e di affidabilità a cui gli italiani difficilmente rinunceranno». E, sul caro carburanti, ha spiegato il ministro, «il governo è pronto a intervenire in qualunque momento perché le famiglie non devono pagare il prezzo di questa crisi». Dalle questioni nazionali a quelle locali. «Se saremo bravi e sapremo lasciarci alle spalle le promesse non mantenute di questi anni, le inspiegabili lungaggini burocratiche e i conflitti istituzionali che hanno paralizzato la riqualificazione di Bagnoli, penso che potremo determinare un cambio di passo importante e dimostrare che al Sud non esistono cause perse», ha detto Carfagna, oggi in cabina di regia per il rilancio atteso da troppo tempo dell’ex area Italsider. Si tratta, ha sottolineato lei, della «prima cabina di regia che si riunisce dopo le modifiche che ho voluto portare all’approvazione del Consiglio dei ministri. Modifiche che attribuiscono al sindaco il ruolo di commissario straordinario, lo dotano di una struttura tecnica di supporto che prima non aveva, e gli conferiscono anche le leve necessarie per vincolare il soggetto attuatore al rispetto di un cronoprogramma ben preciso». Sul tema «c’è un cambio di passo importante e se saremo bravi potremo dimostrare che al Sud non esistono cause perse, ma che le cause perse possono trasformarsi in scommesse vinte. Vorrei che da questa cabina di regia, da questo cambio di governance, passasse questo messaggio». Quindi, l’auspicio «che da qui ai prossimi anni, perché non sarà evidentemente un percorso breve, Bagnoli possa trasformarsi da causa persa di Napoli, della Campania e dell’intero Mezzogiorno, in una scommessa vinta e simbolo del Mezzogiorno che vuole riscattarsi». Altro impegno nei prossimi mesi: verrà potenziata la videosorveglianza al parco Verde di Caivano. L’intervento, parte del contratto istituzionale di sviluppo «Dalla Terra dei fuochi al Giardino d’Europa» siglato tra il ministero per il Sud e la Coesione territoriale e i Comuni dell’area, sarà presentato oggi dal ministro in occasione della riunione del tavolo istituzionale nella chiesa di San Paolo Apostolo al Parco Verde, la parrocchia di don Maurizio Patriciello. Questa la ricetta per il Sud di Maurizio Lupi, presidente di Noi con l’Italia, movimento alleato del centrodestra che ha tenuto la sua conferenza programmatica in un hotel del centro di Napoli: «Il Mezzogiorno deve smettere di essere un problema per l’Europa o per l’ Italia. Il Mezzogiorno è una risorsa dell’ Italia e dell’Europa. È il cuore del Mediterraneo, e il Mezzogiorno lo si ammazza con l’ assistenzialismo, con il reddito di cittadinanza, con il salario minimo garantito. Il Mezzogiorno lo si rilancia e diventa una vera risorsa per l’ Italia e per l’ Europa solo se investe in capitale umano, nelle imprese contro la burocrazia e valorizzando le risorse che ci sono».