AVERSA – Riceviamo e pubblichiamo la nota dell’Assemblea Aversana per l’Autonomia sull’iniziativa Un palco per le lotte che si svolgerà domenica al Tempo Rosso di Pignataro Maggiore. “Domenica 28 ci incontreremo al Csoa Tempo Rosso di Pignataro Maggiore dove, in concomitanza con il live dei 99 Posse, ci sarà spazio per interventi di lotta e resistenza. Le compagne e i compagni di Terra di Lavoro hanno voluto aprire il palco e il microfono alle lotte in corso e a quelle che nasceranno da qui a qualche mese. In attesa dell’autunno, che tutti annunciano come caldo, proviamo, con questo primo esperimento, ad avviare un confronto tra quei soggetti che hanno già sperimentato, sulla propria pelle, la brutalità di un sistema politico, sociale e produttivo che attenta, quotidianamente, alla dignità delle persone.

Persone, appunto. Non meri ingranaggi di un sistema produttivo dove conta solo il dio denaro. Sistema che ha spezzato quei meccanismi di condivisione e consapevolezza che hanno caratterizzato i movimenti del XX secolo.

Oggi, chi viene sfruttato pensa di esser solo, che questa sia l’unica realtà possibile e, pertanto, o ci si adegua o la si fa finita. Noi crediamo che questa spirale debba essere spezzata, che ci siano tutte le condizioni per ricostruire un movimento che punti, senza compromessi, a trasformare lo stato di cose presenti.

Il movimento No Tav, la resistenza della Val di Susa allo scempio ambientale, rappresentano un esempio da mutuare tanto quanto la lotta dei lavoratori della logistica che, rifiutando ogni possibile accordo al ribasso, attraverso la determinazione e la continuità della lotta, sono riusciti a riconquistare il proprio posto di lavoro, piegando l’arroganza delle coop.

Ma Terra di Lavoro non è la Val Susa come non è l’Emilia rossa dove si è formato un proletariato migrante che ha scelto di lottare rompendo la pace sociale eredita dal dominio Pci/Pds/Ds/Pd/Cgil. Terra di Lavoro oggi è una vasta area abbandonata dove, dopo decenni di speculazioni di ogni tipo, le contraddizioni attendono soltanto di essere innescate per poi esplodere. A fronte di un tessuto produttivo compromesso, forse irrimediabilmente, la classe dirigente continua a coltivare i propri interessi di bottega. Ma tutto ciò non è più tollerabile. Non possiamo più permettere che un politico locale dica che l’inquinamento, le morti, le malattie siano il giusto prezzo da pagare per il lavoro.  Non possiamo più permettere che una famiglia venga sfrattata perché l’affitto è troppo alto. E’ il momento di scegliere: o si resta in silenzio è si diventa complici di chi devasta e saccheggia le vite altrui o ci si attiva e si resiste a tutto ciò”.

 

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