CASERTA: Il rapporto 2014 sulla corruzione, realizzato dalla Commissione Europea e pubblicato nell’Aprile scorso, ha messo ancora una volta l’Italia all’indice, indicando che ogni anno le tangenti e gli accordi sottobanco sottraggono al sistema economico del Paese circa 60 miliardi di euro, ovvero la metà di tutto il maltolto europeo (che ammonta a 120 miliardi di euro). Le recentissime indagini giudiziarie sui lavori dell’Expo 2015 hanno confermato che, nonostante i controlli rigidissimi, soprattutto in materia antimafia, il ricorso alla corruzione è sistematico e difficilmente contrastabile esclusivamente con la sanzione penale. Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Antonio Iovine, che fino a tre anni e mezzo fa è stato uno dei capi del clan dei Casalesi, hanno confermato che la corruzione è stata l’arma più potente utilizzata dalla camorra per controllare appalti e consenso elettorale. Al di là dei coinvolgimento di esponenti della politica casertana e regionale, la cui responsabilità dovrà essere accertata dalla magistratura alla quale il Pd di Caserta conferma la fiducia, auspicando che faccia chiarezza al più presto, l’ex capo dei Casalesi ha raccontato un sistema economico e politico in cui le tre componenti – politica, camorra, impresa – hanno viaggiato di pari passo sorreggendosi a vicenda soprattutto perché non hanno funzionato i controlli, perché la burocrazia è diventata un potere autoreferenziale, perché la normativa in materia di appalti non è adeguata. Le proposte del Pd casertano: “Va ripensato e riscritto l’intero apparato della prevenzione- scrive il segretario provinciale, Raffaele Vitale- un percorso indicato di recente anche dal responsabile nazione anticorruzione, Raffaele Cantone, che deve essere accompagnato da una riforma strutturale della pubblica amministrazione. L’esperienza maturata sul campo dagli amministratori degli enti locali, che operano in un territorio difficile e fortemente influenzato dalla presenza della camorra ha consentito al Pd di Terra di Lavoro di tracciare un programma di lavoro, da sottoporre ai nostri parlamentari e al Governo, perché intervengano con leggi e riforme incisive ed efficaci. Il Pd ritiene che sia il momento di superare la legge Bassanini, individuando dei correttivi e ripristinando un sistema di controlli sull’operato della pubblica amministrazione. Va anche rivisto l’istituto della Stazione Unica Appaltante, che alla prova dei fatti si è rivelata inefficace se non addirittura criminogena, incentivando il sistema dei cartelli tra imprese. Riforma che non può non essere accompagnata da una nuova legge sugli appalti, riscritta tenendo conto della necessità di semplificare il più possibile le procedure, così da assicurare certezza del diritto e limitati margini di discrezionalità agli uffici tecnici. Queste indicazioni saranno esplicitate attraverso una piattaforma alla quale collaboreranno gli amministratori degli enti locali e che saranno presentate alla stampa nel corso di un’iniziativa pubblica”.