AVERSA – Mariano D’Amore si dimette da segretario cittadino e il Partito democratico di Aversa viene travolto dall’ennesimo tsunami in piena campagna elettorale. E’ il secondo passo indietro, nel giro di poco tempo, dell’ex assessore comunale e ormai ex leader cittadino del Pd.

A quattro giorni dalla presentazione delle liste per le amministrative, infatti, D’Amore aveva ritirato la sua candidatura a sindaco della città normanna, dopo che i vertici provinciali del suo partito avevano intrapreso una serrata trattativa – poi fallita – con l’associazione “Abc” con l’obiettivo di far scendere in campo l’ex primo cittadino Lello Ferrara. Dopo il dietrofront elettorale, D’Amore ha deciso in queste ore anche di lasciare il timone del Pd, assestando un altro colpo ai già precari equilibri interni al partito aversano.

La guida della sezione normanna è stata affidata dal segretario provinciale Dario Abbate al capogruppo uscente e candidato Francesco Gatto, che a fronte della giovane età possiede cospicuo bagaglio di esperienza politico-amministrativa alle spalle. Certo, il compito di Gatto sarà tutt’altro che agevole. Nello scorso autunno il Pd di Aversa uscì con le ossa rotta da un aspro dibattito interno, culminato con il documento di sfiducia a Mariano D’Amore, rimasto in sella grazie all’intervento di Abbate. Ma da allora il fuoco delle polemiche è continuato a covare sotto la cenere di una tregua armata, fino alla nuova resa dei conti sulla scelta del candidato sindaco del centrosinistra alle comunali.

Su fronti contrapposti si sono scontrati i seguaci dell’onorevole Stefano Graziano, sostenitore di D’Amore, e il gruppo che fa capo al consigliere regionale Nicola Caputo, favorevole alla candidatura di Ferrara. Il braccio di ferro non ha avuto, di fatto, né vincitori, né vinti, ma ha fatto di nuovo emergere le forti divergenze nella sezione normanna.

Le dimissioni di D’Amore e la guerra interna al Pd rendono ancora più ostico il cammino del candidato sindaco del centrosinistra Salvino Cella, proposto dall’Idv, che in piena campagna elettorale dovrà far fronte a una grana politica di cui avrebbe fatto volentieri a meno.

Mario De Michele

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