CARINARO. Giuseppe Barbato si conferma unica nota limpida di questa fase politica carinarese. Manca davvero pochissimo all’Election day del 25 maggio e l’assessore alle politiche sociali del comune di Carinaro ha praticamente definito quasi tutti i pilastri che, con fierezza, lo sosterranno nella fase di campagna elettorale. L’idea della velocità, del cambiamento immediato, stile Governo Renzi, la si intende già in questo frangente, poichè sia il logo che il nome della lista sono stati presentati a 20 giorni dallo scoccar del mese che precede le votazioni e questo la dice lunga su quanto il candidato a Sindaco voglia attuare cambiamenti forti e decisi rispetto alla politica degli ultimi anni.
Così capita che il nome della lista sia “Uniti per cambiare”, ovvero definire un volto nuovo ad una realtà che dice, unanime, “Giuseppe Barbato per Carinaro”.
Il simbolo ufficiale richiama i colori della pace, della cordialità e dell’unione d’intenti sul programma da parte dei componenti della lista alla base di qualsiasi gestione comunale. Inoltre “il sole che nasce – dice Barbato – ci riporta alle nuove energie che si apprestano ad interessarsi della res pubblica, rievocando la forza intrinseca a cui i giovani di questo paese devono dare sfogo per un futuro all’altezza dei loro sogni e delle loro prospettive”.
Un’idea, quella del 49enne, che si erge in nome della trasparenza e della partecipazione; insomma il politico che si siede in ufficio e non scende nelle realtà sociali è totalmente da ripudiare.
Intanto la lista di Giuseppe Barbato ingloba altri nomi importanti: dopo Rachele Barbato, Assunta Madonia, Daniela De Simone, Carla Orabona, Bruno Centrella e Giovanni Coscione, anche Nicola Zampella, operaio 34enne appartenente ad una famiglia carinarese, ed Antonio Puca, 39enne residente nella zona periferica C4 e dipendente di una catena di distribuzione alimentare nella zona, hanno deciso di scendere in campo. Entrambi rappresentano, metaforicamente, l’attenzione che il candidato a sindaco vuole porre sulle realtà periferiche, spesso lasciate al proprio destino.