CASAL DI PRINCIPE – “Attendiamo entro un mese risposte dai sei Comuni appartenenti al consorzio, altrimenti il cda sarà costretto a dimettersi”. Giovanni Allucci, amministratore delegato del Consorzio Agrorinasce – titolare di decine di progetti per il riuso di beni confiscati in provincia di Caserta – sintetizza così le difficoltà economiche che mettono a rischio la sopravvivenza di questa esperienza, unica del suo genere in un territorio-simbolo, quello di Gomorra e dei Casalesi.

I sei comuni che hanno costituito anni fa Agrorinasce hanno accumulato debiti per circa 990mila euro nei confronti del consorzio, che rilancia: “Ci affidino la gestione del loro patrimonio, e con i proventi di questa attività – spiega Gallucci – potremo finanziare i progetti per l’uso sociale dei beni confiscati”. In attesa di risposte, al fianco di Agrorinasce scende in campo Polis, la fondazione per la legalità della Regione Campania: “Apprendiamo con grande preoccupazione della possibile chiusura del consorzio Agrorinasce e stimoliamo tutti, a partire dagli organismi preposti, a fare il possibile perché tale rischio venga scongiurato”. “Agrorinasce – ricorda Polis – ha in gestione ben 58 beni confiscati alla camorra e negli ultimi 14 anni ha sviluppato progetti per 15 milioni di euro. Siamo di fronte ad una vera e propria eccellenza in materia di riqualificazione dei patrimoni sottratti ai clan, una sua chiusura avrebbe gravi e preoccupanti ripercussioni su tutto il territorio della provincia di Caserta e dell’intera Regione”.

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