CASERTA – Chi si aspettava una svolta nella gestione del Partito Democratico di Terra di Lavoro è rimasto deluso. L’attesa apertura della segreteria provinciale agli uomini della minoranza da parte del segretario Dario Abbate non c’è stata.

Il segretario provinciale non è andato oltre una generica dichiarazione d’intenti che non ha soddisfatto l’area che all’ultimo congresso provinciale aveva sostenuto Enrico Tresca. Per la minoranza del partito democratico casertano la direzione provinciale, svolta nella serata di ieri, non ha affrontato il nocciolo dei problemi continuando ad ignorare una situazione di ingessatura che ha prodotto i disastrosi risultati elettorali delle ultime elezioni amministrative alle quali il partito casertano ha fatto registrare un dato pessimo.

Ai lavori ha partecipato anche il segretario regionale Enzo Amendola che ha seguito con particolare attenzione gli interventi. Abbate, naturalmente, non ha nascosto l’insoddisfazione per il risultato elettorale ma si è anche scagliato contro chi “offre all’esterno di questo luogo l’immagine di un partito colpito, lacerato, affondato, disastrato, incapace di analisi e di proposta”. Abbate ha poi parlato di un partito che in provincia resterà nettamente all’opposizione pur nell’ottica di un’alleanza nazionale con l’Udc, della necessità di dover dar vita ad un progetto politico credibile e in grado di fornire risposte ai mille gravissimi problemi di terra di lavoro. Ma il percorso per l’alternativa e per la crescita del Pd a Caserta è lungo difficile soprattutto se le varie anime del partito non decideranno di remare tutte nella stessa direzione, superando steccati, appartenenze e, le pur legittime, aspirazioni personali.

 


 

DI SEGUITO IL TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DI DARIO ABBATE

Care Democratiche, cari Democratici,

la drammatica condizione in cui vive la provincia di Caserta e la fase di austerità nazionale ci impongono di celebrare questa direzione provinciale con senso di responsabilità, con la consapevolezza della enorme aspettativa che la società, gli iscritti e gli elettori della provincia rivendicano nei  nostri confronti e soprattutto si aspettano da noi. E’ bene dunque favorire una discussione aperta, libera, per rendere chiare le decisioni che dovremo prendere collegialmente ma responsabilmente.

Spero perciò che da questa discussione possano emergere non le nostre divergenze, per la verità sempre minori, ma le proposte,  i punti di contatto e di unità che, nei momenti difficili, sono imposti ad una forza politica quale la nostra.

Un primo punto va però chiarito.

Non intendo sottacere o nascondere i momenti di difficoltà in cui il Partito Democratico ha vissuto negli ultimi mesi, a partire da un non esaltante risultato elettorale, ma intendo articolare un’analisi dell’attuale che, partendo dagli elementi positivi emersi, possa portarci a guardare al futuro con speranza ed ottimismo  e riuscire a riconsegnare al nostro partito il ruolo  che la sua autorevolezza e la sua funzione impongono.

Ed è ispirato da ciò che intendo affermare il mio rifiuto rispetto alle analisi distruttive ed autolesionistiche articolate da molti di noi, o da nostri autorevoli dirigenti, analisi ispirate prevalentemente da toni distruttivi, alla disarticolazione, al tutto va male.

Permettetemi perciò di dissentire da chi, con un atteggiamento a mio parere poco responsabile, offre all’esterno di questo luogo l’immagine di un partito colpito, lacerato, affondato, disastrato, incapace di analisi e di proposta.

Conclusioni di questo tipo partono da un’analisi ingenerosa verso noi stessi, verso il lavoro laborioso e prodigo di risultati dei nostri segretari di circolo, dei nostri parlamentari regionali e nazionali, verso quello che quotidianamente e con sacrificio facciamo e verso i 5000 e passa cittadini che nel 2011 hanno deciso di rinnovare la propria adesione al partito democratico.

Io credo invece, e ne sono fortemente convinto, che anche in provincia di Caserta, dove il sistema politico e dei partiti si è frammentato ed in crisi profonda,  il PD sta tornando ad essere un partito di largo insediamento popolare, amato nonostante tutto da una base desiderosa di “partecipare”, di essere rappresentata e coinvolta nelle scelte.

Lo dimostra il grande fermento che personalmente ho riscontrato in tanti circoli della provincia, lo dimostra il grande desiderio di confrontarsi che vive in mezzo a noi e la voglia di partecipazione che giorno dopo giorno ci viene richiesta dagli iscritti e dai cittadini. 03.

Io in giro percepisco ottimismo, fiducia verso il partito Democratico, non senso di disfatta e peggio ancora spirito di rassegnazione.

Ed è per questo, lo ribadisco, che contesto le analisi demolitrici di chi, con sadica  soddisfazione, indica un partito al 6% dei consensi come se ciò, un atteggiamento autolesionistico, aiutasse ad attirare più cittadini e più consensi.

Non è una presa di distanza, ripeto, né il tentativo di occultare una condizione non esaltante.

Ma io percepisco che questo nostro sport preferito ovvero quello di proiettare all’esterno una nostra presunta debolezza e la divisione dei nostri gruppi dirigenti rappresenta il nostro limite,  accentua la frantumazione, determina di fatto una paralisi, che al di là delle vicende nazionali, non aiuta il Partito a risollevarsi ed ad affrontare le difficile sfide che abbiamo davanti.

E di questa condizione hanno risentito i nostri dirigenti locali sia dove i democratici sono forza di governo sia dove sono forza di opposizione.

Le ultime elezioni amministrative hanno dimostrato che ove si è stati capaci di costruire proposte serie e coerenti per le città, dove si è apprezzato il valore della solidarietà e dell’interesse collettivo, si è riuscito a vincere o ad affermare un ruolo coerente ed autorevole per il partito Democratico, come nella città di Mondragone, dove il Pd complessivamente sfiora il 20% dei consensi, come a Piedimonte Matese e Villa di Briano dove i nostri amministratori del PD sono stati capaci di raggiungere consensi altissimi. E non mi si dica che lì il risultato non conta.

Ove , invece, hanno prevalso divisioni e personalismi, ove non si è stato capaci di proporre agli elettori proposte organiche, coalizioni  affidabili e credibili, i cittadini non ci hanno premiato.

In questo quadro, peraltro, non vanno sottovalutate la peculiarità del contesto politico nel quale si muove il nostro agire, un contesto che vede da un lato un centro sinistra e le forze che lo compongono fortemente indebolito rispetto al quadro nazionale, e a un centro destra stabilmente ancorato su un’alleanza ormai illogica e anacronistica tra PDL e UDC che, forte di uno strumentale uso del loro potere regionale e provinciale, rende complicata una seria azione di opposizione e rende agevole i trasformismi, vecchia piaga del nostro sistema politico mai adeguatamente contrastata.

A ciò si aggiunga che le forme di partecipazione politica sono ormai in crisi evidente, ed è impossibile aspettarsi un’inversione di tendenza senza offrire segnali di cambiamento rispetto al ruolo dei partiti, percepiti sempre meno credibili anche perché spesso più distanti ed autoreferenziali rispetto al reale vissuto dei cittadini.

Per ovviare a tutto ciò e riannodare un rapporto di fiducia con i cittadini, è sembrato utile sostenere l’azione determinata del governo Monti.

Sappiamo che la crisi del sistema politico non riguarda solo gli altri, ma tocca anche noi.

Ma la nostra politica ha ancora molto da dire.

La strada intrapresa dal Pd nazionale di diventare il perno del sistema politico italiano, il pilastro di ogni possibile soluzione di governo deve necessariamente coinvolgere anche il partito della provincia di Caserta.

Non può esserci alternativa senza il Partito Democratico.

Ma l’alternativa all’attuale assetto politico della provincia di Caserta non si costruisce con atteggiamenti minoritari e succubi, ma con la consapevolezza della grande forza democratica che il PD è in grado di offrire ai cittadini della provincia di Caserta e della Campania, coerente con l’idea che al fianco del Partito Democratico c’è la domanda di partecipazione dei cittadini.

Ed è per questo motivo, innanzitutto, che non condivido questo continuo corteggiamento dell’UDC fatto da nostri rappresentanti, questo avvilente tirare per la giacchetta una forza politica, verso la quale nutriamo stima e rispetto per il consenso che è in grado di esprimere, ma che continua come ho già detto a ritenere fondamentale e prioritaria (e forse ancora conveniente) l’alleanza con il PDL.

Beninteso non intendo escludere alcuna ipotesi nella quale PD e UDC, principali forze progressiste  e moderate,   possano incontrarsi in un  prossimo futuro, specie ove il quadro nazionale dovesse mutare, ma ciò deve avvenire in una condizione di reciproco rispetto e su una condivisione dei programmi e delle idee per la provincia di Caserta, su quello che intendiamo fare per far uscire questa provincia dal baratro economico nel quale è piombato.

Ciò significa promuovere una configurazione coerente con questa impostazione, che si fondi inevitabilmente sulla necessità di trovare le nostre convergenze solo in presenza di passaggi elettorali: primo corollario di questa considerazione, interpretando anche il pensiero rigoroso del nostro gruppo consiliare, è che non daremo mai il nostro assenso ad ipotesi di ribaltoni che modifichino l’assetto dell’alleanze uscite dalle elezioni provinciali dello scorso 2010.

Il PD è e resta senza ambiguità all’opposizione dell’attuale governo provinciale e continuerà a denunciarne le inefficienze, gli sprechi e i fallimenti.

Mi sia consentito un solo esempio, simbolico, di quanto sta accadendo.

Nel momento in cui centinaia di lavoratori sono privi del proprio stipendio, altri sono drammaticamente sulla soglia della disoccupazione, altri,  migliaia di lavoratori di questa provincia che sono in procinto di perdere o hanno perso il posto di lavoro  vedono privarsi dell’indispensabile sostegno al reddito, appare davvero scandaloso che la provincia possa riconoscere al proprio direttore generale una retribuzione annua di oltre 270 mila euro, con un aumento rispetto all’anno precedente di ben 90.000 euro.  E’ scandaloso! E’ un oltraggio alla crisi e a questo oltraggio va posto rimedio.

Ma quello che allarma di più è la crisi economica sempre più crescente nella provincia di Caserta,  frutto delle risposte sbagliate date dalla politica del centro destra incapace di dare un profitto ad una filiera istituzionale che lo vede al governo alla regione, alla provincia e nelle maggiori città.

Ancora tante questioni restano irrisolte: il dramma dei rifiuti, la questione ambientale, la viabilità, la  gestione pubblica dell’acqua con l’ennesimo tentativo egemonico del presidente Zinzi di istituire un organismo ormai soppresso dalla legge regionale.

Questa condizione drammatica impone al Partito Democratico della Provincia di Caserta di esaurire quella fase di approssimazione che ha impedito  fino ad oggi l’elaborazione di una proposta politica credibile e seria e di mettere in campo quel Partito a cui tanti cittadini guardano con fiducia e speranza nel cambiamento.

Il compito che ha davanti a sé il Pd in questa fase in Campania e in provincia di Caserta è la definizione di un programma e di una strategia politica credibile, e di una classe dirigente capace di proporsi come la più rappresentativa delle istanze e delle esigenze della popolazione, ed essere vincente ad ogni scadenza elettorale.

Occorre inoltre un cambio di passo nei nostri rapporti e nel nostro saper stare insieme. Il problema vero del Pd, capace di mettere a repentaglio la sua stessa unità e la sua identità, è un feroce arroccamento degli apparati tradizionali volto a difendere rendite di posizioni ormai proiettate verso l’inevitabile auto dissolvimento.

Sono proprio gli apparati  i grandi nemici di qualunque operazione di unificazione del partito.

E’ necessario dialogare e confrontarsi sui temi che il Partito Democratico di Caserta dovrà portare avanti nei prossimi mesi, non limitarci a discutere arroccati su posizioni ormai superate, in attesa di giungere alle elezioni politiche senza un progetto chiaro e unitario, favorendo così solo le velleità e le ambizioni personali, e danneggiando irreparabilmente  la nostra credibilità.

Dobbiamo tendere ad essere un punto di riferimento saldo e credibile nei confronti dei cittadini e degli elettori, solo così potremo riscattarci e candidarci ad essere forza di governo a tutti i livelli.

La strada che abbiamo fatto assieme, dal 2007 ad oggi, ha avuto inciampi, problemi, difficoltà, ma restiamo in questa provincia, un partito centrale nell’intera geografia politica, nel punto essenziale del rapporto tra politica e società.

Se non ci carichiamo collegialmente di questa funzione e di questo ruolo non potremo essere utili né aspirare a sovvertire gli esiti elettorali.

Far parte di un partito e lavorare ad un progetto politico valido e credibile non è una questione di organigrammi né di assetti.

Abbiamo la necessità di mettere in campo un nuovo linguaggio e di recuperare quei valori che ci fanno guardare al Partito come un bene comune, un patrimonio di tutti i suoi iscritti, un bene per il quale ognuno di noi spende il suo tempo e si sacrifica.

Ed è su tale premessa che propongo l’avvio di una fase politica nuova, oltre ogni ipocrisia: costruire il nuovo percorso fatto di programmi e contenuti condivisi e su di essi misurare la nostra volontà di raggiungere sintesi e unità.

Accordi a tavolino e scelte calate dall’alto sono la reiterazione di metodi e meccanismi del passato che vanno banditi.

La sintesi e l’unità vanno costruiti sulla base di un programma condiviso, altrimenti si corre il rischio di cadere nel mero tatticismo senza alcuna prospettiva di vero successo.

Il nostro PD, insomma deve essere la sede di una nuova possibile sintesi politica per una società che è oltre le appartenenze – di maggioranza o di minoranza – ed ha in ogni caso superato l’idea secondo cui la politica debba essere un riflesso di divisioni di quel genere.

Per questo affermiamo che il discrimine tra vecchio e nuovo è un rinnovamento identitario ed ideologico della classe dirigente del partito casertano, quale condizione imprescindibile per la ripresa di vitalità, ripresa che come ho già detto si sta realizzando attraverso il grande interesse che il Pd suscita nelle donne e nelle nuove generazioni.

Se ci fosse tra gli osservatori uno sguardo onesto su questo punto si vedrebbe bene il grandissimo numero di protagonisti nuovi, che operano nel partito e nelle amministrazioni locali.

Siamo ormai nelle condizioni di mandare avanti persone nuove, sperimentate, di nuova generazione e di mettere sulle loro spalle grande parte delle future responsabilità; e questo avverrà.

Per quel che mi riguarda lo considero parte del mio compito, ma non avverrà – sia chiaro – senza il presidio di esperienze preziose maturate negli anni! Ma detto questo, il rinnovamento avverrà, ne abbiamo le condizioni.

Il PD è già ritornato sulla scena politica come soggetto promotore di iniziative nei settori di possibile sviluppo di questa provincia: le tre recenti iniziative sull’agricoltura, molto apprezzate,  vanno in quella direzione.

Ma il PD deve dotarsi di una propria agenda con priorità nette frutto di una chiara ed organica visione complessiva, con scelte di sviluppo locale coerente.

Mentre  – come ho detto – cerchiamo di essere promotori di un patto largo di ricostruzione e cambiamento, noi rafforziamo la nostra iniziativa di partito.

Avremo nei prossimi mesi la nostra conferenza provinciale sul lavoro ed una conferenza provinciale sui temi del trasporto e della logistica; avremo a Caserta la conferenza regionale sul mare, come ha promesso il segretario regionale Enzo Amendola; avremo finalmente i nostri stati generali della cultura.

Da settembre contiamo di riaprire un grande confronto con l’intellettualità sull’idea di governo di questa provincia, una conferenza sulla riscossa civica e morale e in generale sul tema della legalità.

Avremo un’assemblea con le forze economiche e sociali sui temi della crescita in risposta alla crisi. Naturalmente tante altre iniziative di partito locale.

Come vedete – e ho saltato tanti altri appuntamenti – un’attività molto impegnativa e largamente rivolta all’esterno e credo che dobbiamo fare così.

E’ giunto tuttavia il momento che ad una responsabilità collettiva si affianchi una iniziativa collegiale di tutto il partito, un requisito indispensabile per recuperare una identità sostanziale e non solo di facciata.

Comunico, pertanto, che è mia intenzione coinvolgere nelle segreteria del Partito le innumerevoli risorse, competenze di uomini e di donne che, a prescindere dalle  appartenenze congressuali o dall’appartenenza a gruppi,  animano la nostra organizzazione affinché   proposte e scelte fondamentali diventino il frutto di un lavoro condiviso. Il PD ha risorse culturali e intellettuali straordinarie. A queste risorse deve rivolgere la sua attenzione.

Tutto ciò ci consentirà di  presentarci  ai cittadini e agli elettori più forti in ogni occasione elettorale, dalle quali speriamo uscirà un partito più  forte, maggiormente rappresentativo e in grado di affrontare con fiducia le sfide del tempo.

Ascolterò pertanto le proposte e i suggerimenti che verranno fuori dal dibattito della Direzione provinciale di questa sera.

La forza ce l’abbiamo e io dico che, se ci mettiamo anche la convinzione, non dobbiamo aver paura di nulla!

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