MATESE – Una importante ed articolata mozione parlamentare, in cui si cita il caso della Campania, per rilanciare la problematica delle aree interne e di una “forestazione nuova innovativa”. Non solo piagnistei.
A porre l’attenzione sul binomio è un gruppo di parlamentari del PD con una mozione di cui è primo firmatario Simone Valiante .Cofirmatari anche Umberto del Basso De Caro, Gennaro Migliore(SEL),Massimo Paolucci,Salvatore Piccolo e con l’apporto significativo di Enrico Borghi, presidente Uncem nazionale. L’iniziativa dei parlamentati si riallaccia al progetto “aree interne e montane” promosso dall’ex ministro della coesione sociale, Fabrizio Barca e vuole impegnare il governo a rivitalizzare il tema con una serie di spunti operativi. Vediamo nel concreto le tracce segnalate : il governo è impegnato “ad intraprendere un percorso comune, avvalendosi della collaborazione di tutti i Ministeri interessati, che, facendo leva sulla programmazione comunitaria 2014-2020, concorra a ricollocare le aree montane al centro della vita e dell’economia del Paese; a rilanciare una visione culturale che realizzi una forestazione nuova e innovativa, con il contributo di tutti i livelli di governo coinvolti e gli organismi e le rappresentanze interessate, secondo un percorso condiviso e partecipato; a sensibilizzare le amministrazioni e le parti politiche ed economiche del Paese alla realizzazione di una strategia nazionale per le aree montane secondo le linee previste dal progetto richiamato in premessa; a intraprendere ogni iniziativa e misura utile, anche normativa, volta a prevedere un piano di risanamento finanziario del settore forestazione nelle regioni e nella Campania in particolare, facendo leva sui fondi comunitari 2014-2020; ad intraprendere iniziative e misure utili per realizzare una governance del settore che veda una chiara assegnazione di responsabilità e un forte coordinamento fra Governo e regioni, un ruolo centrale dei comuni e delle comunità montane di riferimento e un progetto di riforma dello stesso, per conferire stabilità al settore ed ai relativi livelli occupazionali”.
QuestA la parte finale e dispositivo della mozione in cui sono illustrate ragioni, motivazioni e finalità :” premesso che: un riposizionamento strategico delle aree montane passa attraverso diverse e più specifiche politiche per la montagna, nell’ambito di una nuova stagione di rilancio, in grado di svolgere funzioni organiche nel campo dell’assetto idrogeologico, delle energie rinnovabili, dello sviluppo rurale, della biodiversità, e avendo riguardo a un nuovo modello di sviluppo sostenibile e duraturo, fondato su una nuova governance montana che faccia capo ai comuni e alle loro comunità montane; all’interno di un quadro siffatto si collocherebbe una nuova e più produttiva forestazione regionale, in particolare campana, che, anche partendo da una rivisitazione della normativa di settore, contempli diverse prospettive e coniughi efficacemente innovazione e produttività, valorizzazione economica e ambientale; un sistema forestale multifunzionale, partendo dalla ineludibile necessità di prevenzione del rischio idrogeologico, dalla cura e dalla manutenzione del territorio, dell’ambiente e dei paesaggi montani, deve poter svolgere funzioni gestionali in più ambiti, dalla filiera foresta-legno-arredo alla filiera foresta-legno-energia, dalle biomasse legnose alla produzione dei crediti di carbonio, concorrendo così al conseguimento sia dei parametri europei del pacchetto europeo «clima-energia», conosciuto anche come strategia «20-20-20» sia delle opportunità offerte dalle nuove incentivazioni alla produzione di energia da fonti rinnovabili, anche impegnando le comunità montane, quali titolari di funzioni in materia di energia rinnovabile e patrimonio forestale; sarebbe importante incentivare e rilanciare la forestazione con nuove funzioni fondamentali, dare corpo alle tante altre funzioni più tradizionali, che, grazie anche ai lavatori forestali, solo gli enti montani possono continuare a svolgere, come le attività relative alla sentieristica e alla tabellazione, la gestione e la manutenzione dei rifugi montani, la manutenzione degli spazi verdi pubblici, la fruizione dei boschi anche a fini turistici e culturali, il controllo e la vigilanza delle aree forestali, la caccia e la pesca fluviale, il supporto alla gestione degli sportelli autorizzativi per l’utilizzo forestale, la manutenzione e il miglioramento della viabilità locale preordinata anche alla riduzione del rischio incendi, gli interventi tempestivi e qualificati sulle emergenze e le calamità che colpiscono sempre più frequentemente il territorio campano in particolare e, in generale, le aree del sud del Paese; con specifico riguardo alle emergenze e alle calamità, oltre alla prevenzione e alla lotta agli incendi, si è consolidata un’esperienza di intervento qualificata, di vera e propria protezione civile montana. Sulle frane e sulle alluvioni, sull’emergenza neve, sugli smottamenti, sulle calamità di diverso tipo, il personale degli enti montani esegue interventi immediati di grande professionalità, con mezzi tecnici e macchine operatrici in alcuni casi d’avanguardia, come quelle in possesso di tutte le comunità montane campane, e sempre più sofisticate; realizzare una forestazione nuova e innovativa, con una visione ampia e strategica, proiettata ben oltre i tradizionali parametri dell’intervento forestale, significa saper rispondere efficacemente alle stringenti logiche di mercato in tempi di crisi. Per concorrere a disegnare una nuova forestazione regionale, in particolare campana, e per valorizzare al massimo il ruolo delle zone interne montane e soprattutto le loro potenziali risorse vi è l’esigenza di coinvolgere anche altri settori di competenza regionale; per questi specifici fini un ruolo di primo piano è svolto dalla programmazione, dalle politiche e dalle risorse.
Il coinvolgimento delle istituzioni regionali competenti è imprescindibile; al momento il sistema forestale attuale riesce a pianificare e gestire, con lavori in economia eseguiti dai lavoratori forestali degli enti montani, i grandi progetti di area vasta, avvalendosi delle risorse dei programmi europei – Programma di sviluppo rurale, Programma integrato rurale per le aree protette, Fondo sociale europeo, Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, – e nazionali – Fondo per sviluppo e la coesione; per costruire un modello innovativo di pianificazione e gestione forestale, che sappia declinare efficacemente i principi della green economy, è necessario partire proprio dalle regioni, trasformando la forestazione tradizionale da un peso insostenibile in una risorsa accessibile. Per la riuscita di questa operazione servono però risorse non soltanto straordinarie ma anche ordinarie, tali sia sotto il profilo della tempistica sia sotto quello delle modalità attuative, e questo perché l’esigenza di continuità nelle azioni di manutenzione del territorio mal si coniuga con risposte di carattere straordinario; non si può però prescindere dall’analisi di una situazione attuale grave e critica. Facendo riferimento alla regione Campania, i lavoratori forestali in capo alle sole comunità montane, secondo quanto riportano i dati dell’Unione nazionale comuni comunità enti montani – UNCEM – al 31 dicembre 2012, sono 3949, di cui 2274 a tempo indeterminato, 1575 a tempo determinato e 100 ITI, con 25 prepensionamenti previsti nell’anno 2013. Il costo annuo del piano di forestazione ammonta a circa 85 milioni di euro, se si considerano gli operai a tempo determinato a 151 giornate e se si includono anche le spese per l’esercizio della delega. Mancano all’appello, nei due anni di grave crisi, 2011 e 2012, oltre 25 milioni di euro di risorse non stanziate, né reperite altrimenti dalla regione Campania, già impegnate dalle comunità montane ma non ancora erogate, a danno di circa 4000 operai forestali e delle loro famiglie. Nel 2012 sono stati stanziati 60 milioni di euro di fondi Fondo per sviluppo la e coesione delibera CIPE n. 87 del 2012 – lasciando scoperti i mesi antecedenti ad agosto e dimezzando l’impiego degli operai a tempo determinato. Nel 2013 risultano stanziati altri 60 milioni di euro sui fondi PAC, che dovrebbero consentire la copertura dei costi relativi agli operai a tempo indeterminato solo se posti in cassa integrazione per almeno 70 giornate lavorative, e degli operai a tempo determinato con al massimo 101 giornate lavorative.
Il vero problema è la liquidità disponibile, giacché se non vengono erogate le risorse, gli enti delegati non possono corrispondere i salari agli operai che ancora li attendono, in molti casi, anche da 14 mesi. Occorrerebbe alleggerire e semplificare le modalità di rendiconto e disporre di più elevate anticipazioni; per far uscire questo vitale settore dalla crisi che lo attanaglia da oltre tre anni servirebbe superare nell’anno in corso l’emergenza. Occorrerebbe attivare le risorse ordinarie, favorire i prepensionamenti, aumentare, l’impiego lavorativo degli operai a tempo determinato, anche mantenendo il blocco del turn-over. La stabilità del settore e la sua occupazione, la valorizzazione della professionalità degli addetti, anche attraverso un piano di formazione professionale, devono rappresentare gli obiettivi della nuova forestazione sganciata da logiche assistenziali, ma ancorata alla vera produttività economica e sociale. Bisogna superare l’idea, perversa e strumentale, del lavoro forestale inteso come un grande ammortizzatore sociale, per riaffermare invece il territorio quale grande risorsa strategica per lo sviluppo e la competitività, in una visione di sistema che sappia saldare le attività di salvaguardia dei territori con tutte le opportunità connesse all’ambiente e al paesaggio, alla montagna e al bosco; centrale resta il ruolo della nuova forestazione, intesa non solo come salvaguardia ambientale, ma anche come una grande risorsa economica e sociale per tutta la montagna. Si sono venuti a delineare una nuova figura e un nuovo status dei lavoratori forestali, recepiti anche nell’ultimo CCNL nazionale e nei relativi contratti regionali.
Nell’ambito della contrattazione collettiva sono presenti norme che consentono sia di impiegare i lavoratori in un’ottica sempre più produttiva e di mercato, pronta a interagire con nuovi programmi di forestazione e con gli interventi integrati di difesa del suolo, ma soprattutto, di passare ad un’economia sempre più vitale, di sviluppo sostenibile, capace di generare risorse aggiuntive per gli enti montani; accanto alla programmazione comunitaria occorre garantire risorse ordinarie, per assicurare agli enti coinvolti di svolgere e gestire le funzioni e i tanti servizi associati, in sintesi per continuare a garantire dignità alle comunità di montagna. Funzioni e servizi esercitati in molte realtà senza alcun corrispettivo economico e troppo spesso anche senza alcun riconoscimento del ruolo degli enti montani, che esercitano da sempre attività essenziali alla tutela della vita e della dignità delle popolazioni che continuano a vivere sui territori montani, quali il controllo delle aree boschive, la manutenzione delle pertinenze stradali comunali e provinciali, del verde pubblico comunale, di alcune infrastrutture e strutture pubbliche, dei trasporti, gli interventi di manutenzione delle reti, il supporto e la logistica in relazione ad eventi comunali e non solo, la protezione civile; il Progetto «Aree interne e Montane» in discussione al Forum avviato dal Ministro pro tempore della coesione territoriale, Fabrizio Barca, rappresenta un occasione importante e potrebbe vedere le regioni, in particolare la regione Campania, impegnate in prima linea con interventi progettuali mirati e programmi strutturali integrati. L’obiettivo dell’iniziativa – è spiegato- è dare un contributo al rilancio economico e sociale del Paese, rimettendo al centro lo sviluppo delle aree interne, un rilancio che si avvale dei fondi comunitari e che può consentire di raggiungere obiettivi importanti all’interno di una strategia nazionale che preveda la tutela del territorio e la sicurezza degli abitanti, la promozione della diversità naturale e culturale, il rilancio dello sviluppo. Questa progettualità innovativa deve poter contare sul contributo delle rappresentanze delle associazioni e degli operatori dei territori montani; per le regioni in generale e per la Campania in particolare è importante ricollocare il sistema forestale tra le priorità dei propri interventi. La forestazione è una risorsa che può avvalersi delle regioni come luogo di sperimentazione, di innovazione e di cambiamento, nelle quali attuare una nuova strategia di riequilibrio territoriale, e dell’apporto degli enti territoriali di prossimità, quali le comunità montane, chiamate a svolgere la loro funzione montana in termini produttivi e di servizio per i comuni e i territori di riferimento. Una governance siffatta si interfaccia con la possibilità di attivare e gestire le risorse della programmazione, europea e nazionale, e con quella di attuare il principio di sussidiarietà per l’esercizio associato di funzioni e servizi comunali. Soluzioni quali aziende forestali regionali, società partecipate, ovvero altre visioni gestionali centralistiche e lontane dai territori sarebbero formule inefficienti e inefficaci”.