Il bilancio che il Consiglio Comunale sta per esaminare non è il bilancio preventivo bensì un rendiconto, un consuntivo. Per le spese – fino ad oggi – l’amministrazione Schiappa ha lavorato in dodicesimi rispetto al bilancio 2012, cioè ha potuto utilizzare le poste allocate in ciascun capitolo del documento contabile solo in ripartizioni mensili e non le intere somme riportate. È fin troppo chiaro che le entrate accertate sono estremamente limitate, direi ridotte al lumicino. Sono stati ridotti i trasferimenti erariali, così come gli incassi della Tarsu/Tares. Lo stesso dicasi per gli incassi della Polizia Municipale, per gli oneri concessori e per l’occupazione del suolo pubblico. Tutto drasticamente decurtato. Perché? Quali sono le cause di queste minori entrate?

Analizziamole con calma e dettagliatamente. Al Titolo I° delle entrate vi è un cospicuo aumento degli introiti, sia alle imposte (I° Categoria) che alle tasse (II° Categoria). L’Imu da € 4.414.000,00 della chiusura dell’esercizio 2012 passa a € 5.930.000 nel bilancio 2013. L’incremento è di ben € 1.815.000,00. A fronte c’è una diminuzione nelle entrate per l’abolizione dell’addizionale elettrica di € 432.000,00 e per l’abbassamento dell’aliquota Irpef. Ma l’aumento più sostanziale nelle entrate, è quello derivante dalla previsionale della Tares, la quale passa da € 4.500.000,00 del Bilancio 2012 a € 5.741.000,00 del 2013, con un aumento di ben € 1.241.000,00. E’ chiaro che questo abnorme aumento delle entrate per la Tares non aiuta il bilancio, anzi lo rende ancora più difficile, in quanto nel capitolo delle spese è prevista la stessa cifra di quella in entrata, poiché il servizio deve essere coperto al 100% dal ruolo. Questo significa che la cifra finale da corrispondere per la tassa sui rifiuti, da parte dei contribuenti, oltre all’addizionale prevista dalla Tares, subirà un aumento del 30%. C’è da notare, ancora, che mentre la spesa di € 5.741.000,00 è certa, quella dell’incasso è incerta.

A sostegno di ciò si riporta il dato certificato dal Capo Ripartizione Finanze, aggiornato al mese di settembre, il quale rendiconta che l’incasso percepito dall’Ente è pari solo a € 1.300.000,00, lontano, lontanissimo dai € 5.741.000,00 previsti dal corrente bilancio. Questo vuol dire che per fine anno ci sarà un buco milionario nel bilancio corrente! Con ulteriore – obbligatorio – ricorso all’anticipazione di cassa e che, poi, nell’elaborazione del bilancio consuntivo, questo mancato incasso, sarà chiamato ancora una volta residuo attivo! La stessa cosa dicasi per gli oneri di urbanizzazione; in base alle previsioni si presume di incassare € 250.000,00, ma oggi siamo ben lontani da questa cifra. Il dato più sorprendente, tuttavia, è quello legato alle entrate della Polizia Municipale. Nei bilanci pregressi si è incamerato circa € 500.000,00 annui. Oggi la Giunta Municipale, con Delibera n°157 del 6 settembre scorso, sostiene che questa somma debba addirittura raddoppiare fino a superare € 1.000.000,00 a seguito dei proventi derivanti dal controllo elettronico dei semafori. A prima vista non appare che i controlli stiano dando i loro frutti, ammesso che essi siano stati attivati, perché – sempre da certificazione rilasciata dal Capo Ripartizione Finanze del Comune – fino al mese di settembre si è incassato solo la modestissima cifra di € 170.827,00, addirittura al di sotto del trend degli altri anni. Difatti se effettuiamo la proiezione delle somme fin qui incassate al 31 dicembre, si arriverà ad un introito nelle casse dell’Ente, di appena € 230.000,00.

La domanda a questo punto che ci si pone, atteso che lo schema di bilancio è stato adottato dalla Giunta appena il 6 settembre scorso, è questa : – Qualcuno della Giunta si è preoccupato di andare a vedere i flussi di cassa come sono stati nell’anno in corso per i vari capitoli di bilancio oppure lo schema di bilancio è stato redatto, come avrebbe detto Totò, a prescindere? A meno che la Giunta nel prossimo anno, considerato che i bilanci preventivi si approvano ormai oltre l’estate, non voglia sfruttare in dodicesimi – con una finanza diciamo così “allegra” – le cattive previsioni. Tutti questi mancati introiti dell’Ente hanno portato ad un’enorme esposizione debitoria di anticipazione di cassa nei confronti della Banca tesoriera. Non lo dico io, ma lo certifica l’Ufficio Ragioneria: il Comune è partito da un’esposizione – al 2 gennaio – di € 3.512.016,00 per arrivare a toccare al 3 giugno la stratosferica somma di € 6.118.274,00, con un pagamento di oltre € 65.000,00 di interessi per il solo primo semestre.

Ricordo che il 3 giugno l’attuale nuova composizione politica era già insediata. Dal mese di luglio ad oggi viaggiamo su una media di oltre € 5.400.000,00 mensili. Pur considerando che non si è incassata la prima rata dell’I.M.U. sulla prima casa, che equivale a circa € 600.000,00, appare evidente che il ribaltone effettuato, caro Consigliere Cennami, non ha prodotto benefici finanziari per l’Ente; anzi possiamo affermare che la sommatoria di parte del PdL e del PD che hanno prodotto la nuova falsa maggioranza in spregio alla volontà popolare, ha originato automaticamente la sommatoria dell’anticipazione di cassa delle amministrazioni Cennami e Schiappa. Non ne abbia dunque a male il sindaco se definisco questa massa d’interessi sul debito come una sorta di “tassa sul ribaltone”. La vostra tassa! Altro che “Bene della città!” Ricordo a me stesso ma anche alla città che l’ex sindaco Cennami, in occasione dei bilanci, aveva l’ossessione dell’anticipazione di cassa; ebbene, rammento ai Consiglieri presenti che da un’anticipazione di cassa di € 1.800.000,00 del bilancio consolidato del 2007 dell’amministrazione Conte, si è passati a oltre € 6.000.000,00 della maggioranza Cennami/Schiappa! Altro che il bene comune! La verità, incontrovertibile, perché basata sulla fredda ma implacabile logica dei numeri, è che tutto questo è sintomo di totale mancanza di programmazione: non avete un quadro chiaro di come possa essere risolta la liquidità dell’Ente, non avete introdotto interventi strutturali e significativi in grado di avviare un graduale azzeramento dell’anticipazione o – quanto meno – una sua sensibile riduzione.

Un’altra dimostrazione di ciò è quello dell’inserimento, quale allegato al bilancio, della Delibera di Giunta n°107 del 12 novembre 2011 e riguardante l’affrancazione dei censi, canoni e livelli. La Giunta ha inteso motivare l’affrancazione dei livelli e dei censi come possibilità di maggiori entrate per le casse dell’Ente, deliberando che per la rinuncia a tali diritti il Comune percepirà un corrispettivo pari a 15 volte il canone originario o 15 volte il Reddito Domenicale del fondo, ai sensi della Legge n°607 del 1966. Si fa notare alla maggioranza: – Che l’art.3 comma 50 della Legge n°662 del 23/12/1996 ha rivalutato i redditi dominicali dell’80%; – Che la Giunta nella delibera adottata richiama una legge dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale con sentenza n°143 del maggio 1997 relativamente al non previsto adeguamento del canone; – Che la citata sentenza della Corte Costituzionale ha decretato, altresì, che per la cancellazione dei censi e dei livelli si debba fare riferimento all’indennità di esproprio dei fondi rustici, così come fatto proprio dalla Direzione centrale dell’Osservatorio del Mercato Immobiliare e Servizi Estimativi dell’Agenzia del Territorio con circolare dell’11 maggio 2011. Tutto ciò non è assolutamente riportato nella delibera giuntale di affrancazione.

Questo vuol dire che l’Ente, nell’alienazione di tali diritti, così come determinati dall’atto deliberativo sopra richiamato, percepirà un introito notevolmente inferiore a quello previsto dalle norme vigenti. A puro titolo di esempio si rappresenta che per ogni ettaro di terreno di coltura seminativa, coltura maggiormente diffusa sul territorio mondragonese e su cui grava la maggior parte dei livelli enfiteutici, si avrebbe una differenza di minore incasso tra quanto proposto dalla Giunta e quanto effettivamente dovrebbe introitare l’Ente di circa € 1.800,00. Considerato solo che il cosiddetto “Pantano” di Mondragone ha una superficie di circa Ha 1.300 e su cui grava interamente il livello enfiteutico a favore del Comune di Mondragone, ne consegue che la differenza di mancato introito per le casse comunali corrisponderebbe alla stratosferica cifra di oltre € 2.300.000,00. Ora se, come rappresentato, la situazione é tragica sotto il profilo contabile, è assolutamente buffa sotto quello politico. Meno di un anno fa, nel dicembre scorso, la Giunta procedette ad una bollettazione pazza di accertamenti Tarsu. In quell’occasione, il partito del Consigliere Cennami condusse una feroce campagna contro l’Amministrazione Schiappa, oggi disinvoltamente archiviata in nome del “Bene della città” e della comodità di gestire abusivamente l’Ente senza aver vinto le elezioni. Come ogni assassino che si rispetti, anche l’Amministrazione è tornata in questi giorni sul luogo del delitto, cioé a tormentare e ad istigare i contribuenti onesti con un accertamento a tappeto sui pagamenti I.C.I. 2007 e 2008 pieni zeppi di errori. Stavolta, però, il Partito Democratico tace!. Comodamente seduto in poltrona, assiste a questa nuova tosatura in silenzio ma sempre per il bene della città. Non si trova uno straccio di programmazione nemmeno sulla valorizzazione delle risorse umane, cioè del personale che viene spostato da un ufficio all’altro a prescindere dalle loro competenze. È in corso un walzer senza regola, assolutamente fuori controllo e che, per giunta, non tiene in alcun conto delle loro competenze e soprattutto delle superiori esigenze organizzative dell’Ente.

È il caso-limite dell’Ufficio Tributi, dove è in essere un contratto con una società che è subentrata ad un’altra che, a sua volta, aveva il contratto con l’Ente. Ben venga l’aiuto di una società esterna esperta del settore e che fornisca tutto il necessario per arrivare al conto unico fiscale, ma nella logica di massimizzazione dei costi occorrerebbe affiancare alla società il nostro personale per fargli acquisire il necessario know how per rendere, in seguito, autonoma la gestione dell’ufficio senza più costi aggiuntivi. Per quel che riguarda l’Ufficio Urbanistica, invece, oserei dire che c’è una carenza gestionale strutturale. Non è giustificabile in nessun modo che, a distanza di anni dall’istituzione per legge dello Sportello Unico dell’Edilizia, a Mondragone questi non sia realtà. Ed ancora, ad appena 3 mesi dalla scadenza di legge per l’approvazione del Piano Urbanistico Comunale, non si sia ancora avviato il suo iter procedurale. Forse l’Amministrazione Comunale fa leva su di un’ipotesi di proroga da parte della Regione Campania? E se ciò non dovesse accadere, come vi giustificherete davanti alla città nel momento in cui non si potranno più realizzare la zona artigianale, quella industriale e quella commerciale o che non si potranno più rilasciare progetti di lottizzazione, atteso che la Legge Regionale stabilisce che per chi non avrà il P.U.C. approvato nel gennaio del 2014 tutto il territorio comunale diventerà inedificabile? Direte che la colpa è di qualche Consigliere comunale che minacciava ricatti? Direte che la zona artigianale non serve alla città? Direte che per il “Bene della citta” si è preferito non redigere il Piano Urbanistico Comunale?

Secondo me, a quel punto, sarete costretti ad ammettere il fallimento del ribaltone e manifestare che alla “Luce del Sole” non c’è altro che il disastro di un’alleanza assurda e contraria alla volontà popolare. Un altro capitolo doloroso è quello inerente la raccolta e lo spazzamento dei rifiuti in città. Come detto in precedenza, a fronte di un aumento di oltre € 1.200.000,00 del ruolo si ha un servizio scadente in tutto; la città è perennemente sporca, giacciono costantemente cumuli di rifiuti agli angoli di moltissime strade. In alcuni casi addirittura incendiati. Il punto più critico, poi, l’abbiamo vissuto nello scorso mese di settembre, quando si è assistito ad uno spettacolo indecoroso con il balletto delle responsabilità: gli operatori ecologici accusavano l’azienda di inadempienza contrattuale e l’azienda accusava gli operai di non presentarsi al lavoro, mentre la città ripiombava – senza alcuna valida motivazione e per oltre 10 giorni – in un’assurda emergenza rifiuti. In tutto ciò l’Amministrazione Comunale non muovendo un solo dito, taceva in modo assordante. C’è voluto l’intervento risolutivo delle forze dell’ordine che hanno dettato i tempi alla Giunta per la risoluzione della problematica. Quanto sta accadendo negli ultimi mesi con la pessima gestione della raccolta dei rifiuti, ha ulteriormente peggiorato i dati della raccolta differenziata; difatti si è passati dal 34% del mese di ottobre 2012 ad un poco più che modesto 22% di agosto scorso. C’è da dire che l’unica cosa positiva che si ricordi dell’Amministrazione Cennami, ma questo grazie all’operato dell’ex assessore Fusco, è proprio quella dell’implementazione della differenziata.

Oggi, invece, dopo il ribaltone, ci ritroviamo con delle percentuali che sicuramente non ci permetteranno il raggiungimento di quella minima prevista per legge per la fine dell’anno. Ricordo che il Comune di Mondragone è commissariato per il mancato raggiungimento della percentuale di raccolta differenziata e che il commissario è la nostra Segretaria Generale. Se fossi in lei dottoressa Elia, mi preoccuperei seriamente per la responsabilità che ricopre, atteso che la legge prevede lo scioglimento delle Amministrazioni che non raggiungono le percentuali prefissate. In ultimo vi è la questione del Piano Triennale delle Opere Pubbliche. Di solito l’approvazione di questo piano comporta numerosi incontri, dibattiti nei gruppi consiliari e all’interno delle compagini politiche. Tutto ciò, invece, non è avvenuto. La maggioranza apocrifa ha addirittura redatto lo schema triennale 2014/2016 in anticipo e senza consultazione alcuna. In ogni caso dal piano annuale e triennale non si evince nulla che possa indicare quali siano le direttrici che l’Amministrazione Comunale intenda proporre per uno sviluppo economico e sociale della città; si tratta solo di un elenco numerico raffazzonato di opere pubbliche senza idee, senza sostanza e manchevole dei più elementari rudimenti normativi. Si fa notare che la disciplina prevede per lo schema annuale, l’indicazione della conformità urbanistica e ambientale, la priorità degli interventi, lo stato di progettazione (Studio di Fattibilità, Progetto Preliminare, Progetto Definitivo o Progetto Esecutivo), l’obbligatorietà dell’indicazione dell’inizio e della fine dei lavori e l’indicazione del Responsabile del Procedimento. Per quello triennale la normativa prevede l’obbligatorietà di indicare se per il finanziamento dell’opera a realizzare siano previste cessioni di immobili di proprietà comunale o vi siano apporti di capitali privati o, ancora, che sia indicato il Responsabile del Procedimento; senza considerare che al piano occorrerebbe allegare almeno una relazione di massima di quanto immaginato.

Tutto questo non è stato assolutamente incluso nello schema predisposto dalla Giunta. Eppure basterebbe fare un po’ di ricerca sul web per accertarsi come gli altri Comuni italiani rispettino la normativa; ad esempio come il Comune di Perugia o il Comune di Savona. L’apice, tuttavia, si è raggiunto quando, nel mese di agosto scorso, la Giunta ha predisposto già il nuovo Piano delle Opere Pubbliche che, tranne piccole modifiche, non è altro che il copia e incolla di quello del 2013 e che – a sua volta – ricalca fedelmente quello dell’ultimo anno dell’Amministrazione Conte. E’ in uso dire che il piano delle opere pubbliche sia il libro dei sogni: – Ebbene la nuova maggioranza del ribaltone non è in grado nemmeno sognare! Il bilancio, Signor Sindaco e Signori Assessori, è la traduzione in cifre di una volontà politica. Qui invece troviamo numeri alla rinfusa e totale assenza di volontà politica. L’impressione che si ricava è che la maggioranza non amministri, bensì galleggi. Il Sindaco sembra somigliare sempre di più a quei pugili che salgono sul ring per arricchire il proprio palmares di incontri con i massimi campioni della categoria, per poi poterlo sfruttare nella sua carriera politica. Così è successo con l’elezione al Consiglio provinciale grazie all’apporto di tutto il Popolo della Libertà e così è accaduto con l’elezione a sindaco, grazie alla coalizione di centro-destra che ha permesso la sua vittoria già al primo turno. A differenza di quei pugili di cui dicevo prima, lei è molto bravo a schivare i pugni ma – sappi – che ogni colpo da lei evitato è un pugno dato in faccia ogni giorno ai mondragonesi per il suo tradimento alla volontà popolare!

Il mio rammarico è accresciuto dal fatto che un sindaco di centro destra – eletto fin dal primo turno grazie ad un’aggregazione di 5 liste e i cui consensi sono risultati di gran lunga superiori a quelli del primo cittadino – senza alcuna motivazione politica, ha preferito andare contro la volontà popolare consentendo così allo sconfitto candidato sindaco di centrosinistra di amministrare come se avesse vinto. Esiste una moralità della politica, che è qualcosa che va ben al di là di quella legalità di cui tanto e molte volte a sproposito vi riempite la bocca. Ed il primo e più alto principio della moralità politica impone un precetto semplice semplice: non ingannare l’espressione democratica del voto! Voi lo avete fatto, senza che la città ed i mondragonesi ne abbiano ricevuto alcun giovamento!

Giuseppe Piazza

Consigliere comunale

 

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