“Le ultime, ma solo in ordine di tempo, inchieste della Procura di Santa Maria Capua Vetere confermano, ove mai vi fossero dubbi al riguardo, la necessità di una verifica e di una incentivazione, da parte della Regione Campania, dei necessari controlli sulla mozzarella di bufala campana dop. Controlli volti a tutelare gli allevatori, i produttori e, soprattutto, i consumatori, la cui salute, spesso e volentieri, viene messa seriamente a rischio”. In una lettera indirizzata al capo di gabinetto del governatore Caldoro, Danilo Del Gaizo, il vice presidente della Commissione Attività Produttive del Consiglio Regionale, onorevole Angelo Consoli, è tornato a chiedere la convocazione di un tavolo di lavoro urgente “perché si metta fine a comportamenti omissivi, da parte della giunta Caldoro, dovuti alla mancata applicazione, dal 2012 ad oggi, delle leggi regionali (n° 3 del 2005 e n° 15 del 2002) che disciplinano prelievi e controlli crociati, improvvisi e settimanali nei caseifici che producono la mozzarella di bufala in Campania (dop e non-dop); tanto a tutela dei consumatori e del settore primario”. Quella inoltrata oggi dall’onorevole Consoli, fa seguito ad un’altra nota, datata 30 aprile scorso, indirizzata sempre agli uffici del presidente della Regione; nota, però, alla quale non ha fatto seguito alcun riscontro. “La situazione – tuona Consoli all’indomani dell’ennesima inchiesta della Procura – è gravissima, anche alla luce degli ultimi provvedimenti dell’autorità giudiziaria (tra arresti e sequestri), senza dimenticare che i componenti della filiera bufalina hanno denunciato, a tutti i livelli istituzionali, oltre che alla magistratura, l’emergenza dovuta alla turbativa di mercato della mozzarella e del latte di bufala per i mancati ed efficaci controlli, a danno essenzialmente del settore primario”. Solo garantendo il consumatore ed evitando le frodi in commercio, a detta del vice presidente Consoli, “si potrà diminuire l’offerta di prodotto taroccato sul mercato, consentendo l’innalzamento dei posti di lavoro grazie all’adeguamento dei prezzi di mercato al valore reale della produzione del latte prodotto”.


 

 

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