Nel prossimo consiglio comunale avremmo voluto confrontarci soprattutto su quali proposte risolutive i neo consiglieri delegati intendessero mettere in atto sulle emergenze attuali: “centro pastorale”, ticket mensa scolastica per i meno abbienti, fenomeni di microdelinquenza, ambiente, urbanistica e tanti altri problemi che meritano tutta l’attenzione di un consiglio comunale non risibile. Ma la richiesta dei consiglieri di maggioranza di inserire ingenuamente all’ordine del giorno una sfiducia mascherata al presidente del consiglio, e non piuttosto la presentazione della nuova giunta con annesse linee programmatiche, la dice lunga su quanto siano distanti dai reali problemi della cittadina. D’altronde sarebbe stato emblematico della loro debolezza richiedere come punti all’ordine del giorno insieme: revoca del presidente, nomina nuovo presidente e presentazione giunta; in altre parole: per sistemare tutte le pedine ci serve la presidenza. Premettiamo che non è nostra intenzione prendere le difese di una “persona”, ma bensì di una Istituzione, qual è quella della Presidenza del Consiglio, che sta letteralmente per essere resa un semplice accessorio ai voleri del sindaco e della maggioranza di governo, snaturando di conseguenza la funzione di organo di controllo e indirizzo politico dell’intero consiglio comunale. E’ stato assurdo, infatti, leggere alcune affermazioni indirizzate al Presidente da nove consiglieri di maggioranza. In una nota del 16 febbraio così gli scrivevano: “cosa ben più importante e significativa, preso atto della sua volontà di non proseguire un percorso condiviso con chi lo ha eletto alla carica di Presidente del Consiglio, le chiedono un coerente passo indietro che chiarisca agli occhi dei cittadini elettori, ruoli e funzioni di ciascun eletto nella coalizione facente capo al Sindaco Giuseppe Mozzillo”, in pratica stavano dicendo che se un Presidente del Consiglio, chiunque esso sia, non condivide la loro linea e quella del sindaco è invitato a farsi da parte, alla faccia della loro sbandierata terzietà. Qui si sono traditi, manifestando i loro reali motivi a causa dei quali Indaco non garba più, e soprattutto quali debbono essere i requisiti di un “loro” Presidente del Consiglio, in barba a tutte le leggi. L’ultima trovata è stata quella del 25 febbraio. In pratica chiedono di inserire all’ordine del giorno una revoca di delibera di consiglio comunale, nello specifico la 16 del 2015, ove veniva nominato il presidente del consiglio. Ma se avessero letto fino in fondo quella delibera, avrebbero trovato in calce alla proposta deliberativa proprio l’art. 11 dello statuto, con tanto dei commi 8 e 9, che regolamenta in poche semplici righe come si manda a casa un Presidente del Consiglio. Ma forse lo hanno letto e si sono contati, e hanno pensato di inventarsi qualche scorciatoia, non priva di bucce di banana. Crediamo infatti che quest’ultima loro richiesta sia inammissibile, in quanto viziata nella forma e nella sostanza fin dal primo rigo. Detto ciò, invitiamo pubblicamente il Presidente del Consiglio a non cedere alle pressioni e a non pensare minimamente di dimettersi; ne vanno di mezzo le regole democratiche che sono alla base del nostro civico consesso. Non si può permettere alla maggioranza di governo di usare il Consiglio Comunale a proprio uso e consumo. Lo statuto parla chiaro: il presidente del consiglio dura in carica quanto il consiglio che lo ha espresso, può essere revocato prima solo a seguito di approvazione della sfiducia, e quest’ultima è approvata dai 2/3 dei componenti del consiglio, e cioè da undici consiglieri. Se i nove mozzilliani giudicano parziale l’attuale Presidente del Consiglio presentino, allora, la mozione di sfiducia a dovere; senza mettere a repentaglio il corretto funzionamento delle Istituzioni. In tal caso, non avendo i numeri per vedersela approvata, sapranno quanto sia difficile trovarli tra chi non è disposto ad assecondare le logiche di spartizione. Ci vediamo in Consiglio il 19 marzo, avremo modo e tempi per dibattere.

Antonino Santillo

(Capogruppo consiliare Gruppo Indipendente Misto)

Ferdinando D’Ambrosio

(Consigliere comunale Gruppo Indipendente Misto)

 

 

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