Un generale senza esercito che continua ad atteggiarsi a condottiero. Carlo Marino è rimasto solo. La sua truppa di renziani della prima ora lo ha abbandonato non condividendo le ultime scelte. Una fra tutte quella di aprire il dialogo con la maggioranza con l’obiettivo di riposizionarsi contro i suoi orami ex alleati nella battaglia congressuale. La pace con Stefano Graziano e le trattative con la segreteria provinciale erano finalizzate a prendersi la rivincita su Nicola Caputo che lo avrebbe tenuto fuori dal tavolo per la definizione della segreteria regionale. Il consigliere comunale di Caserta avrebbe chiesto un posto di primo piano (vicesegretario) ma non è stato accontentato. Da lì il cambio di rotta e l’apertura di credito alla maggioranza, motivati ufficialmente ai “suoi” dalla necessità di unificare il partito. Ma in realtà Marino aveva intenzione di emarginare l’area Caputo per diventare un’ancora di salvataggio della segreteria Vitale, anche alla luce dei mal di pancia di Enzo Cappello.
La strategia del consigliere comunale però non è stata condivisa dai suoi compagni di viaggio. Carmine De Lucia, Gennaro Falco, Carlo Corvino e Erasmo Fava hanno detto “no”. Il loro è un progetto diverso: lavorare veramente per superare la fase congressuale per ottenere una reale pacificazione dei Democratici di Terra di Lavoro. Non a caso hanno messo in piedi un percorso per creare dei coordinamenti zonali suddivisi in macroaree. Insomma, un modo per concreto per fare politica sul piano territoriale andando oltre personalismi e giochi di potere interni. Per ora il consigliere provinciale Mirra è alla finestra. Ma anche lui è sempre più distante da Marino. Che a sua volta è sempre più solo. Una solitudine che indebolisce fortemente il suo potere contrattuale con la maggioranza. Vitale e company avrebbe ben volentieri accolto in maggioranza Marino e i suoi. Ben altra cosa è ragionare soltanto con il consigliere comunale di Caserta. Sarebbe tutta un’altra partita. Sconveniente per Vitale e perdente per Marino. Per cui le parti si sono di nuovo allontanate. E il consigliere comunale ha di nuovo sferrato calci alla maggioranza. Infatti sarebbero sorte divergenze sulle caselle da occupare in vista delle prossime scadenze elettorali e nell’ambito degli enti strumentali. Risultato? Marino è rimasto solo. Come un generale senza esercito.
Mario De Michele
Ecco la nota inviata oggi da Carlo Marino agli organi di informazione.
LA SVOLTA BUONA ANCHE A CASERTA. FACCIAMOLO INSIEME, FACCIAMOLO SUBITO
Dal sostegno concreto alle fasce più deboli alle politiche europee, dalla riforma elettorale ad una seria programmazione in favore del lavoro: l’arrivo di Matteo Renzi al Governo del Paese ha impresso immediatamente una svolta decisa nella direzione e nella guida della ripresa italiana. Sta tornando la fiducia, la speranza che, con la guida del Partito Democratico, l’Italia possa rivedere la luce in fondo al tunnel della crisi che ha messo in ginocchio famiglie e imprese. Ma ci stiamo rialzando, con dignità e coraggio. E’ questo il Partito Democratico che ci piace, a cui abbiamo chiesto con forza e fiducia di cambiare verso dentro di sé e per l’Italia intera. Ora chiediamo che, anche a Caserta, il Partito Democratico mostri di saper essere motore propulsore dello sviluppo e di una ritrovata fiducia. Abbiamo bisogno, anche a Caserta, di mostrare alle donne e agli uomini di questo territorio che il Pd è il partito in grado di riprogettarne la ripresa. Non bastano singole, seppur meritevoli, iniziative: la provincia di Caserta ha bisogno di una forza che, facendosi anche elemento di sintesi e di guida per altre forze politiche, di categoria e dell’associazionismo, abbia l’autorevolezza per proporre un’altra idea di Terra di Lavoro. Tre priorità, per esempio. Lavoro e sviluppo: riscoprire le potenzialità del comparto enogastronomico e del turismo; seguire le vertenze occupazionali aperte, la Ixfin ad esempio ma anche il paradosso Firema; aprire un dialogo serio con le associazioni di categoria per intercettare i bisogni dei micro e piccoli imprenditori, gli operatori del commercio, le start-up, le coraggiose sfide dell’imprenditoria femminile e di quella giovanile. Ambiente e salute: Lo Uttaro, Masseria Monti, le cave, il litorale, i Regi Lagni sono alcuni degli esempi concreti su cui, anche attraverso la spinta degli amministratori locali, si dovrà intervenire e intanto avviare un’azione di indagine e monitoraggio sullo stato di salute delle strutture e dei presidi sanitari dei territori della provincia. Ma anche una nuova battaglia per le risorse, a cominciare dall’acqua pubblica.Lotta alla criminalità: gli slogan non servono, i simboli non ci appassionano; ma ovunque si porti avanti senza compromessi e senza esitazioni la cultura della legalità e della giustizia, a cominciare dalle amministrazioni locali, sia che il Pd sia al governo di esse che sia svolga il ruolo delicato e difficile di opposizione. E’ questa una sfida ambiziosa a cui non ci si può sottrarre e che va affrontata con un passo diverso da quello tenuto fino ad ora. Le corse personali hanno affossato e affosseranno ancora il Partito e la sua ambizione di forza di governo del territorio.Il Pd resta allo stato un Partito che, a dispetto delle dichiarazioni precongressuali, non ha ancora superato la logica dei caminetti e delle divisioni interne utili spesso solo a salvaguardare qualche piccola rendita di posizione. Da anni, ormai, il Pd è governato da “un pezzo” di Pd. Un pezzo che cambia secondo le stagioni e le alleanze ma che continua, di congresso in congresso, a mutuare logiche di divisioni i cui risultati sono, non solo dannosi per il Partito intero, ma anche risibili e ridicoli per i singoli che quei metodi hanno perseguito. Anche in questo la svolta impressa da Matteo Renzi alla guida del Partito è stata emblematica: non più divisioni e correnti, ma pur nel rispetto delle singole sensibilità, ritrovare e ritrovarsi in quel Partito che è uno e deve finalmente imparare ad essere unito. Alla segreteria provinciale chiediamo un chiaro cambio di passo. Una svolta decisiva che faccia tornare ad essere il Partito Democratico di Caserta un partito di cui le donne e gli uomini, i giovani e i meno giovani di questa provincia, possano riconoscere il ruolo di interprete delle proprie speranze e dei propri bisogni. Anche a chi è uscito sconfitto dalla stagione congressuale chiediamo uno sforzo politico necessario per cambiare verso, con meno manovre di palazzo tese a modificare sulla carta gli equilibri del partito e più proposte concrete per i territori, per i circoli ma soprattutto per i nostri concittadini. Diamo pieno vigore a tutti i luoghi di democrazia e confronto interni, a cominciare dalla direzione provinciale (gravissimo e incomprensibile questo ritardo nella sua nomina a sei mesi ormai dal congresso) ma rivitalizziamo anche una segreteria provinciale che, a dispetto del copioso numero di incarichi conferiti, sembrano lavorare solo alcuni settori. Ritorniamo nei circoli, vere antenne sui territori, ma soprattutto riproviamo a parlare con le altre forze democratiche di questa provincia, con i partiti del centro sinistra i movimenti, con le associazioni, con i lavoratori, i disoccupati, le donne, i giovani, gli studenti, i commercianti, i pensionati. Proviamo anche qui a Caserta a fare grande questo Partito, facciamolo assieme. Facciamolo presto.
Carlo Marino
Consigliere Comunale di Caserta