“Se il mio ruolo fosse ancora oggi quello della giornalista che denuncia, mi sarei occupata senza dubbio del perché l’amministratore giudiziario non vuole concedere l’area Resit al sindaco di Parete. Ma nei miei impegni futuri c’è senz’altro anche questa priorità, ovvero la gestione nei rapporti tra la pubblica amministrazione e quello che è un patrimonio enorme nelle mani dello Stato e inutilizzato”.

Ha commentato così la candidata al Senato del Pd, Rosaria Capacchione, la riflessione fatta dal sindaco di Parete, Raffaele Vitale, che, durante una pubblica assemblea, svoltasi sabato mattina nella cittadina aversana, sul tema bonifiche e riqualificazione del territorio, ha posto il problema dell’area Resit, sotto sequestro, destinata ad isola ecologica, ma finita nei meandri giudiziari e abbandonata a se stessa. All’incontro erano presenti l’onorevole Stefano Graziano, Francesco Pascale di Legambiente e la coordinatrice del “Comitato Fuochi” delle provincie di Napoli e Caserta, Novella Vitale, la quale ha sottoposto alla candidata un documento di intenti sul dramma del biocidio nella cosiddetta “terra dei veleni”. Nel sottoscrivere il documento, la giornalista anticamorra si è impegnata, attraverso apposite interpellanze, a portare in Parlamento la questione per un’azione legislativa ed esecutiva. Un dramma comunque già affrontato, per la prima volta in sede istituzionale, dal Pd, come ha sottolineato l’onorevole Graziano, citando la relazione, di circa 600 pagine, approvata dalla Commissione d’inchiesta, sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti in Campania. Dallo studio si evince che nella regione l’inquinamento ha prodotto “danni incalcolabili, che graveranno sulle generazioni future”. Ed è proprio per salvaguardare le generazioni future che la capolista del Pd al Senato ha già in mente alcune idee. “Innanzitutto occorre riordinare l’agenzia per i beni confiscati, – dice la Capacchione – ed estromettere la gestione Equitalia del Fondo Unico Giustizia, rendendolo più agevole e funzionale. Addirittura ipotizzo una modifica dell’articolo 41 della Costituzione, introducendo, lì dove parla della promozione di attività economiche e sociali, un piccolo principio: ‘Lo stato si impegna a promuovere attività di volontariato e produttive su beni sequestrati e confiscati’”. Consapevole che i clan abbiano distrutto, in modo forse irrimediabile, una parte del territorio, per la Capacchione si può comunque ripartire dal rimediabile. A tal proposito, lancia una stoccata al candidato dell’Udc, Gianpiero Zinzi, “che – dice la giornalista – ha scoperto l’acqua calda quando dice che dobbiamo coltivare prodotti No Food su terreni non bonificabili”. “Credo, invece – continua la candidata democratica – che su qui terreni possiamo costruire qualcosa per impedire che vengano riutilizzati per sversamenti illeciti”. Mentre per i terreni bonificabili, la Capacchione propone “una serie di interventi mirati, affidati a piccole agenzie territoriali, come parrocchie, comuni e associazioni, in accordo con i consorzi che gestiscono alcune tipologie di rifiuti, per ripulire le numerose piccole aree inquinate”. Altre aree, poi, potrebbero essere ripristinate “per restituire al territorio la sua vocazione agroalimentare e turistica”. Per quanto riguarda le aree gravemente inquinate “c’è bisogno – sottolinea la capolista del Pd – di un intervento pesante del Governo attraverso contributi statali e fondi europei”. Ma la Capacchione avverte: “Attenti a non far mettere la mani su quei soldi a chi ha creato questo disastro, attraverso una rigorosa verifica antimafia nei confronti delle ditte che dovranno operare”. Bisogna creare, dunque, conclude la candidata, “un sistema virtuoso”.

 

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