“Confermando i dati allarmanti che avevamo divulgato a giugno scorso, l’Agenas, Agenzia Nazionale per i servizi sanitari, ha sottolineato con l’edizione 2014 del Programma Nazionale Esiti (Pne) la scandalosa situazione della Campania, dove in controtendenza con il resto d’Italia il numero di parti cesarei continua a lievitare raggiungendo in media il 50 per cento, il doppio della quota massima stabilita dal regolamento ministeriale, con punte che in alcune cliniche private superano addirittura il il 92 per cento”. Così, in una nota, Angela Cortese, componente della Commissione regionale Sanità. “Cifre che ricalcano quelle diffuse da medici ed esperti nel corso di un convegno sulla salute delle donne in Campania promosso dal Pd regionale”, ricorda. “A dispetto dei toni trionfalistici del presidente Caldoro – osserva il consigliere del Pd – bussa alle porte la realtà. E parla di una gestione che anche su questo fronte si rivela fallimentare. Sebbene il parto sia nella stragrande maggioranza dei casi un evento naturale, i reparti di ostetricia della nostra regione sono diventati da tempo veri e propri ‘cesareifici’. Un andazzo che mentre da una parte foraggia un sistema di clientele, grava dall’altra sui costi del Sistema Sanitario e, dunque, dei cittadini campani”. “Con buona pace delle Asl, cui spetterebbe l’obbligo di vigilare e controllare affinché distorsioni così gravi. In un momento in cui la parola ‘sprechi’ è più che mai all’ordine del giorno – conclude Cortese – l’accetta della spending review regionale continua a prendere di mira i pronto soccorso ostetrici con meno di mille parti, ma chiude tutti e due gli occhi sul grande affare dei parti chirurgici delle cliniche. Un comportamento omissivo colpevole, sospetto e in ogni caso imperdonabile”.