CESA – Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Cesario Villano, dirigente Udc di Cesa. “Credo che sia arrivato il momento di un dibattito vero e non di un minuetto finto, un dibattito vero, perfino aspro, ma pieno di costrutto politico. Un partito è un’associazione di uomini liberi ma anche una comunità umana e politica.
E dentro questa comunità si formano legami che non si possono spezzare, anche quando magari si hanno idee diverse. Mi chiedo, allora qual è il punto di arrivo della nostra iniziativa, e più ancora della nostra identità? Dove ci conduce la nostra anima politica? Noi, in questi mesi, siamo stati in campo credo con qualche buona ragione ma ora non so il come e il perché ma ci ritroviamo in un baratro. I prossimi anni costringeranno la politica a scendere dal pulpito delle promesse a buon mercato e magari delle promesse fallaci, a dismettere l’abito dell’imbonimento e a farsi carico di un passaggio difficile nella vita civile e sociale. Dovremo mandare in archivio la vecchia filosofia degli interventi “a pioggia” che non garantiscono né la tutela dei più deboli, di chi ha bisogno, né la capacità competitiva dei più forti e di chi ha merito. Per questo è così importante che, mentre come sistema-paese ci s’inoltri col machete nella giungla, dentro di noi, dentro la nostra comunità organizziamo gli equilibri della politica, della società in modo da rafforzare le reti di coesione e di solidarietà, in modo da ripristinare una democrazia orizzontale, partecipativa, inclusiva, fondata sui corpi intermedi e sulla rappresentanza, e anche in modo da coltivare di più e meglio gli interessi generali. Qui sta la mediazione, qui sta il centro. In un’idea di noi stessi capace di collocare gli interessi particolari nell’angolo, se non si capisce questo, non si può pretendere che si capisca noi. E quest’ossessivo, martellante richiamo alla misura, alla moderazione, all’equilibrio non è una tardiva iscrizione a un corso di buone maniere. E’ la consapevolezza che senza di questo, e rincorrendo faziosità e particolarismi, non si aiuterà il paese a salire i tornanti ripidi che ci aspettano. Miei cari la politica è passione fredda, lucida e composta, ma è passione, non è interesse. Alle prime donne voglio dire non pensate solo all’apparire ma fate mettendoci convinzione, carattere. Abbiamo chiesto un altro UDC, non più piramidale, non troppo leaderistico – e non insisto su argomenti che tutti ben conosciamo. Vorrei evitare il sapore aspro di una disputa personale, quasi di una sfida. Tantomeno di un’ossessione, che davvero non ho. Non c’è nessun duello in corso tra le due anime, tutt’altro. Il problema siamo noi, se abbiamo un senso, se siamo capaci di fare una differenza, oppure se i nostri propositi politici sono di pastafrolla”.