FdI non ha abbassato i toni, anzi. E il Pd ha fatto lo stesso. E allora Giorgia Meloni ha lanciato “un appello trasversale: non dividiamoci – ha detto – Richiamo tutti alla responsabilità”. Che è stato un modo per spostare il dibattito “su un altro livello”: perché il Paese “è oggetto di attacchi da parte degli anarchici”, ha spiegato la presidente del Consiglio, e invece l’attenzione è concentrata solo sullo scontro fra i partiti. E’ però vero che i protagonisti della vicenda hanno fatto di tutto per tenere alta la tensione, fra insulti e denunce in tribunale. Lo scontro è stato innescato qualche giorno fa alla Camera dal deputato di Fdi Giovanni Donzelli, che ha accostato la sinistra alla mafia e ai terroristi perché alcuni parlamentari Pd hanno fatto visita in carcere all’anarchico Alfredo Cospito, in sciopero della fame per sostenere una battaglia cara anche alla criminalità organizzata, quella contro il carcere duro. A irrobustire una polemica politica già corposa c’ha pensato Andrea Delmastro (FdI), il sottosegretario alla Giustizia che ha fornito a Donzelli le intercettazioni di Cospito citate in Aula per attaccare i dem. Il Pd, ha detto Delmastro, “dovrà spiegare all’opinione pubblica quell’inchino ai mafiosi”. E’ stato come il tappo che salta. Dal Pd sono volate accuse di “linciaggio”, di “squadrismo fascista”, di uso di “metodi da ventennio”: e al termine di un’assemblea dei gruppi di Camera e Senato, i parlamentari hanno annunciato “querele e richieste di risarcimento danni”. Per tutta la giornata, il centrosinistra ha ribadito le richieste di dimissioni di Delmastro da sottosegretario e di Donzelli dalla vicepresidenza del Copasir. “Meloni – ha detto il vicesegretario del Pd, Peppe Provenzano – non può lasciarli un minuto in più al loro posto”. Ma “il capo del governo continua a tacere”, ha sottolineato il segretario del Pd, Enrico Letta. “Meloni non può continuare a coprire questi comportamenti”. Considerazioni condivise dal presidente del M5s, Giuseppe Conte: “Fa rumore il silenzio di Meloni”. Anche in serata, la presidente del consiglio ha preferito rinviare la risposta sul punto: “Non credo sia un tema che interessi alla stampa internazionale – ha detto in conferenza stampa a Berlino, con il cancelliere Olaf Scholz – Su questo risponderò volentieri domani”. Poi l’appello al cambio di livello. Gli attacchi anarchici avvenuti in varie città sono “un problema che molti stanno sottovalutando – ha detto Meloni – L’obiettivo è rimuovere l’istituto del carcere duro. Un obiettivo al quale punta anche la mafia. Le minacce contro politici e funzionari stanno aumentando. Oggi ci sono due nuove persone sotto scorta”, Delmastro e l’altro sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari (Lega), “e questo non è una vittoria per nessuno”. Parole che non hanno convinto il Pd. “La presidente Meloni continua a non rispondere – hanno scritto in una nota le capogruppo di Camera, Debora Serracchiani, e Senato, Simona Malpezzi – L’appello alla responsabilità, all’unità del Paese contro le minacce e le violenze non va rivolto a noi, ma ai suoi colleghi di partito” che “hanno scagliato verso il Pd menzogne gravissime e inaccettabili”. Così come non ha convinto la dichiarazione del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sul fatto che le intercettazioni lette in Aula da Donzelli non fossero coperte da “segreto investigativo”. Quello del Guardsigilli, ha commentao il responsabile sicurezza del Pd, Enrico Borghi, è stato “il tentativo tra l’impacciato e l’imbarazzato di dare copertura a entrambi”, Delmastro e Donzelli. Oltre che in tribunale, la vicenda politica sarà affrontata dal giurì d’onore chiesto dal Pd per le affermazioni di Donzelli: sarà presieduto da Sergio Costa, e composto dai parlamentari Fabrizio Cecchetti, Annarita Patriarca, Roberto Giachetti e Alessandro Colucci. Dovrà “giudicare la fondatezza delle accuse” di Donzelli agli esponenti del Pd e “riferire entro il 10 marzo”.