È talmente facile capire in ampio anticipo le mosse di Enzo Guida che soltanto gli alunni dell’asilo della politica posso ancora cadere nelle sue trappole per topolini. Com’era prevedibile il civico consesso di ieri, convocato alle ore 18.00 per garantirsi un pubblico plaudente, si è trasformato in un comizio elettorale del primo cittadino in vista delle prossime comunali. All’ordine del giorno il cambio di destinazione d’uso degli immobili ricadenti nelle zone D, destinate agli insediamenti produttivi e alle strutture turistico-residenziali. Mentre l’opposizione, se possiamo considerarla ancora tale, si è astenuta, la maggioranza ha votato a favore per dare “l’indirizzo al responsabile del servizio urbanistico affinché, in materia di mutamento della destinazione urbanistica con riferimento alle zone equipollenti, sia specificato che: possono essere considerate equipollenti alle zone A, B e C quelle unità immobiliari ricadenti in zona D aventi destinazione direzionali (uffici), a condizione che le stesse siano situate in aree del territorio già urbanizzate, dotate di servizi primari e secondari, confinanti con zone già edificate e caratterizzate da connotazioni residenziali”.

Si tratta del Parco Serena in via Matteotti, del Parco Pelliccia in via René Guénon e di uno dei Parchi sorto nei pressi del ponte di Sant’Antimo-Cesa. Infatti il mutamento della destinazione urbanistica – si precisa nella delibera – si applica esclusivamente agli immobili realizzati ai sensi del PRG approvato nel 2023”. Una fattispecie che riguarda proprio i citati complessi, costruiti quasi 20 anni fa in base all’allora Piano regolatore generale. In realtà su quelle aree insistono da quasi un ventennio appartamenti ad uso abitativo. Il problema c’è, non si discute. E va risolto, anche questo è pacifico. Ma tra il dire e il fare ci passa di mezzo il mare. Non a caso l’approccio della maggioranza ricorda quello di un candidato alle comunali di tanti anni fa che in campagna elettorale preso dall’enfasi oratoria promise di “portare il mare a Cesa”. Ed è questo il punto cruciale. Guida vuole davvero risolvere il problema dei proprietari delle abitazioni oppure li sta prendendo in giro per assicurarsi di nuovo il loro consenso dopo anni di promesse non mantenute?

IL GRANDE IMBROGLIO E IL SALVA CASA

Dal contenuto della delibera approvata in assise e dal suo intervento poco brillante balza agli occhi il bluff del sindaco. “Se pure questo provvedimento dovesse implicare un incremento di cubatura noi rivendichiamo tale scelta!”. “Se pure nei prossimi anni a Cesa non si potrà costruire stiamo facendo la cosa giusta!”. Ma che è? Mica il comune è il cortile di casa di Guida! Se pure… cosa? Con i “se” e i “ma” non si fa la storia, ma non si risolve neppure il problema urbanistico di decine di famiglie. “L’indirizzo” della maggioranza è tecnicamente inattuabile. Quindi è solo propaganda. È tutto un trucco, direbbe Gep Gambardella. Ed è semplicissimo squarciare il velo dell’ipocrisia. Le zone D, ovvero quelle destinate alle attività produttive, non possono diventare equipollenti alle zone A (centro storico), B (aree urbane consolidate) e C (residenziali di nuova espansione). Lo certificano gli stessi Guida e company citando nella delibera la legge n. 105/2024, meglio nota come il “Salva Casa” di Salvini, che esclude espressamente la possibilità di sanare le difformità urbanistiche nelle zone D tramite il cambio di destinazione d’uso.

Non solo. Nella delibera di “indirizzo” votata da Guida e dal suo team c’è scritto testualmente che: “Sul territorio comunale sono presenti zone realizzate in base alle previsioni del PRG (Piano Regolatore Generale) e realizzabili secondo le previsioni del PUC (Piano Urbanistico Comunale) con destinazione commerciali direzionali/uffici”. Ma se nel Puc, approvato nel 2021, non è stata prevista la riclassificazione dell’area di quegli immobili, come sottoscrivono il sindaco e la maggioranza, è inevitabile che le unità immobiliari attualmente ricadenti in zona D non possano essere “equipollenti” alle zone A, B e C, altrimenti sarebbe come mettere per iscritto che il cambio di destinazione d’uso verrà autorizzato in difformità al Puc. Per usare un’iperbole è come dire che su un’area classificata dal Puc come agricola si può costruire o che è possibile sanare la presenza di un immobile costruito per uso abitativo. Una balla spaziale. E non c’entra proprio nulla che le “unità immobiliari ricadenti in zona D siano situate in aree del territorio già urbanizzate, dotate di servizi primari e secondari, confinanti con zone già edificate e caratterizzate da connotazioni residenziali”. La difformità urbanistica di immobili presenti in zona D in mezzo ad altri immobili realizzati, ad esempio, in zona C può essere superata solamente con una riclassificazione dei suoli. Quindi attraverso una variante al Puc.

SCELTA PER FAVORIRE LE LOBBY DEL MATTONE

Se un suolo ricadeva in zona D e in base allo strumento urbanistico vigente è tuttora in zona D ne consegue che su quel suolo non possono insistere immobili per uso abitativo, ma soltanto immobili con destinazione “commerciale-direzionale-uffici”, così come evidenziato nella delibera-illusoria approvata dal consiglio comunale. Non ha alcuna rilevanza neppure il fatto che si tratti di immobili realizzati 20 anni fa. Anzi è un’aggravante per Guida e la maggioranza. Perché nella fase di redazione del Puc, varato 3 anni fa, lo stesso Guida e la stessa maggioranza non hanno dato “l’indirizzo” di classificare quelle zone D in zone C? Perché il problema viene affrontato, in modo ingannevole, solo oggi a pochi mesi dal voto? Per un motivo semplice. Perché gli immobili del Parco Serena, del Parco Pelliccia e di uno dei Parchi nei pressi del ponte di Sant’Antimo-Cesa avrebbero inciso fortemente sulla cubatura complessiva del territorio. Quindi? Quindi il Puc del 2021 non avrebbe potuto prevedere 400 nuovi alloggi ma molti di meno. E le lobby del cemento che avevano già messo le grinfie sulle aree di nuova espansione sarebbero state penalizzate con un duro colpo ai progetti affaristici. A proposito, un altro inciso che conferma la grande burla degli amministratori locali. Il Puc del 2021 era conforme al Piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp) dell’epoca. Qualora gli immobili in zona D ottenessero il cambio di destinazione d’uso, non solo i permessi contrasterebbero con il Puc di Cesa, ma lo stesso Puc sarebbe urbanisticamente difforme rispetto al Ptcp della Provincia di Caserta. Anche per questo, se si vuole veramente risolvere il problema, bisogna dire la pura verità: è necessaria una variante al Piano urbanistico comunale. Non si scappa.

MAGGIORANZA COLPEVOLE, COSTRUTTORI AGUZZINI

Ma torniamo all’odore dei soldi. Come già detto, ai tempi del redigendo Puc, votato nel 2021, Guida e la maggioranza non vengono nemmeno sfiorati dall’idea di regolarizzare gli immobili in zona D. Sarebbe stato deleterio per i grossi cartelli imprenditoriali. Quattrocento nuovi alloggi erano stati preannunciati e quattro nuovi alloggi sono stati inseriti nel Puc. Il sindaco e la squadra di governo che, ripetiamo sono gli stessi di oggi, avrebbero potuto e dovuto fare scelte diverse per la rigenerazione del territorio: meno nuovi alloggi e sistemazione degli immobili nelle zone D. Invece no: nuovi alloggi in più e problema delle case irrisolto. È intollerabile che proprio coloro i quali nel 2021 non hanno voluto risolvere il problema, ovvero gli attuali governanti, si ergano oggi a paladini dei proprietari delle case. Anche alla propaganda c’è un limite. Prendere per i fondelli la gente in un modo così sfacciato è allo stesso tempo sconfortante e sconcertante. Buttarla poi sulla retorica di “stare vicini a chi ha fatto sacrifici per acquistare una casa per la propria famiglia” è facilmente smentibile da quanto detto fin qui: perché non hanno risolto il problema a queste famiglie nel 2021? Nella stesura del Puc Guida e i suoi boys si sono schierati con le lobby del cemento. Sono loro i carnefici. Passare per vittime è un può troppo anche a Cesa, dove l’opposizione consiliare è meno consistente dell’aria. Ma gli aguzzini più spietati sono gli imprenditori che, gabbando gli acquirenti, hanno venduto immobili per uso abitativo ben sapendo che fossero per uso ufficio. I costruttori del Parco Serena, del Parco Pelliccia e del Parco pressi del ponte di Sant’Antimo-Cesa devono passarla liscia? È giusto che la pseudo-politica li protegga?

IL GIOCO DELLE TRE CARTE SU BUONI E CATTIVI

In conclusione, smontiamo sul nascere il solito e scontato tentativo di Guida di scrivere sulla lavagna i nomi dei “buoni” e dei “cattivi”. Lui ovviamente è sempre il più buono di tutti. I proprietari delle case non devono pagare per le colpe di imprenditori insaziabili. Ma non devono nemmeno essere presi in giro da chi li vorrebbe tenere al guinzaglio fino alle prossime elezioni, come appare cristallino da un altro passo della delibera consiliare: “Per quanto riguarda le procedure di rilascio del permesso, il Responsabile del Servizio Urbanistico dovrà considerare il mutamento con o senza opere, attenendosi alle regole stabilite dalla normativa urbanistica vigente”. Il capo dell’Utc Giacomo Petrarca non potrà concedere nessun permesso. Rischierebbe grosso. L’unica strada urbanisticamente praticabile è la variante al Puc. Non viene imboccata perché i tempi tecnici sono più lunghi. Si sarà già votato prima della sua approvazione. Dunque addio consensi. E bye bye ai proprietari delle case. Come hanno fatto gli esponenti della simil-opposizione a non rinfacciarlo a Guida? Non l’hanno fatto perché frequentano l’asilo della politica. Per le prossime sedute sarebbe meglio munirsi di grembiulini su misura. Farebbero un’ottima figura.

Mario De Michele

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