Da un lato le bollette della Sogert, alcune per somme già versate e rateizzi regolarmente pagati, dall’altro il sindaco di Cesa Enzo Guida che sembra un turista svizzero di passaggio al Comune: “Ho convocato la ditta perché voglio capire prima io cosa sta accadendo”. C’è poco da capire. A fine dicembre 2020 in assise la maggioranza, con voto contrario dell’opposizione, aprì la strada all’esternalizzazione della riscossione tributi. In pratica nel sacco di Babbo Natale i contribuenti si trovarono la privatizzazione di un servizio fino ad allora svolto molto bene dall’ufficio tributi comunale. Ma il centrosinistra optò per la Sogert, società già finita nel mirino delle critiche in altri enti limitrofi come Sant’Arpino. Nel 2021 gli uffici preposti di Cesa adottarono la determina di affidamento del servizio di riscossione alla Sogert. E da allora i disagi per i contribuenti sono aumentati di giorno in giorno. In moti casi le bollette di pagamento sono state recapitate anche a chi aveva i conti in regola con l’aggravio per i cittadini di presentare le ricevute di versamento. Per i poveri sfortunati, che non avevano conservato la ricevuta, l’onere di pagare due volte per la stessa cartella. Oltre al danno la beffa. Come sempre Guida e company giocano a rimpiattino senza assumersi la responsabilità politica di aver votato per l’esternalizzazione del servizio di riscossione. Chi ha voluto la Sogert? Il sindaco e la maggioranza. E stavolta l’operazione mistificazione della realtà non riuscirebbe nemmeno al mago Silvan. Se le cose fossero andate per il verso giusto sarebbe stato legittimo incassare il successo per una scelta amministrativa azzeccata. Ma ora che i cittadini vengono tartassati e la riscossione, è il caso di dirlo, fa acqua da tutte le parti Guida e la squadra di governo dovrebbero avere almeno la dignità politica di assumersi le responsabilità per una scelta sbagliata. Ovviamente non avverrà mai. Ora siamo curiosi: quale balla spaziale tirerà dal cilindro il sindaco per scaricare le sue colpe? Forse su qualche entità soprannaturale. Intanto il gruppo Unti per Cesa, che in assise votò contro l’esternalizzazione del servizio va all’attacco. “Sembrano lontanissimi i giorni in cui il primo cittadino dichiarava risolti i disservizi e chiusa la questione delle cosiddette “cartelle pazze”. Non si può sbandierare come un successo “il gettito in entrata veramente elevato”, senza tenere in considerazione le gravi conseguenze economiche, psicologiche e sociali del metodo Sogert”. Ernesto Ferrante, Carmine Alma, Amelia Bortone e Maria Verde chiedono per l’ennesima volta (finora le loro richieste sono sempre stata snobbate dalla maggioranza) misure drastiche: “I nostri concittadini che quotidianamente si affannano per reperire e produrre ricevute su ricevute per evitare brutte sorprese, sono persone, non polli da spennare. Uniti per Cesa auspica il blocco immediato delle azioni esecutive e l’attenta rimodulazione dei ruoli trasmessi, con discarichi e annullamenti effettivi”. L’amministrazione, se vuole, – ribadiscono Ferrante, Alma, Bortone e Verde – può rimediare a quello che per noi è stato un disastroso errore politico, di cui stanno pagando le conseguenze solo ed esclusivamente i contribuenti. La soluzione esiste, anche se qualcuno fa finta di non volerla vedere: tornare in Consiglio comunale e rimediare, revocando tutti gli affidamenti alla Sogert. Dichiariamo pubblicamente e fin da ora la nostra disponibilità a votare una proposta di delibera che possa mettere fine a quello che è diventato un incubo per tante famiglie”. Altro che opposizione pregiudiziale. Uniti per Cesa va nel merito del problema e propone un’alternativa fattibile alla scellerata privatizzazione della riscossione dei tributi per la fornitura idrica. Una proposta di buonsenso che punta alla tutela dei contribuenti. In una fase economica così difficile per le famiglie, soprattutto quelle più deboli, tartassare i cittadini è inaccettabile. E poi lo chiamano centrosinistra.