Il 31 gennaio 2024 potrebbe diventare una data da segnare con il circoletto rosso. Il Tar della Campania ha fissato alle 9.30 l’udienza per pronunciarsi sul ricorso di Ernesto Ferrante, Carmine Alma, Amelia Bortone e Maria Verde contro la decadenza dalla carica di consiglieri comunali deliberata dall’assise di Cesa lo scorso 30 novembre. I quattro esponenti dell’opposizione sono stati fatti fuori con la motivazione ufficiale di non aver giustificato le assenze dalle sedute consiliari. Una motivazione che, a leggere alcuni interventi nel civico consesso, appare più una scusa per liberarsi di una minoranza agguerrita a favore di una minoranza ibrida subentrata ai quattro rappresentanti di Uniti per Cesa. Da far accapponare la pelle l’intervento di Giusy Guarino, fedelissima del sindaco Enzo Guida. Senza preoccuparsi più di tanto e in modo alquanto sfacciato, il membro della giunta accusò Ferrante, Alma, Bortone e Verde di averla attaccata sul piano personale sul caso delle coop sociali operanti a Cesa. Che c’azzecca con la decadenza? Se lo sono chiesti in tanti. Nel frattempo il defenestramento dei quattro consiglieri (inutile dire democraticamente eletti) ha già sortito un effetto politico-amministrativo lampante: l’opposizione ibrida, salvo qualche inutile comparsata sulla carta stampata, è più silente di un sordomuto. Non a caso nel corso dell’ultima assise il sindaco Guida ha ringraziato a raffica i componenti della minoranza per “l’atteggiamento collaborativo e costruttivo”. Per il primo cittadino essere collaborativi e costruttivi equivale a essere allineati e accucciati. La cancellazione della vera opposizione con un tratto di penna fa bene a Cesa? Per nulla. L’azione di sindacato ispettivo è una prerogativa fondamentale che consente agli eletti di rappresentare al meglio i cittadini. Se viene meno addio democrazia. Vediamo cosa decide il Tar. Fatto sta che buttarla sempre in tribunali è la dimostrazione plastica della morte della politica. Una sconfitta per tutti.