Gratta, gratta ed ecco affiorare un barlume di verità. “Abbiamo come obiettivo dell’amministrazione quello di avviare le procedure per la realizzazione di una variante al Puc”. Lo ha dichiarato Enzo Guida tramite una nota pubblicata sul sito ufficiale del comune di Cesa (foto in basso). Alla fine della fiera il sindaco ha ammesso, senza fare ammenda, che per la cosiddetta “rigenerazione urbana” del territorio, inclusa quindi la “riconversione” delle case-ufficio, è necessario mettere mano allo strumento urbanistico. È quello che andiamo dicendo e scrivendo da mesi. Altro che inesattezze o notizie false. La fascia tricolore è venuta a dama. Non per farci un favore, si intende, ma perché il decreto “Salva Casa” di Salvini è chiaro: i cambi di destinazione d’uso non possono essere autorizzati per gli immobili che ricadono, come nel caso di Cesa, nelle zone D, destinate ad attività produttive. Non serviva Renzo Piano per comprendere l’ovvio. Le aree D sono sottoposte a parametri volumetrici totalmente diversi rispetto a quelle residenziali. Nelle zone per le attività produttive il parametro volumetrico riguarda l’altezza, la distanza dai confini e la superficie da occupare. Negli insediamenti di carattere commerciale e direzionale a 100 mq di superficie lorda di pavimento di edifici previsti deve corrispondere la quantità minima di 80 mq di spazio per standard urbanistici, escluse le sedi viarie, di cui almeno la metà destinata a parcheggi.
Per quelle residenziali invece gli standard sono parametrati per numero di abitante. Ed a ogni abitante corrispondono 100 metri cubi di costruzione, ovvero 20 mq di standard. Insomma non ci può essere nessuna equipollenza perché sarebbe urbanisticamente e materialmente impossibile equiparare le zone D con quelle A, B e C. Un altro nodo inestricabile riguarda gli standard urbanistici. In base al vademecum del comune è materialmente impossibile conteggiarli. È campato in aria sostenere che gli standard sono quelli del titolo abilitativo che ha autorizzato la costruzione. Per legge è necessaria la verifica rispetto alla nuova destinazione impressa all’immobile, quindi gli standard vanno riconteggiati e si devono stabilire le modalità per reperirli o per monetizzarli. Non solo. Per i servizi primari e secondari vanno specificate la qualità e la quantità, cioè va esplicitato in che modo viene verificata l’esistenza e la sussistenza di tali servizi. Un altro paradosso del vademecum è che Anche su questo aspetto richiama il D.M. 144419/68, che suddivide gli standard urbanistici in tre categorie, ma in pratica disattende il decreto. È come dire tutto e il contrario di tutto, un po’ in stile Enzo Guida.

Non a caso l’annuncio del sindaco della variante al Puc viene fatto nell’ultima riga della nota sull’adeguamento del Piano alla Legge Regionale 13/2022. Prima di andare al dunque il primo cittadino e il delegato all’Urbanistica Mimmo Mangiacapra spacciano, come al solito, per grandi imprese atti di ordinaria amministrazione, come se a Cesa fosse stato deliberato qualcosa di unico al mondo, mentre appare evidente anche a un bambino che si tratta di provvedimenti adottati da tutti i 550 comuni della Campania. Insomma, la solita propaganda elettorale che investe tutto lo scibile umano, dal sacro al profano, dalla scienza alla fantascienza, dalla realtà alle balle spaziali.

Ma va detto, ad onor di cronaca, che mentre Guida è in cielo, in terra e in ogni luogo, da far sorgere il dubbio di utilizzare qualche sosia, sul fronte opposto Giuseppe Fiorillo è completamente assente. Sul piano politico non si vede da nessuna parte. Nel senso che finora non si sa che idea di città abbia in mente e quale coalizione potrebbe sostenerlo. Certo, la discesa in campo di Fiorillo ha alimentato la speranza di una possibile alternativa credibile al dominio di Guida, l’ipotesi di una “coalizione di volenterosi” in grado di spezzare il cerchio tragico del sindaco. Ma stringi, stringi per adesso di concreto non si è visto ancora nulla. Ad esempio, qual è la posizione dell’ex fascia tricolore sulle case-ufficio? Cosa ne pensa degli incarichi professionali, per un totale di quasi 300mila euro in 3 anni, dispensati ai parenti stretti degli amministratori? Come giudica i concorsi comunali, grazie ai quali sono stati assunti, tra gli altri, il marito di Giusy Guarino e la figlia di Nicola Autiero? Come pensa di rilanciare il commercio locale affossato dalla Marican dei Canciello? E via di questo passo. Ma se si resta in mezzo al bosco, per dirla con Cartesio, nel bosco si muore, perché “è meglio una valutazione sbagliata che l’assenza di ogni valutazione”.
Anche il gruppo degli ex consiglieri fatti decadere da Guida sembra mummificato. Dove sono finiti Ernesto Ferrante, Carmine Alma, Amelia Bortone e Paola Verde? Uniti per Cesa è deceduto senza celebrarne le esequie? E chi altri sarebbero i “volenterosi”? Insomma, in una battuta, Fiorillo, se ci sei, batti un colpo. Mica gli elettori ti possono votare soltanto perché sei meglio di Guida? Per questo sarebbe bravo chiunque.
Mario De Michele
LA NOTA DI ENZO GUIDA E MIMMO MANGIACAPRA













