La politica aversana vittima della sindrome di Alfonso? A un mese e mezzo dalla presentazione delle liste per le comunali dell’8 e 9 giugno sembrerebbe proprio di sì. Nel centrodestra Alfonso Oliva di Fratelli d’Italia si è specializzato con risultati brillanti a bruciare tutti i nomi del possibile candidato sindaco. Un gioco al massacro che sta logorando una coalizione già propensa geneticamente alla frammentazione. Nel centrosinistra l’altro Terminator è Alfonso Golia, spalleggiato dal gruppo La politica che serve. Nonostante una gestione amministrativa fallimentare con un esito inglorioso, l’ex primo cittadino persevera diabolicamente per ottenere l’investitura bis di salvatore della patria. I due Alfonso hanno assunto la medesima postura. Oliva: “Faccio un passo di lato per consentire al centrodestra di indicare un candidato sindaco condiviso da tutti”. Golia: “Sono a disposizione per lavorare all’unità del centrosinistra”. In assenza di leader politicamente strutturati, capaci di dire una cosa e farne un’altra, i due Alfonso stanno in realtà giocando a carte scoperte. Entrambi smaniano di candidarsi a sindaco. Un tatticismo privo di strategia conduce inevitabilmente in un vicolo cieco, quello della sconfitta. Già affiorano i prodromi della disfatta. Il tentativo di estremizzare a destra e sinistra il confronto politico non fa altro che consegnare il pallino nelle mani dei centristi in una città a fortissima vocazione moderata. Non a caso gli uomini di Giovanni Zannini gongolano. Se in primo momento il loro obiettivo era quello di stare alla finestra in attesa della migliore offerta, ora si stanno adoperando per un progetto autonomo. Non si accontentato più di essere l’ago della bilancia. Puntano a entrambi i piatti: tagliare le ali allargando il più possibile il centro sia sul versante destro che su quello sinistro. Un terzo polo cittadino (che non ha nulla a che vedere con l’aborto renziano e calendiano) in grado di vincere da solo o in accordo con Forza Italia sul modello della Provincia di Caserta. Uno scenario che ridurrebbe destra e sinistra a ruote di scorta da utilizzare in caso di emergenza. Ecco il risultato devastante della sindrome di Alfonso. Una morsa mortale sia per FdI che per il Pd aversani. La responsabilità non ricade soltanto sulle spalle di Oliva e Golia, che hanno l’alibi di essere offuscati dalle ambizioni personali. Anche a livello provinciale si sta facendo poco per uscire dal collo di bottiglia. In casa meloniana non è ancora arrivato lo stop all’ex consigliere comunale. Sul fronte dem il commissario cittadino Eugenio Marino e quello provinciale Susanna Camusso insistono fideisticamente per la formazione del campo largo con il Movimento 5 Stelle, composto anche dal movimento La politica che serve. Un campo largo senza almeno una buona fetta di centristi sarebbe un campetto dove la partita elettorale avrebbe un esito scontato. Come uscire dall’imbuto? Serve un maggiore protagonismo politico di Fratelli d’Italia e Partito democratico per catalizzare i moderati. Altrimenti si corre il serio rischio di consegnare a Zannini-Forza Italia la vittoria su un piatto d’argento.
Mario De Michele