Metti, una sera a cena. Tra le tappe elettorali di Gennaro Oliviero non poteva mancare Orta di Atella. Qui il presidente uscente del parlamentino campano, candidato alle regionali (per la 43esima volta di fila) nella lista deluchiana A Testa Alta, ha sempre raccolto un bel gruzzoletto di voti. E anche in vista dell’appuntamento con le urne del 23 e 24 novembre si prevede un risultato molto positivo, almeno stando alla schiera dei suoi sostenitori locali. Nella città atellana, attorno all’immancabile tavola imbandita – Oliviero è una buona forchetta – e in un clima spensierato con il “rutto libero”, il leader del raggruppamento di De Luca ha incontrato volti noti della politica e dell’amministrazione comunale (foto in basso). Tra gli altri l’ex assessore Rocco Russo e gli ex consiglieri Enzo Moccia e Arturo Vislino. Quest’ultimo, per gli amici “Vis” per la sua “forza”, quando si tratta di mangiare non se lo fa dire due volte, in verità nemmeno mezza. A volte pure se non glielo dicono proprio mangia lo stesso. Sarà abitudine.
Attorno al desco Giovanni Misso, coordinatore del movimento politico-consiliare Scelta Civica, e le due consigliere del gruppo Imma Liguori e Giovanna Migliore. Alla destra di Oliviero il già presidente dell’assise atellana, ex assessore, ex consigliere ed ex di tante cose Eduardo Indaco. Se fosse ancora tra noi Pirandello scriverebbe almeno altri 4-5 romanzi e un centinaio di novelle sul suo epico camaleontismo. Nella foto, a esempio, sembra un Muppet, dire quale di quelli è impossibile, vista la varietà dei mitici pupazzi. Gli stessi membri della famiglia Muppet nutrono forti dubbi sul fatto che Indaco sia realmente un loro parente oppure se si trasforma in tale soltanto in talune occasioni.
Ancora più arduo trovare una sua collocazione politica più o meno stabile. A Roma sta con Tajani e Martusciello, a Napoli con Oliviero e De Luca, a Caserta con Marcello De Rosa e Mastella, ad Orta di Atella sta come d’autunno sugli alberi le foglie, direbbe il poeta. A questo giro elettorale sta, o almeno dovrebbe, mai come nel suo caso il condizionale è d’obbligo, con uno dei due “giganti buoni” della politica casertana, l’altro è Nicola Caputo. Sulla carta Indaco dovrebbe appoggiare Oliviero, salvo una chiamata in extremis di Martusciello, che sostiene Amelia Forte, o peggio ancora di uno dei telefoni della Farnesina. Al cospetto del ministro e vicepremier Tajani si metterebbe sull’attenti, ma soltanto per la durata della conversazione. Poi, da buon personaggio pirandelliano, continuerebbe a vagare in cerca di un autore, con il dono innato dell’ubiquità: è qui, lì e in ogni luogo, con tutti e con nessuno. Altro che Padre Pio. Quello autoctono, sia bene inteso.
Mario De Michele













