“Siamo arrivati ad un punto di non ritorno” ed è necessaria “una commissione d’inchiesta parlamentare”. Non usa giri di parole il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, parlando dell’indagine di Perugia che sta portando alla luce una “mostruosa” attività di dossieraggio come detto dal capo dei pm Raffaele Cantone. Il numero uno di via Arenula rivela, inoltre, di avere avuto un “informale scambio di opinioni” con il ministro della Difesa Crosetto, dalla cui denuncia è scattata l’indagine. “Credo che a questo punto si possa e si debba riflettere sulla necessità dell’istituzione di una Commissione parlamentare d’Inchiesta con potere inquirente – afferma Nordio – per analizzare una volta per tutte questa deviazione che già si era rilevata gravissima ai tempi dello scandalo Palamara e che adesso, proprio per le parole di Cantone, è diventata ancora più seria”. Fonti parlamentari della maggioranza si dicono però scettiche sulla possibilità di varare la commissione sia per una questione di tempistica, per evitare di sovrapporsi all’inchiesta in corso a Perugia, sia per la difficoltà a reperire i parlamentari. Sulle centinaia di accessi illeciti effettuati dal tenente della Guardia di Finanza, Pasquale Striano, Nordio ha aggiunto che questo “tipo di violazioni sono già state fatte in passato” ma “credo che adesso abbiamo raggiunto il punto cruciale, forse un punto di non ritorno e che quindi sia necessaria una profonda riflessione che a mio avviso potrebbe e dovrebbe essere non solo normativa, ma anche politica”. E ancora: “le parole usate da Cantone sono state estremamente forti e, dopo queste valutazioni estremamente severe, io credo che sia necessario fare una riflessione molto, molto profonda – ha concluso – su quelle che sono le violazioni dei diritti individuali alla riservatezza”. Parole condivise dal ministro della Difesa Guido Crosetto che annuncia di avere dato la “piena disponibilità” ad essere ascoltato da Copasir e Antimafia e si dice “pienamente concorde” sul fatto che il Parlamento valuti l’istituzione della Commissione in modo da “approfondire i temi più rilevanti ed oscuri che sono emersi finora, indagando sull’abuso nell’uso delle banche dati, sulle regole che ne possono consentire il controllo, sull’esistenza di un sistema di dossieraggio, su eventuali mandanti o beneficiari, sui poteri necessari per difendere lo Stato e i controlli per evitare l’abuso”. Chiede invece di far scemare il clamore mediatico che ruota intorno al procedimento che coinvolge anche il pm della Dna, Antonio Laudati, il capo della procura di Perugia. “Dopo aver parlato nelle sedi istituzionali – sottolinea Cantone – adesso bisogna ritornare nell’ombra e lavorare. Come è accaduto in questi mesi in cui abbiamo fatto tanta attività senza che nessuno abbia saputo niente”. Il suo ufficio tra i vari segmenti di indagine, nelle prossime settimane dovrà approfondire anche la “pratica” che Striano aveva svolto sui fondi della Lega. Al momento, in base a quanto filtra, i pm umbri non avrebbero sollecitato invio di atti da Milano né hanno inviato documentazione nel capoluogo lombardo. La vicenda dovrebbe essere quella legata alla Lombardia Film Commission e a diversi personaggi del mondo leghista: nell’atto di comparizione sono infatti citate diverse Segnalazioni di operazione sospette consultate da Striano e riguardanti proprio quella vicenda. Parallelamente con quella perugina viaggia l’attività di indagine della Procura di Roma che ha avviato due indagini scaturite dal caso dossier. I magistrati di piazzale Clodio contestano l’autoriciclaggio al presidente della Figc, Gabriele Gravina. Gli inquirenti, che lo hanno interrogato mercoledì pomeriggio, stanno ora analizzando il materiale messo a disposizione dal numero uno di via Allegri tra cui una memoria e una serie di atti compresi dei bonifici. Sullo sfondo resta sempre il nodo competenza territoriale: i pm capitolini potrebbero, infatti, valutare di spogliarsi del procedimento inviando l’incartamento ai colleghi di Milano, dove è avvenuto l’acquisto di un appartamento da parte di Gravina o a Firenze dove ha sede la Lega Pro. Infine i magistrati romani sono al lavoro su una Sos che era stata ‘divulgata’ da altra fonte e non da Striano. Al momento il procedimento è rubricato contro ignoti ma si procede per rivelazione del segreto e accesso abusivo a banca dati. La Segnalazione di operazioni sospette in questione non ha portato ad iniziative penali e riguarda gli imprenditori Giovanni e Gaetano Mangione e i rapporti con il ministro Corsetto. Sia il ministro che gli imprenditori sono totalmente estranei all’indagine avviata nella Capitale.

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