Parlava, intercettato, della “difficoltà” del sindaco di Genova Marco Bucci per “tutta questa pressione di questi cialtroni di Toti” e accusava di “corruzione” il governatore della Liguria. Ieri, convocato dai pm come teste, Giorgio Carozzi, giornalista in pensione, tra i componenti del comitato di gestione del porto in rappresentanza dell’amministrazione comunale, avrebbe ripercorso quel “pressing” che portò all’ok alla proroga per 30 anni della concessione del Terminal Rinfuse al gruppo Spinelli. E sono un caso le parole a verbale sui “finanziamenti illeciti”, poi corretti in “leciti” dalla difesa, di Roberto Spinelli. Tanto che il presidente dei senatori di Fratelli d’Italia, Lucio Malan, è intervenuto per chiedere, nel “rispetto per il lavoro dell’autorità giudiziaria”, che “l’accertamento di fatti avvenga in modo accurato e corretto, evitando l’uscita, non si sa come, di parti di fascicoli che, peraltro, risultano non aderenti alla realtà delle dichiarazioni rese”. Sollecitando “rigore, serietà e chiarezza”. Carozzi, intanto, all’ANSA spiega di aver “votato in scienza e coscienza” e che “nessuno mi ha fatto pressioni, se c’è qualcun altro che le ha fatte a qualcuno non era un problema mio”. Chiarisce, però, di non poter riferire “nulla di quello che ho detto ai pm”, sostenendo che “dagli atti emergono ricostruzioni approssimative”. La testimonianza, tuttavia, avrebbe confermato l’ipotesi degli inquirenti sulle “pressioni degli Spinelli” per ottenere la proroga e di riflesso quelle a cascata di Toti, di Paolo Emilio Signorini, l’ex presidente dell’Autorità portuale ora in carcere, e del primo cittadino Bucci. “Ci sono alcune cose che devono andare assolutamente bene e ti dico quali sono … in comitato”, diceva il sindaco (non indagato) a Carozzi il 20 novembre di tre anni fa. L’ex giornalista era contrario inizialmente al rinnovo trentennale, uno dei capitoli più importanti nell’inchiesta della Procura guidata da Nicola Piacente. “Alla fine”, però, come si legge negli atti, dopo un incontro con Bucci e Signorini, manifestò “la disponibilità a votare” la delibera. Stesso percorso dell’avvocato Andrea La Mattina, che rappresentava la Regione, e che la prossima settimana dovrebbe essere sentito dagli inquirenti. Mentre l’unico che si oppose fu Rino Canavese. Per lui l’operazione Rinfuse era “l’evidente esistenza di un favoritismo continuo nei confronti del gruppo Spinelli”. Intanto, i pm forse già da lunedì riascolteranno il file della registrazione dell’interrogatorio di Roberto Spinelli, figlio di Aldo, e in particolare le parole trascritte come “finanziamenti illeciti”, riferendosi a quelli che “voleva” Toti. Il figlio del patron, con comunicazione dei legali, ha sostenuto di aver detto “finanziamenti leciti”. Per gli inquirenti allo stato fa fede la trascrizione e, comunque, non cambia il quadro dell’imputazione di corruzione: versamenti, anche se tracciati, al Comitato elettorale in cambio dei quali il presidente della Liguria avrebbe messo a “disposizione” la sua “funzione” a favore del gruppo. “Va detto che le trascrizioni nel 90% dei casi sono realizzate con strumenti automatici – ha spiegato l’avvocato Alessandro Vaccaro – e comunque prevale il verbale che ci è stato fornito dal cancelliere, nel quale c’è scritto solo ‘finanziamenti'”. Il legale ha chiarito che per Aldo Spinelli, ai domiciliari come Toti, non presenterà istanza al Riesame. “Il prossimo passaggio sarà l’interrogatorio coi pm”, ha aggiunto. La difesa sta lavorando ad una consulenza, in mano ad un esperto, sulle condizioni psicofisiche dell’ex presidente del Genoa per presentare un’istanza al gip. I pm, dal canto loro, stanno verificando se in passato per il patron 84enne fosse stato richiesto dai familiari un amministratore di sostegno. Anche Toti non ricorrerà al Riesame e attende, come ribadito dal legale Stefano Savi, di essere interrogato dai pm, i quali, però, con gli ascolti di altri testi, tra cui pure Bucci, che andranno avanti la prossima settimana, vogliono prima approfondire i punti dell’inchiesta. Il termine per il Riesame scadrà lunedì e per ora ha fatto appello solo l’imprenditore Mauro Vianello. Infine, già da lunedì dovrebbero essere effettuate le copie forensi di telefoni, pc e altri dispositivi del governatore e poi degli altri indagati. Saranno acquisiti messaggi e mail, verosimilmente con l’uso di parole chiave.