Niente cavalli, né carri armati. A terra le Frecce Tricolori. Meno divise a sfilare e meno gente assiepata dietro le transenne. E’ la parata militare del 2 giugno ai tempi della crisi economica. Con il cuore rivolto ai terremotati dell’Emilia, come voluto dal capo dello Stato.

Alla fine Giorgio Napolitano ha ringraziato il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, per la manifestazione svoltasi con i “toni di sobrietà ed essenzialità che si impongono nel difficile periodo che sta attraversando il Paese, colpito in questi giorni da accadimenti sconvolgenti e gravi perdite di vite umane”. Sempre al centro di polemiche da parte di antimilitaristi, Sinistra e Lega, il tradizionale appuntamento ai Fori Imperiali – giunto all’edizione numero 66 – ha visto quest’anno allargarsi il fronte degli oppositori. Perché spendere soldi e tempo per una costosa parata militare, è il loro pensiero, quando l’Italia è in profonda crisi ed è stata appena colpita da un forte terremoto? Quirinale e ministero della Difesa hanno cercato di disinnescare le critiche sforbiciando pesantemente gli schieramenti impiegati: 2.500 uomini rispetto ai seimila dell’anno scorso, niente sistemi d’arma e niente Frecce Tricolori. Il tutto chiuso nel giro di un’ora. Al costo di circa 2,6-2,9 milioni di euro, contro i 4,3 del 2011.

“Sono state molte polemiche, in parte vecchie posizioni negatrici del ruolo delle forze armate e delle parate militari, che hanno usato strumentalmente il terremoto”. Lo ha detto il capo dello Stato Giorgio Napolitano commentando la parata di oggi con i cronisti e le polemiche che vi sono state. Poi, la secca risposta del presidente della Repubblica, ai giornalisti che gli facevano osservare come Antonio Di Pietro avesse parlato di ‘sagra dello spreco’ per la parata del 2 giugno: “Non sa di che parla”. giornata celebrativa è iniziata alle 9, quando Napolitano, alla sua ultima sfilata da presidente della Repubblica, ha salito le scale del Vittoriano per deporre una corona d’alloro alla tomba del Milite Ignoto. Con lui, tra le altre personalità, il presidente del Consiglio Mario Monti, i presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani ed il presidente della Corte Costituzionale, Alfonso Quaranta. Il capo dello Stato è quindi risalito sulla Lancia Flaminia presidenziale scoperta – indossando un cappellino bianco per proteggersi dal sole – tra gli applausi della folla.

C’é stato anche un tentativo fallito di flash mob contro la cerimonia: una ventina di persona sono state identificate dalla Digos nei pressi del Colosseo. Alle 10, via alla sfilata ai Fori, preceduta da un minuto di silenzio per commemorare le 23 vittime rimaste sotto le macerie del terremoto in Emilia. Proprio al sisma è stata dedicata la rassegna di quest’anno. Presso la tribuna d’onore sono stati posizionati i gonfaloni delle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romana e delle province di Bologna, Ferrara, Mantova, Modena, Reggio Emilia e Rovigo, in rappresentanza delle comunità colpite. Al passaggio dei reparti sotto i palchi le bande e le fanfare hanno interrotto l’esecuzione delle musiche marciando con il solo rullare dei tamburi. Ha aperto la sfilata la banda del’Arma dei carabinieri; si sono poi susseguiti gli uomini e donne dei tre settori previsti: il primo dedicato alla formazione; il secondo alle operazioni internazionali; il terzo alle emergenze ed alla cooperazione.

Al passaggio dei lagunari del reggimento San Marco lo speaker ha ricordato Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due marò fermati in India, facendo scattare l’applauso delle tribune. Dove erano presenti alcuni familiari dei militari della Marina che poche ore dopo sono stati raggiunti dalla lieta notizia della concessione della libertà su cauzione per Latorre e Girone. A chiudere lo sfilamento, ancora nel nome della solidarietà per gli emiliani, una rappresentanza simbolica – in un unico blocco per non distrarre forze dai soccorsi – di tutte le componenti, militari e civili, impegnate nelle operazioni di assistenza nei territori colpiti dal sisma. Nelle tribune, Stato rappresentato ai massimi livelli. Oltre a Napolitano, Monti, Fini, Schifani e Di Paola, c’erano i ministri Annamaria Cancellieri, Paola Severino, Giulio Terzi, Mario Catania, Enzo Moavero, il presidente del Copasir, Massimo D’Alema, il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, tra gli altri. Mancava il ‘padrone di casa’, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che nei giorni scorsi aveva chiesto l’annullamento della parata per destinare ai terremotati i soldi così risparmiati. Non si sono viste in tribuna neanche le cravatte verdi dei parlamentari leghisti.

“E’ ridicolo – ha commentato Casini al termine della parata – ci sono uomini politici che pensano di rifarsi una verginità non venendo qui. C’é da mettersi le mani nei capelli”.

 

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