Un gesto “isolato” ma con una chiarissima “volontà stragista” e non per forza eversiva, un attentato “individuale” che nulla a che fare con la criminalità organizzata locale e ancor meno con l’anarco-insurrezionalismo, ma ancora dal movente oscuro: a 24 ore dalla bomba che ha dilaniato la vita di Melissa
e di altre sei studentesse rimaste ferite, gli inquirenti e gli investigatori che indagano sull’attentato all’istituto Morvillo-Falcone di Brindisi stringono il cerchio attorno al killer che ha colpito sabato mattina gettando l’intero Paese nella paura. La svolta è arrivata dalle immagini registrate da una telecamera nei pressi della scuola. Immagini che “ci siamo andati a prendere”, dice il procuratore capo Marco Dinapoli sottolineando che gli investigatori hanno lavorato a testa bassa per raccogliere tutti quegli elementi che vanno raccolti subito altrimenti sarebbero andati perduti. In quel video, ha spiegato, c’è l’identikit dell’attentatore, anche se è ancora senza nome. Un uomo di 55-50 anni, bianco, probabilmente italiano. Ma in quei frame ci sono anche, parole sue, “immagini terribili” in cui si vede l’uomo azionare il telecomando che innesca l’ordigno e attendere il ‘botto’. Dunque con un significato ben chiaro: voleva la strage e l’ha ottenuta. Gli investigatori stanno passando al setaccio tutte le rivendite di bombole e i supermercati della regione, per cercare di capire dove l’uomo possa aver acquistato le componenti dell’ordigno e il cassonetto: una corsa contro il tempo che però, grazie alle immagini estrapolate dal video, potrebbe portare presto risposte positive. Inquadrato il gesto, resta però da capire il movente. Privato? Professionale?. Ideologico? O semplicemente il gesto di un folle?
Collegato alla scuola o al nome dell’istituto? O magari con il vicino tribunale? “Non ci sono elementi per dire che c’era un obiettivo specifico dell’azione – ammette il procuratore – e non necessariamente siamo di fronte ad un atto terroristico”, nel senso di un atto eversivo. Certo, prendendo per buona l’ipotesi del gesto isolato, prosegue, si può pensare ad una “persona arrabbiata e in guerra con il mondo, che si sente vittima o nemico di tutti e che utilizza una simile occasione per far esplodere tutta la sua rabbia”. Una persona che, però, non era proprio sprovveduta, visto che ha confezionato un ordigno che richiede conoscenze di elettronica sopra la media. E che potrebbe non aver agito da sola, almeno nella fase preparatoria: “non è impossibile che tutta l’organizzazione sia stata fatta da una persona sola – conferma Dinapoli – anche se non sappiamo allo stato se ha agito una o più persone nella fase organizzativa”.
Quel che è chiaro, in ogni caso, è che l’attentatore ha il fiato sul collo. La chiarezza di Dinapoli ha però innescato uno scontro con il procuratore di Lecce Cataldo Motta. Che, arrivato a Brindisi poco dopo la conclusione della conferenza stampa di Dinapoli, si è fermato lungamente con i giornalisti per dire che: “nessuna pista si può escludere”; “non c’è da capire solo il movente ma ancora tutto”; “non siamo in condizioni di dire che è un gesto di un folle”. E quando i cronisti gli hanno fatto notare che era stato Dinapoli ad annunciare la svolta in una conferenza stampa, parlando del video, Motta ha risposto secco: “non l’ho fatta io la conferenza stampa. Se c’è questo video allora perché non lo prendiamo?”. In realtà, più che sui contenuti, lo scontro è sulla finalità eversiva o meno del fatto. Nel primo caso, la competenza sarebbe della Dda di Lecce, nel secondo della procura ordinaria di Brindisi.
A far da paciere tra le due procure è intervenuto in serata il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso. “Siamo ancora nella delicatissima fase della raccolta degli indizi – ha detto – pertanto tutte le ipotesi riferibili alla strage sono ancora all’esame delle autorità inquirenti”. In attesa degli sviluppi, domani a Brindisi è il giorno del dolore. Alle 16.30, nella chiesa madre di Mesagne, si svolgeranno i funerali di Melissa Bassi, alla presenza del premier Mario Monti – che è rientrato anticipatamente dagli Stati Uniti – e del ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, che domani mattina assieme alla collega Paola Severino presiederà un vertice in prefettura. Dolore di cui ha parlato oggi anche il Papa.