Il Cavaliere continua a tenere i toni bassi, ma chi conosce bene Silvio Berlusconi sa perfettamente che è pura tattica. Sia ieri dopo la sentenza della corte costituzionale che oggi nei vari incontri a via del Plebiscito, l’ex premier non ha nascosto la rabbia per una situazione che, a suo dire, diventa ogni giorno più insostenibile: E’ chiaro che mi vogliono mettere in un angolo – è il refrain – ma io vado avanti. Certo, la presa di distanza del premier Enrico Letta dalle vicende giudiziarie legate a Berlusconi non aiuta a rasserenare gli animi a palazzo Grazioli.

Dire apertamente che “il governo non c’entra” con la questione dell’ineleggibilità dell’ex premier non contribuisce ad allentare la tensione. Berlusconi non replica direttamente dando mandato ai suoi fedelissimi, Sandro Bondi in testa, di rispondere per le rime: “C’é qualcosa nelle parole di Letta che non mi convince – osserva il coordinatore del Pdl – la questione della presunta ineleggibilità, così come altre questioni dirimenti non solo per il futuro del governo ma per il futuro dell’Italia, richiederebbero giudizi politici intellettualmente onesti”. Va oltre Michaela Biancofiore annunciando di voler far ricorso “alla Corte di giustizia europea affinché Berlusconi possa avere un giusto processo”. Insomma la misura inizia veramente ad essere colma alla vigilia tra l’altro di altri appuntamenti ‘caldi’ sempre sul versante giudiziario. Per lunedì è attesa la sentenza in primo grado del processo Ruby mentre il 27 giugno è fissata in Cassazione l’udienza del processo sul Lodo Mondadori. La tentazione dunque di far saltare il banco è tanta ed il Cavaliere lo ha ripetuto sia nel vertice serale che negli incontri odierni con i big del partito. Ieri sera la riunione era allargata allo stato maggiore del Pdl mentre oggi all’ora di pranzo l’ex premier ha convocato una riunione più ristretta a cui avrebbero preso parte Angelino Alfano, Denis Verdini e Gianni Letta. Incontro, a cui ne sono seguiti altri singoli sia con il vice premier che con il fidatissimo Letta in cui il Cavaliere avrebbe parlato in concreto della strategia da mettere in cantiere. Sia Letta che Alfano, raccontano diversi big del partito, lo avrebbero messo in guardia di fronte alle tante incognite nel momento in cui si decidesse di staccare la spina al governo. Prima di tutto ci sarebbero i problemi con Giorgio Napolitano. Il malumore verso il Capo dello Stato è tanto e Berlusconi sa benissimo che il presidente della Repubblica cercherebbe soluzioni alternative prima di sciogliere le Camere. A questo si aggiungono i segnali che arrivano dal centrosinistra sulla possibilità di trovare maggioranze alternative (si guarda ai dissidenti Grillini) magari pronte a sostenere un esecutivo anche solo per un tempo limitato. Ma, prima ancora degli scenari, al Cavaliere è stato mostrato un calendario con segnata in rosso la data del 9 luglio. Quel giorno infatti la giunta per le elezioni di Palazzo Madama inzierà a discutere dell’ ineleggibilità del Cavaliere: Non è il caso – sarebbe stato fatto osservare all’ex premier – di alzare la tensione con il Pd. Un quadro complesso dunque con cui l’ex capo del governo deve fare i conti. Ecco perché al momento Berlusconi resta prudente. Nessuna levata di scudi contro l’esecutivo. Atteggiamento peròdestinato a cambiare nel momento in cui il Cavaliere deciderà, come è accaduto con Monti, di mettere fine alle larghe intese. Il banco di prova resta sempre l’economia con la richiesta di abolizione dell’Imu e di non aumento dell’Iva ma anche atteggiamento nei confronti dell’Europa. L’attenzione infatti è per l’atteggiamento dell’Italia al prossimo Consiglio Europeo in programma per fine mese a Bruxelles.

 

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