Si è chiusa un’altra giornata nera per i mercati. Le Borse sono crollate ed è tornata la tensione sui titoli di Stato. Un venerdì da dimenticare per le piazze finanziarie che hanno risentito dei dati sulla disoccupazione negli Usa, con il gigante americano che per la prima volta dal 1945 non riesce a creare nuova occupazione.
A soffrire è sopratutto l’Europa e in particolare l’Italia. Milano è il peggiore tra i principali listini del Vecchio Continente, in chiusura perde il 3,89%. E non è andata meglio sul fronte bond, con lo spread tra Btp e Bund che supera i 327 punti basi, tornando ai livelli pre intervento Bce. Ma tutte le piazze europee hanno accusato il colpo che è arrivato da Oltreoceano: in una sola seduta sono stati bruciato 186 miliardi di euro di capitalizzazione. Il venerdì già non è iniziato sotto i migliori auspici, l’attesa per una conferma del tasso di disoccupazione sopra al 9% negli Usa ha frenato in partenza gli indici di borsa europei, con aperture tutte al ribasso. E il Dipartimento del Lavoro di Washington ha confermato le paure: nessun nuovo posto di lavoro ad agosto e tasso fermo al 9,1%.
Cifre peggiori delle stime degli analisti, che parlavano della creazione di 70.000 posti lavoro. La reazione dei listini non si è fatta attendere e Milano è arrivata a cedere fino al 4%, per chiudere poco meglio (-3,89%). Piazza Affari si è classificata così maglia nera tra i listini europei, anche se le perdite sono state ovunque pesanti (Parigi -3,59%, Madrid -3,40, Francoforte -3,36%, Londra -2,34). In Italia tra i titoli principali il ribasso più forte lo ha subito Italcementi, che ha ceduto il 6,95%, ma sono state soprattutto le banche ad appesantire il listino. Il più debole del settore è stato Ubi, sceso del 6,48%.
Insomma, se Milano ha perso 13,2 miliardi di euro, l’indice Stxe 600, che fotografa l’andamento dei principali titoli quotati sui listini del Vecchio continente, ha segnato un saldo negativo per oltre 186 miliardi di euro. Preoccupa anche l’allargamento della forbice tra il Btp decennale italiano e il corrispondente Bund tedesco. Lo spread si è riportato con una volata a un soffio dai 330 (chiudendo a 227,6). Il rendimento è così salito al 5,28%. La distanza, a sfavore dell’Italia, è aumentata anche rispetto al “meno prestigioso” Bonos spagnolo. E questo nonostante i bond di Madrid si siano allontanati da quelli tedeschi (a 311 punti).
Sarebbe, infatti, più giusto dire che è stata la Germania a prendere le distanze, visto che i dati Usa hanno fatto scattare un’ondata di acquisti sui suoi titoli, portando il Bund a 10 anni a un nuovo minimo dall’introduzione dell’euro. Il titolo é, infatti, percepito come un “bene rifugio”, al pari dell’oro, che ha visto il prezzo salire fino a 1.875 dollari l’oncia, e del franco svizzero. Con il balzo messo oggi a segno dallo spread, che secondo alcune piattaforme non ufficiali è salito addirittura a livelli superiori ai 227 punti, si torna, dunque, indietro di settimane, più precisamente all’8 agosto, cioé a quando la Banca centrale europea aveva iniziato ad acquistare titoli di stato italiani ed europei.
Chiusura in territorio negativo per Wall Street. Il Dow Jones perde il 2,20% a 11.240,49 punti, il Nasdaq cede il 2,58% a 2.480,33 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno il 2,53% a 1.173,96 punti.