Arriva anche su twitter la presa di posizione della Cgil contro l’abolizione dell’art. 18, all’indomani del botta e risposta tra il ministro del Lavoro, Elsa Fornero e il segretario generale Susanna Camusso, la quale ha parlato dell’articolo 18 come di una ”norma di civilta”’ indispensabile per un ”Paese democratico”. “Il vero ‘totem’ è pensare che la recessione si possa superare cancellando l’art 18”, scrive oggi il sindacato di Corso d’Italia sul social network, ricordando che “in Italia la stragrande maggioranza delle imprese è sotto i 15 dipendenti e quindi non è tenuta ad applicare l’art 18”.
“Se qualche economista o giuslavorista volesse spiegarci la necessità di cancellare l’art. 18 dopo queste verità oggettive, lo ascoltiamo”. “In Italia – scrive ancora la Cgil – la libertà di licenziare una persona per fondato motivo esiste. Guardate i tribunali: non sono intasati di cause art. 18. Così come esiste la libertà di licenziare collettivamente. E’ ampiamente praticata in centinaia di casi che cerchiamo di governare”. “Sembra quindi – conclude la Cgil – che tema cancellazione dell’art. 18 sia solo un pretesto antisindacale”. “Non capiamo che attinenza abbia l’art. 18 rispetto ai problemi dei giovani o dell’occupazione, E’ una norma che serve solo a non far commettere abusi alle aziende.
Toccandolo si mette a rischio la coesione sociale, e senza coesione sociale una società sbrindellata come quella italiana va in pezzi”. Lo ha detto il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, intervistato da Agorà, su Rai Tre, che ha aggiunto: “Io sfido la Fornero a discutere come alzare il salario ai flessibili e di come il governo debba incentivare fiscalmente e con altri strumenti questa possibilità, questo significa andare incontro ai giovani”.