La sinistra prova a riorganizzarsi all’ombra del governo Letta e convoca i suoi ‘stati generali’ per provare a ricompattarsi attorno alla figura di Stefano Rodotà. Si ritrovano tutti al Teatro Eliseo di Roma: ci sono Sel, ‘ribelli’ del Pd, Rivoluzione Civile (o quel che resta, visto che ha annunciato il suo scioglimento poche ore prima), giuristi eccellenti, mondo dell’associazionismo e, a sorpresa, anche esponenti del M5S.
L’occasione è l’incontro pubblico ‘La rivoluzione della dignita’ ‘, organizzato dalla rivista Left, proprio per celebrare il giurista calabrese. Ed e’ un successo, visto che gli organizzatori hanno dovuto trasferire il dibattito dal Piccolo Eliseo, dove avevano dato appuntamento, in una sede più capiente. Lui, Rodotà, accetta il ruolo di ‘federatore’: “Non mi si può chiedere molto o troppo – esordisce in una sala piena – Ma io sarò uno di quelli che insieme a molti altri faranno un pezzo di strada per ricostruire una cultura politica”. Non cita la sinistra. Prova a levare dall’imbarazzo Vito Crimi, capogruppo del Movimento Cinque Stelle, per una ‘etichettatura’ che potrebbe risultare scomoda ai suoi elettori: “Se vogliamo ricostruire a sinistra non possiamo escludere nessuno”, spiega indicando nei parlamentari ‘stellati’ “una nuova forza parlamentare che ha la voglia di imparare come si fa politica”. Seduto a poca distanza, Gennaro Migliore di Sel ne approfitta proprio per rivolgersi ai “compagni di opposizione del M5S”: “Sel cercherà di instaurare il dialogo – afferma – Ma al movimento voglio dire una cosa: forse con un altro confronto post elettorale oggi avremo un altro tipo di governo”. Crimi non raccoglie e si limita a ricordare i giorni in cui il Movimento ha chiesto a Rodotà di accettare la candidatura per il Quirinale. “Il Pd dovrebbe ascoltare di più i suoi elettori, e non mi riferisco solo alla questione del Quirinale”, aggiunge con un pizzico di malizia. A rappresentare il Pd ci sono due ‘cani sciolti’. Civati attacca duramente il suo partito (anche sulla questione della mancata collaborazione con il M5S a cui hanno “ovviamente preferito Berlusconi”) ma “siccome in questi giorni volano parole grosse” precisa: “Io resto nel Pd – chiosa – A breve ci sarà una fase congressuale, mi auguro di giocare in quella sede una mia partita a tutto campo”. Prudente anche Sergio Cofferati, figura storica del Partito Democratico (“sono tra i suoi fondatori”), che invita “prima a risolvere i propri problemi”: “Poi – aggiunge – è bello avere una persona di riferimento come Rodotà “. Entusiasta, invece, Antonino Ingroia. Il leader di Rc rimarca “le prospettive che ci sono attorno a quel fascio di luce e speranza che la sola e semplice candidatura di Rodotà ci ha consegnato”. Il punto di convergenza è l’opposizione al nuovo esecutivo. Tutti d’accordo ma la sintesi è ancora di Ingroia: “L’esperienza del governo Letta significa voltare le spalle al Paese, approfondire quel fossato tra istituzioni e cittadini, rimasti ancora una volta inascoltati”.