Peggio del ’92. Peggio di Mani Pulite. Con la corruzione che ha raggiunto livelli “dannosissimi per l’economia e l’immagine del paese”. Il ministro della Giustizia Paola Severino dà voce a quel che è sotto gli occhi di tutti e ribadisce che “si impone” oggi la necessità di essere “molto attenti” e di combattere “con tutta la forza possibile” un fenomeno “dilagante”.

Intervistata da Sky, il Guardasigilli conferma che il governo ritiene irrinunciabile il ddl anticorruzione, sottolinea che il testo sarà in Aula martedì (secondo il ministro Patroni Griffi il provvedimento sarà chiuso entro la settimana al Senato e subito dopo alla Camera), e annuncia che entro un mese dalla sua approvazione l’esecutivo predisporrà la norma per impedire che alle prossime elezioni vi siano candidati condannati. Ma soprattutto, ammette che l’Italia si trova a dover fare i conti con gli stessi problemi di vent’anni fa. In peggio. “Mi sembra inevitabile dirlo, questa è una seconda Tangentopoli – dice – La quantità di casi che stiamo verificando e che sono sotto i nostri occhi lo rende evidente”. Come è chiaro, secondo il ministro, quale sia la differenza con Mani Pulite. Siamo di fronte a “una serie di casi estremamente gravi ed estremamente diffusi di corruzione, che si innestano in un quadro di grande debolezza politica e in un quadro anche di grandi bisogni del paese, che rendono estremamente più gravi questi episodi”. Perché “lucrare illecitamente sul denaro pubblico rappresenta cosa sempre estremamente grave. Ma lucrare illecitamente sul denaro pubblico mentre si stanno chiedendo sacrifici ai cittadini è una cosa di una gravità inaudita”. Ma non solo. Il caso Zampetti, l’assessore della giunta Formigoni in carcere con l’accusa di voto di scambio con la ‘ndrangheta, ha portato alla luce un altro aspetto inquietante che il ministro definisce una “spiacevole sorpresa”: l’intera vicenda colpisce un’area del paese “nella quale si riteneva che non vi fosse frequentazione tra politici e personaggi legati alla grande criminalità”. Spetta dunque in primis alla politica affrontare e risolvere il problema. Come? Il ddl anticorruzione, sostiene Severino, è il primo passo, perché “è una legge completa, che mira a prevenire la corruzione e a colpirla con delle sanzioni efficaci”. Ma ciò non basta. Serve, innanzitutto, che i politici abbiano una “robusta coscienza politica, dal punto di vista morale”. E serve che chi svolge funzione pubbliche “abbia dei doveri più stringenti” e mantenga “le cautele in modo estremamente rigoroso” rispetto a chi si occupa di altro. La funzione pubblica, infatti, presuppone dei sacrifici, “che vanno fatti nel nome dell’interesse pubblico”. E quando le viene chiesto se Formigoni debba dimettersi, Severino butta lì una risposta che sembra una sonora bocciatura del Celeste. “Il problema è vedere se ci sono ipotesi di responsabilità oggettiva o di responsabilità per fatti che comunque si conoscevano e che si potevano evitare. Se vi era la possibilità di sapere e non si è impedito, c’è una corresponsabilità”. L’altro passo è, invece, l’impossibilità di candidare i condannati in via definitiva, “per evitare” che entrino in Parlamento o nelle assemblee dei consigli regionali e comunali, persone “che potrebbero portare dentro un virus che poi potrebbe diffondersi”. Su questo fronte, ricorda il Guardasigilli, il governo aveva – fin dalla stesura originaria del ddl anticorruzione – previsto che il tema fosse affrontato non con una norma diretta bensì con una delega all’esecutivo. L’impegno preso dal ministro, dunque, è che il governo “costruirà la norma nella quale calare questa delega, entro un mese dall’ approvazione del ddl”. Partiti permettendo, visto che la stessa legge deve ancora arrivare in porto e continuano i botta e risposta tra i partiti. Come quello tra Vendola e Cicchitto, con il primo che accusa il Pdl di essere “ossessionato dalla volontà di non far passare la legge contro la corruzione” e il secondo che risponde che “Vendola mente sapendo di mentire. Il provvedimento l’ha presentato originariamente Alfano e sia alla Camera che al Senato c’é stato non un ostruzionismo ma un dibattito di merito che sta concludendosi positivamente”.

 

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