Il Pd “sarà il pilastro del nuovo governo” e “noi dichiareremo da subito che vogliamo governare con Sel e Udc” ma “si torni a votare per i partiti” e “le alleanze si fanno dopo il voto”. E’ la posizione di Massimo D’Alema, che in una intervista al Messaggero dice no a una riedizione della grande coalizione, rilanciata da Casini, che sarebbe una “prospettiva di ingessamento che indebolirebbe le istituzioni”. Anche perché “per noi una collaborazione con Berlusconi è esclusa e non è auspicabile.

Il Paese deve essere governato”. Per questo D’Alema invita “i nostri interlocutori a smettere la via dei veti reciproci”. Per il presidente del Copasir, poi, la politica deve evitare il rischio “di restare stretti nella morsa tra tecnocrazia e populismo. Le decisioni reali sono demandate a livello europeo – é il ragionamento – e lì vengono prese senza effettivo controllo democratico, con una deriva tecnocratica sempre più accentuata. La politica invece si svolge a livello nazionale ma quando la facoltà di prendere decisioni reali è inibita si scivola verso il populismo”. Per D’Alema “Monti doveva essere più cauto sul ruolo del Parlamento in Germania” anche se “in questo momento non riconoscerei ai tedeschi il ruolo di campioni nella difesa della democrazia anche perché il rischio è che si difenda solo nei paesi più forti mentre agli altri resta solo il dovere di fare i cosiddetti compiti a casa”. D’Alema ricorda che il Pd sta lavorando “per costruire un asse di governo che garantisca la continuità giusta con questo governo sul piano della credibilità internazionale e del rigore finanziario” sottolineando però che “la svolta a sinistra la dobbiamo imprimere noi”. Infine il presidente del Copasir si dice “dispiaciuto e preoccupato per la deriva di Di Pietro che mette profondamente in discussione il nostro rapporto con lui e crea malessere nella stessa Idv. Di Pietro che cita Craxi poi l’ho trovato davvero di cattivo gusto”.

 

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