“La tesi che abbiamo presentato al ministro – spiega D’Anna – è stata ripresa anche da Saverio Mennini, direttore del Ceis dell’università di Tor Vergata che ha pubblicato un modello su Health Policy Model dimostrando i risparmi che avrà il Ssn. Come abbiamo già detto, bisogna tenere conto che l’uso di questi farmaci, bloccando la progressione della malattia e, in molti casi, determinando la guarigione degli ammalati, consente di ottenere forti risparmi della spesa socio-sanitaria (evitando trapianti e cure necessarie per una malattia cronica come l’epatite C) probabilmente tali da compensare i costi derivanti dall’immissione dei nuovi farmaci sul mercato. In Italia, nel 2012, secondo lo studio di Mennini, c’erano 1,2 milioni di pazienti infetti. Di questi, circa 211.000 pazienti sono stati diagnosticati , mentre circa 11.800 soggetti sono effettivamente in trattamento con farmaci anti – Hcv . Una riduzione delle spese sanitarie viene associata a una diminuzione di prevalenza. Infatti , una volta raggiunto il picco di spesa nel corso di questo decennio (circa 527.000.000 euro) , il modello di Mennini prevede una riduzione dei costi nei seguenti 18 anni. Secondo il modello nel 2030, grazie ai trattamenti più efficaci attualmente disponibili , i costi sanitari diretti associati alla gestione dei pazienti con Epatite può raggiungere 346.000.000 euro con una riduzione del 34,3 % rispetto al 2012. Il primo scenario perla di una diminuzione delle spese sanitarie dirette pari a 11,1 milioni di euro . Il secondo scenario (aumentando i pazienti trattati fino a 12.790) ha prodotto una riduzione di costo incrementale di 7.300.000 euro, raggiungendo un decremento netto pari a 18.400.000 euro. Nel terzo scenario (pazienti trattati = 16.770) si arriva a un netto calo del costo diretto fino a 44 milioni di euro. Dunque, un successo per i pazienti e il Servizio Sanitario Nazionale”.