Accelerare, nel rispetto delle norme vigenti, il processo di autorizzazione in Italia dei farmaci per combattere l’Epatite C e mettere a punto, fin da oggi, piani terapeutici per l’accesso ai nuovi medicinali che tendano a privilegiare i malati più gravi”. Lo chiede il senatore Vincenzo D’Anna, vicepresidente del gruppo Grandi Autonomie e Libertà del Senato, componente della Commissione Sanità di Palazzo Madama, in un’interrogazione al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. “L’Italia – rileva D’Anna – è il Paese europeo con il maggior numero di persone positive al virus dell’HCV, con più del 50% dei 50.000 nuovi casi che si registrano ogni anno tra i maggiori Paesi europei ed è anche il Paese con la più alta incidenza di epatocarcinoma (cancro del fegato) come conseguenza della malattia. E ancora: più della metà dei trapianti di fegato correlati al virus HCV realizzati in Europa sono effettuati in Italia, il numero dei trapianti di fegato correlati all’infezione HCV è di circa 900 all’anno e il costo del singolo trapianto si aggira oggigiorno a circa 100.000 euro. Sono pronti per essere immessi in commercio farmaci fortemente innovativi che consentiranno una cura più efficace della malattia. Farmaci indicati per tutti i sei genotipi della malattia. L’Aifa sta valutando l’introduzione di questi farmaci in Italia e, da numerose notizie apparse sulla stampa, le associazioni dei pazienti italiani chiedono a gran voce di poter accedere a questi farmaci”. Nel nostro Paese, conclude il vicepresidente del Gal, “si stima che potrebbero aver bisogno di queste terapie tra le 200 mila e le 500 mila persone. Bisogna tenere conto che l’uso di questi farmaci, bloccando la progressione della malattia e, in molti casi, determinando la guarigione degli ammalati, consente di ottenere forti risparmi della spesa socio-sanitaria (evitando trapianti e cure necessarie per una malattia cronica come l’epatite C) probabilmente tali da compensare i costi derivanti dall’immissione dei nuovi farmaci sul mercato”.

 

 

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