Per arrivare all’election day il problema è la riforma del Porcellum, per la quale “i nodi sono noti e chi deciderà di non scioglierli se ne assumerà la responsabilità rispetto al Paese oltre a pagare un conto salato”. Lo afferma in una intervista al Mattino Gianfranco Fini, dando un giudizio “positivo” sul discorso di Luca di Montezemolo e spiegando che per il Monti bis ci dovrà essere una “squadra di ministri eletti” e un programma con poche priorità.

Per il presidente della Camera saranno “le prossime settimane a dire se ci potrà essere” con il movimento animato da Italia Futura, “un lavoro comune con me e con Casini affinché Monti possa guidare il prossimo governo”. Un esecutivo formato da ministri “sicuramente eletti con qualcuno e la presenza del ministro Riccardi alla convention di Montezemolo è già una prima risposta. Vedremo cosa decideranno gli altri e se vorranno assumere responsabilità rispetto alla discesa in campo”. Al premier, aggiunge, “chiediamo di attuare un programma semplice, che non sia un libro dei sogni per poter concretizzare l’azione riformatrice intrapresa”. Per arrivare alle urne però, serve la riforma del sistema di voto ma Pd e Pdl devono “smetterla di litigare” anche perché “si parla di percentuali minime e non di come fare in modo di garantire un governo stabile al Paese”. Quanto al Pdl, per il leader di Fli è “inifluente” se Berlusconi si candiderà o meno: il partito “é Berlusconi. Potrà anche decidere di non candidarsi ma non si farà da parte”. E ha posizioni “lontane dal Ppe” mentre “l’alleanza strategica con la Lega, su cui insistono, continuerà a sottrarre consensi al partito soprattutto nel Mezzogiorno”.

 

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